Gobbi sul pentito della 'Ndrangheta che dice di aver pagato una mazzetta per ottenere il soggiorno in Ticino: "Dopo le prime verifiche escludiamo. Ha dichiarato il falso nell'autocertificazione"
Il ministro sul caso Pulice: "Questa vicenda conferma l’utilità delle procedure di controllo che abbiamo attuato, vale a dire l’obbligo per chi chiede di stabilirsi in Ticino, di presentare le certificazioni penali".
LUGANO – “Ho cominciato a frequentare i commercialisti di Milano e di Brescia, ho cominciato a frequentare Lugano, ho preso la residenza a Lugano nel 2013 pagando una mazzetta perché io... un pregiudicato non può prendere la residenza in Svizzera. Io ho il mio studio a Lugano al centro della città, ho il mio bar al centro della città”. È un passaggio dei verbali in cui il pentito della ‘Ndrangheta Gennaro Pulice racconta ai magistrati di Catanzaro la sua avventura luganese. Dice di aver pagato una tangente a un funzionario cantonale per ottenere il permesso di soggiorno.
Ma il direttore del Dipartimento istituzioni, Norman Gobbi, non ritiene che quell’affermazione trovi riscontro nei fatti. “Da una prima verifica - dice a liberatv – escludiamo che il dossier di Pulice sia stato trattato da un nostro funzionario di origine calabrese. Quello che abbiamo appurato è che quando nel 2013 questo pregiudicato si è stabilito a Lugano ha dichiarato il falso nella procedura di autocertificazione. Ulteriori approfondimenti seguiranno”. Insomma, quando ha chiesto il permesso di soggiorno, Pulice, che è indagato in Ticino per reati fallimentari, ha omesso di dichiarare i suoi precedenti penali.
“Questa vicenda – aggiunge Gobbi – conferma, semmai ce ne fosse stato bisogno, l’utilità delle procedure di controllo che abbiamo attuato a partire dall’anno scorso, vale a dire l’obbligo per chi chiede di stabilirsi in Ticino, di presentare il casellario giudiziale e il certificato dei carichi pendenti. Di fronte a certi personaggi gli anticorpi sociali e istituzionali non sono mai abbastanza”.