Maddai… e uno cosa pensa quando legge “un morbidissimo buco di gennaio”? Ci mancavano solo i preservativi scontati e poi il quadro era completo
Coca Cola per chi ama le bollicine dolci, fondue Gerber per chi non ne ha mangiata abbastanza nel pantagruelico girone delle feste, vin bianco senza pretese per chi non può fare a meno dell’alcol, cibo per gatti mica che muoiano d’inedia, patatine per gli irriducibili del croccante salato, cioccolato al latte per i golosoni… Tutto scontato all’insegna del “buco di gennaio”.
Ma quella pubblicità dell’ammorbidente Lenor non la si può proprio vedere… “Un morbidissimo buco di gennaio”. Maddai… e uno cosa pensa quando legge “un morbidissimo buco di gennaio”? Ci mancavano solo i preservativi scontati e poi il quadro era completo.
La catena discount Denner si è lanciata in una spericolata campagna di basso consumo. Evocando un concetto a metà tra il mitologico e il postmoderno: il buco di gennaio. Nulla a che vedere con allusioni genitali, astronomiche e fisico-quantistiche (buchi neri), o geologiche, tipo doline o vulcani.
Ma va! Il buco di gennaio è semplicemente una metafora (molto svizzerotedesca) per dire che, speso tutto lo spendibile in tacchini, salmone, foie gras, panettoni, spumanti e regali sotto l’albero, incassato l’ultimo stipendio il 23 dicembre e spesa la tredicesima (se c’era) in assicurazioni, tasse varie, vignetta autostradale, ecc, la gente deve mangiare riso in bianco per tirare al 31 gennaio.