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Cronaca
07.01.2019 - 15:320

L'oroscopo 2019 delle imprese svizzere: scetticismo verso l'euro e sfiducia politica verso l'Italia. E i tassi di interesse saliranno per la prima volta dal 2007

Ecco i risultati del sondaggio condotto online da Credit Suisse tra ottobre e novembre a cui hanno partecipato 766 clienti commerciali di CS

Un terzo delle imprese rinuncia a una copertura contro i rischi di cambio

ZURIGO – Credit Suisse ha consultato circa 760 PMI e grandi aziende svizzere in merito alle loro aspettative sulla congiuntura e sui tassi di cambio nonché al loro approccio ai rischi valutari. Secondo le aziende interpellate vi sarà un tendenziale rallentamento della crescita economica in Svizzera. Quasi la metà si aspetta un rialzo dei tassi d'interesse da parte della BNS al più tardi nel 4° trimestre 2019. Per quanto riguarda l'andamento dell'euro, l'atteggiamento rimane critico, con un'aspettativa di cambio EUR/CHF di 1.15 entro la fine del 2019. I maggiori rischi politici sono perciò individuati in Europa, in particolare in Italia.

Per il terzo anno consecutivo Credit Suisse ha condotto un sondaggio tra le imprese svizzere per conoscere la loro valutazione su temi selezionati che potrebbero influire sull'economia globale, sulla politica delle banche centrali e quindi anche sull'andamento dei tassi di cambio. Hanno partecipato in totale circa 760 aziende - da ditte individuali a grandi gruppi. Se la maggior parte delle aziende consultate (58 %) ritiene che la crescita economica in Svizzera si manterrà analoga a quella dell’anno precedente, un terzo (32 %) prevede più un rallentamento che un'accelerazione (10 %). Ciò è sostanzialmente in linea con la valutazione degli economisti di Credit Suisse. Inoltre, secondo circa la metà dei clienti commerciali intervistati, la Banca nazionale svizzera entro al massimo la fine del 2019 stringerà la leva degli interessi per la prima volta dall'autunno 2007.

Le imprese non si aspettano un rafforzamento dell'euro

Già dai sondaggi degli ultimi anni è emerso che le aziende non prevedono una forte ripresa in Europa e pertanto neppure un nuovo rafforzamento dell'euro. Per la fine del 2019 si aspettano in media un corso di cambio EUR/CHF di 1.15, mentre la previsione di Credit Suisse è di 1.20. Per il cambio USD/CHF e GBP/CHF le attese delle aziende interpellate sono rispettivamente di 0.99 e 1.26 (previsione CS: 1.00 e 1.40). Nelle previsioni delle imprese intervistate sui tassi di cambio per il resto non sono praticamente presenti divergenze se si tiene conto di settore, attività di commercio estero (esportazioni e importazioni) o dimensioni dell'azienda. La situazione è diversa invece per i corsi di cambio che vengono presi in considerazione per la pianificazione del budget annuale: le imprese esportatrici in questo caso definiscono un budget con un franco nettamente più forte rispetto alle imprese orientate all'import. La maggior parte delle aziende che hanno partecipato al sondaggio, come negli anni precedenti, sembra prevedere un certo margine di sicurezza.

Le decisioni in materia di politica monetaria delle banche centrali estere costituiscono il rischio più rilevante per il franco svizzero

In quanto valuta rifugio, il franco svizzero è oggetto di una forte pressione rialzista soprattutto in tempi di incertezze politiche o economiche. Secondo le imprese intervistate, le decisioni in materia di politica monetaria di banche centrali estere, come la BCE e la Fed, dovrebbero ripercuotersi in misura maggiore sull'andamento del franco. Il rischio più rilevante al di fuori dall'ambito della politica monetaria viene individuato nel debito italiano. L'impatto minore viene invece attribuito alle trattative in corso sulla Brexit e al rallentamento della crescita che si va delineando in Cina.    

Le imprese importatrici gestiscono i contratti d'acquisto prevalentemente in valute estere

Per le aziende intervistate acquisto e vendita di beni e servizi in valute estere sono all'ordine del giorno. Naturalmente i rischi valutari per gli importatori sono legati principalmente ai contratti d'acquisto, che per il 71 % vengono stipulati in monete estere. Le vendite vengono invece fatturate in gran parte in CHF. Per gli esportatori oltre alle vendite (72 %), in gran parte anche gli acquisti (57 %) vengono fatturati in valuta estera - prevalentemente in EUR e USD; i loro prodotti da trasformare provengono infatti principalmente dall'estero. Ciò fa sì che per le imprese orientate all'export la quota di "copertura naturale contro i rischi di cambio" sia nettamente superiore.

Le imprese con esposizione al dollaro USA si tutelano più spesso contro i rischi di cambio

Tra le imprese con una quota in EUR di almeno il 20 % (come moneta di acquisto o di vendita) il 27 % copre i propri rischi di cambio con strumenti finanziari, mentre quasi un terzo rinuncia completamente alla copertura. Tra le imprese con un'esposizione al dollaro USA la percentuale di coperture è nettamente maggiore. In molti casi ciò è dovuto al fatto che queste imprese utilizzano per l'acquisto di beni e servizi una moneta diversa da quella della vendita e non possono pertanto beneficiare di una "copertura valutaria naturale".

Il sondaggio

Al sondaggio, condotto online tra il 15 ottobre e il 30 novembre il 2018, hanno partecipato 766 clienti commerciali di Credit Suisse - da ditte individuali con un fatturato annuo di qualche centinaio di migliaia di franchi a grandi gruppi con più di mille collaboratori e oltre un miliardo di franchi di fatturato. La grande maggioranza di queste aziende ha forti legami economici con l'estero, e solo un sesto opera esclusivamente in Svizzera. Circa la metà dei partecipanti proviene dall'industria, mentre il resto è costituito da imprese del settore dei servizi o di entrambi i settori.

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