“Si sa che il 70 per cento delle violenze avviene per mano di un uomo con cui c’è, o c’è stata, una storia – ha detto Michelle -. E col tempo mi hanno colpito due aspetti. Da una parte, l’autocommiserazione del maschio, il grande alibi della propria sofferenza. La donna è ancora possesso tribale: se lei non è più mia, io sto così male che sono autorizzato a punirla. Dall’altra, c’è la fatica delle vittime a perdonarsi: si sentono in colpa per aver scelto il carnefice. È la trappola più insidiosa. Difficilissimo dire: l’uomo che amo può uccidermi. Per questo aspettano così tanto a denunciarlo, nonostante i segnali. Perché quando si varca la soglia dell’aggressività verbale, può solo esserci un crescendo”.