A sborsare la cifra, infatti, non è stato soltanto Rey, che se ne assunto il carico per circa il 50%, ma anche la Sant'Anna e il medico anestesista quel giorno presente in sala. E questo sebbene l'unica persona che andrà a processo è il chirurgo.
Questa partecipazione al risarcimento, scrive il Caffé, secondo l'interpretazione della difesa di Rey, gli avvocati Renzo Galfetti e Tuto Rossi, può essere la chiave affinché la vicenda possa essere riletta tenendo in considerazione, non solo le responsabilità del chirurgo, ma anche le condizioni di lavoro all’interno della struttura privata del gruppo Genolier. Vale a dire l’assenza di direttive vincolanti affinché ogni chirurgo in sala operatoria applicasse le procedure di riconoscimento dei pazienti prima di ogni intervento. La dimostrazione insomma, secondo il ginecologo, che di fatto è la Sant’Anna ad avere la "parte preponderante della responsabilità" di quanto accaduto.