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Cronaca
04.04.2017 - 12:310
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Reati finanziari in Ticino: il bilancio della polizia cantonale. Sotto la lente il riciclaggio online (via bitcoin) e i fallimenti delle società usa e getta

La polizia: anche lo scorso anno truffe alle assicurazioni sociali e private. Si tratta di fenomeni ancora sottostimati e banalizzati dall’opinione pubblica ma che producono danni economici rilevanti

BELLINZONA - Il 2016 della Sezione reati economico finanziari (REF) è stato caratterizzato da una diminuzione delle nuove inchieste che si attestano a 173 (-11% rispetto alla media dei nuovi incarti ricevuti dal 2010 al 2015). Trattasi prevalentemente di inchieste finanziarie che richiedono anche l’analisi di una notevole mole di documenti ed informazioni. 
 
Questa evoluzione non rappresenta tuttavia una tendenza rispetto all’evoluzione di questo tipo di criminalità in Ticino, ma è solo l’espressione di un numero diverso di inchieste che il Ministero Pubblico ha delegato alla REF per l’esecuzione totale o parziale. Nel 2016 la sezione ha proceduto a 17 arresti (28 nel 2015) mentre a fine anno le inchieste ancora aperte ammontano a 253.
 
L’attività d’indagine della REF ha coperto tutte le principali attività del settore economico terziario presenti in Ticino, oltre che del settore secondario, in particolare quello dell’edilizia. Le diramazioni e le attività (perquisizioni, sequestri di documentazione, rogatorie) che coinvolgono il territorio italiano sono la norma. Come gli scorsi anni i reati maggiormente denunciati rimangono la falsità in documenti, la truffa, l’appropriazione indebita, l’amministrazione infedele e il riciclaggio di denaro. 
 
Anche nel corso dell’anno 2016 sono continuate le denunce per reati fallimentari quali la bancarotta fraudolenta, la diminuzione dell’attivo in danno dei creditori, la cattiva gestione, reati per i quali ci si è maggiormente attivati già dal 2015 attraverso una più efficace collaborazione con l’Ufficio dei fallimenti.
 
Permane di stretta attualità la questione relativa alla locazione di cassette di sicurezza da parte di società e privati che intendono sfuggire alle nuove regole bancarie. La criminalità economica, ma anche quella organizzata, spinte dagli accresciuti controlli a livello internazionale sulla circolazione del denaro attraverso i canali bancari classici, da tempo utilizzano il potenziale offerto da Internet perché molto più difficilmente tracciabile. Anche in Ticino ci si è confrontati con queste forme di riciclaggio rappresentate, ad esempio, dal bitcoin, denaro virtuale trasferibile molto più rapidamente, in tutto il mondo (anche dove non ci sono banche), con costi nulli o bassi rispetto al canale bancario classico e con un anonimato garantito. 
 
In molte inchieste emerge ancora la presenza di società estere con conti bancari in Svizzera, apparentemente attive nel trading di beni di consumo, ma che in realtà sono “cartiere”, cioè società la cui attività “imprenditoriale” consiste nello stampare fatture, ovviamente false, con l’obiettivo di frodare l’IVA di uno Stato estero. Le cosiddette truffe “carosello”, così chiamate perché commesse attraverso una giostra vorticosa di merci tra molteplici soggetti economici situati in Stati differenti, comportano un danno economico ingente nei riguardi degli Stati europei. Se l’aliquota elvetica (8%) non è attrattiva per i truffatori raffrontata a quella di molti paesi europei (in Italia è del 22%), la piazza finanziaria svizzera è sovente utilizzata come sponda per impedire alle autorità di controllo estere di seguire il flusso del denaro, se non attraverso una richiesta di assistenza internazionale. Nel frattempo il denaro si è già volatilizzato. 
 
Anche lo scorso anno sono emerse truffe ai danni delle assicurazioni sociali e di quelle private. In molti casi vedono coinvolti assicurati che con raggiri più o meno sofisticati ottengono illecitamente prestazioni di varia natura quali indennità assicurative e rimborsi per sinistri presentando documentazione falsa. In altri casi dietro a questi fenomeni ci sono gruppi ben più organizzati, con basi all’estero, che fanno della truffa alle assicurazioni una vera e propria professione.  Si tratta di fenomeni ancora sottostimati e banalizzati dall’opinione pubblica ma che producono danni economici rilevanti.

Un’accresciuta collaborazione con l’Ufficio dei fallimenti ha permesso di migliorare la lotta ai fallimenti fraudolenti, molto presente in Ticino come anche in altri cantoni svizzeri. Vengono così portati alla luce casi con risvolti penali che passerebbero altrimenti inosservati. L’analisi dei fallimenti di società “usa e getta” comporta molto spesso l’identificazione di altri abusi, fra cui l’ottenimento di permessi di residenza e l’accesso alle prestazioni sociali. Un cittadino straniero si può quindi servire di una società ticinese per scopi diversi: frode fiscale all’estero mediante fatture false emesse dalla società ticinese, creazione di fondi neri utilizzati dagli imprenditori per finanziare atti di corruzione necessari per accaparrarsi lavori per la propria azienda estera, o drenare fondi dalla propria società estera per prepararne il fallimento. Si tratta in genere di società che dal profilo fiscale non portano alcun beneficio al Ticino.
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