CRONACA
L'invettiva di Don Feliciani: "Respingere i profughi alla frontiera non fa onore alla storia civile e democratica del Paese in cui viviamo. Forzieri delle banche aperti per dittatori e faccendieri. Porte chiuse in faccia ai disperati"
L'omelia dell'arciprete di Chiasso non fa l'unanimità e un paio di fedeli lasciano la chiesa. "Due strategie dobbiamo abbinare in maniera saggia: l'ordine e la sicurezza del nostro Paese e la fedeltà alla secolare tradizione umanitaria della Svizzera"
CHIASSO – L'arciprete di Chiasso, don Gianfranco Feliciani, ha dedicato ieri la sua omelia al tema dell’accoglienza dei profughi. Lo scrive il Corriere del Ticino pubblicando i passaggi più significativi del suo discorso.

Il sacerdote ha preso spunto da una richiesta di aiuto che gli è giunta dal direttore della Caritas di Como, Roberto Bernasconi, che lo ha contattato per avere un aiuto concreto per i profughi che si trovano in stazione dopo essere stati respinti alla frontiera. Servono soprattutto coperte.

Questo lo spunto, dal quale don Feliciani è partito, dicendo che “respingere il fratello nel bisogno o in pericolo significa rifiutare Gesù. Due strategie dobbiamo abbinare in maniera saggia: l'ordine e la sicurezza del nostro Paese e la fedeltà alla secolare tradizione umanitaria della Svizzera. Respingere i profughi alla frontiera non fa onore alla storia civile e democratica del Paese in cui viviamo. I nostri padri hanno saputo fare meglio di noi. Non è concepibile che i forzieri delle nostre banche siano aperti per i soldi dei dittatori e dei faccendieri di gran parte del mondo mentre a questi disperati venga spesso chiusa la porta in faccia, spegnendo sul nascere ogni loro speranza per una vita migliore”. Queste frasi non sono state apprezzate da tutti e un paio di fedeli hanno abbandonato la chiesa.

“Cosa vogliamo essere come Europa e come Svizzera? – ha concluso don Feliciani -. Una patria comune per la dignità, i diritti, la fratellanza attuando un cambiamento della nostra economia e della nostra politica sbagliata oppure restare l'isola felice di privilegi, disuguaglianze e menzogne?”.

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