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20.03.2019 - 17:250
Aggiornamento: 28.03.2019 - 11:49

Le beccate del 'Picchio di Piazza Riforma', da Lara Gut al caso Battisti-Baragiola

La rubrica della rivista "Il Ceresio" affronta con piglio pungente alcuni temi di varia attualità. E non manca la vicenda dell'ex funzionario del DSS condannato per coazione

Dalla rivista "Il Ceresio" di marzo/aprile

Se arriva o meno sul podio, noi a Lara vogliamo sempre bene

 

Lara Gut aveva avuto all’inizio della sua carriera qualche problema di immagine e di relazione. Ma poi le cose erano cambiate e la ragazza era ammirata da tutti i ticinesi che la vedevano come una star, una bandiera, un trofeo di casa nostra.

Ad ogni gara di discesa femminile, la cosa che maggiormente interessava era il risultato ottenuto da Lara e, infatti, i commentatori televisivi non mancavano di darne subito notizia e il più delle volte di intervistarla.

Vedere la nostra Lara sul podio delle gare internazionali di sci rendeva tutti noi un po’ orgogliosi. Dopo Michela Figini, dopo Doris De Agostini, ora ecco splendere di giovinezza trionfante la bella ragazza di Comano.

Poi la grande notizia: Lara si sposa. Matrimonio un po’ in sordina a dire il vero, ma amore appassionato. Dopo le grandi soddisfazioni del cuore, quelle sugli sci sembrano per contro un po’ diminuite. Alcuni commentatori hanno cercato i motivi ed hanno azzardato ipotesi.

Noi saremo più cauti. Quando vince ancora siamo ovviamente contenti. E quando i risultati sono meno brillanti, pazienza. In fondo, a ben pensarci, le concorrenti sono molte ed è pure giusto che le medaglie vadano un po’ all’una e un po’ all’altra. Come in tutte le cose della vita non si può sempre pretendere di essere ai primissimi posti. Di fatto è più difficile essere capaci di accettare un risultato meno brillante che trovarsi sul podio sotto i riflettori di mezzo mondo. O non è così?

 

“Se li conosci li eviti”

 

Fra le pubblicazioni di più basso livello di casa nostra c’era, fino all’altro giorno, «Il Diavolo», foglio che si pretendeva satirico ma che serviva in realtà per dare sfogo alla più becera denigrazione con linguaggio sguaiato e illustrazioni disgustose. Gli autori erano un gruppetto di individui cinici che non avevano esitato a pubblicare con nome e cognome un elenco di persone perbene sotto il titolo «Se li conosci li eviti», con invito a cambiare strada caso mai fosse capitato di incontrarle. Una vera lista di proscrizione.

Durante il recente processo per reati sessuali, si è saputo che del gruppetto faceva parte il dipendente del DSS, redattore del Diavolo, che, in quegli stessi anni, drogava e metteva le mani addosso a ragazzine conosciute durante le sue attività educative. Sorprendentemente molti sapevano negli uffici cantonali ma regnava sovrana l’omertà: le fragili adolescenti, vittime di coazione sessuale, non venivano credute. Sorprende ancora di più che il nome di questo individuo processato e condannato non sia stato reso noto. Per ragioni di opportunità, è stato detto. Ma siccome la condanna è stata benigna e lui può tranquillamente circolare per la città, forse lo si è fatto perché a qualcuno, ricordandosi dei consigli diabolici, non venga voglia di cambiare strada se lo dovesse intravedere.

 

Quando i nani infangano i giganti

 

Nell’ultimo numero del Ceresio abbiamo riferito della presentazione del «Misantropo» al LAC lo scorso novembre.

Da noi nessuno ha osato obiettare nulla, nel probabile timore di passare per provinciale. Non così «Il Sole-24 ore». Con il titolo «Misantropo nevrotico, acido e perverso» il quotidiano italiano della Confindustria ha definito «scorrette» e «sgradevoli» le modifiche che il regista Malosti ha apportato al testo originale di Molière. L’articolo in questione parla di linguaggio degradato, specchio del tempo volgare in cui viviamo. Cita alcune espressioni usate durante lo spettacolo, come «drogati di m.», e altre ancora peggiori, a immagine di una società fatua, corrotta, dove tutto funziona in base alle conoscenze, alle frequentazioni mondane. Non a caso si facevano continui riferimenti alla confidenza con «persone influenti», «persone che contano», «persone di un certo peso». Grave che nel segno della cultura si sia mortificato il nome di Molière, la cui testa e i cui testi meritano rispetto e non certo le zucche vuote. Serata penosa anche per il pubblico che ha dovuto subirsi il degrado.

 

Baragiola: una giustizia a due velocità

 

In Bolivia è stato arrestato Battisti, assassino latitante da una vita, protetto prima in Francia da Mitterand e quindi in Brasile da Lula. Ora è finito nella sua giusta dimora a espiare la condanna. Per l’occasione si sono svegliati in molti e ci si è accorti che anche la Svizzera protegge da tempo il Loiacono-Baragiola implicato nel delitto Moro e reo di aver ucciso un cittadino greco. Da anni svolge indisturbato un ruolo presso l’università di Friburgo. Non viene estradato in Italia per saldare il suo conto perché nel frattempo è diventato cittadino svizzero.

Ce ne sono in giro troppi per il mondo di questi soggetti che hanno cambiato nazionalità, hanno indossato i panni di rifugiato politico o hanno trovato qualche espediente per sottrarsi alla giustizia. E non è ammissibile la connivenza di Stati che non riconoscono evasioni criminali, gravi almeno tanto quanto le evasioni fiscali. Chi si è macchiato di gravi delitti ed è stato processato e condannato, deve espiare la pena. Non ci può essere una giustizia a due velocità e la nazionalità del criminale non può (non deve!) essere motivo di impunità.

 

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