CRONACA
Un sogno chiamato arte. Tatiana Valsangiacomo si racconta: “Che emozione l’esordio allo Spazio Officina. E così è nata ‘Enkuklos’”
La giovane artista racconta l’emozione, seppure breve, di esporre a ‘Le stanze dell’arte’: “Lacrime di gioia. Il Covid ci ha fermati, ma…”.

CHIASSO – Quelle appena trascorse sarebbero dovute essere delle settimane da sogno per otto giovani artisti ticinesi, tutti nati dal 1985 al 1996. Le ‘Stanze dell’arte’ – ricavate all’interno dello Spazio Officina di Chiasso – segnavano, per tanti di loro, un primo vero e proprio passo verso il mondo professionale dopo il conseguimento del Bachelor of Arts a Brera. Ma le severe restrizioni dettate dalla pandemia hanno, purtroppo, cancellato la mostra inizialmente fissata dal 19 dicembre al 9 gennaio. Il tempo di assaporare il dolce gusto dell’ “esordio” e poi le porte dello Spazio Officina che si chiudono fino a nuovo avviso causa Covid.

Tra gli otto artisti che miravano a mettersi in mostra c’era anche la giovane Tatiana Valsangiacomo di Genestrerio e laureata in scultura all’Accademia Belle Arti di Brera. Con lei abbiamo ripercorso le emozioni di veder esposta una propria creazione, il ‘dietro alle quinte’ e tanto altro ancora.

Cosa hai provato, a preparativi terminati, a veder esposti i tuoi lavori?

“È stato incredibile. Vedere le mie opere in una stanza tutta bianca e non nel mio garage o nel mio giardino è stato pazzesco. Non so descrivere con una parola cosa ho sentito, ma dentro di me c’erano (e ci sono tuttora) mille emozioni. Provavo un mix di sensazioni anche contrastanti. Felice, malinconica, nervosa. Bhè, in poche parole, mi è esploso il cuore”.

Noi tutti vediamo solo il lavoro terminato. Ma che processo si cela dietro a tutto?

 “Il processo per alcune opere è stato davvero lungo e faticoso. Anzi, vi dico di più: per due sculture ho pianto tantissimo. Ho pure avuto un attacco di panico. Stavo facendo il calco in gesso sulla testa quando questo non si staccava. Piangevo, urlavo disperata perché ero stata un quarto d’ora con gli occhi chiusi, le orecchie coperte e respirando solo da due cannucce. Non è stato per niente facile. Credevo non ne valesse più la pena, ma mi sono ricreduta. Sono cresciuta in mezzo al gesso perché i miei genitori hanno un’impresa di gessatura e mi hanno tramandato la passione.

Ma non c’è solo la parte pratica, anzi la parte teorica e di ricerca è stata molto difficile. Appassionata da sempre alla filosofia, ho deciso di imparare quello che a scuola mi avevano solo accennato. Ho letto e riletto le teorie di Jung e man mano che leggevo, che creavo, non mi bastavano più. Ho proseguito con qualcosa di più complicato come Nietzsche ed è nata “Enkuklos” la scultura con il cerchio, la mia scultura di tesi, sono nata io".

Per una giovane ticinese la mostra a Chiasso è un bel trampolino di lancio. Mostra però “interrotta” dalle restrizioni Covid. Come l’hai presa?

“Quando hanno comunicato l’interruzione della mostra sono andata in panico. I miei genitori non avevano ancora visto l’esposizione, così come non tutti i miei amici. Volevo che fossero fieri di me”.

Ritieni che il Ticino debba fare di più per lanciare gli artisti locali?

“Assolutamente si. So che ci sono molte iniziative per i ragazzi ticinesi ma ci sono anche delle restrizioni. Spesso chiedono una laurea in ambito artistico, altrimenti non si può mandare la candidatura. Trovo sia un pochino limitante, anche se comprendo che bisogna fare delle scelte. L’arte fa sempre bene al cuore e all’anima. Non importa chi la fa, basta farla”.

Quale è il sogno nel cassetto di Tatiana in ambito lavorativo?

“Difficile rispondere. Non ho mai avuto un vero sogno nel cassetto riguardo al mio futuro lavoro. Ho sempre saputo che volevo fare l’accademia delle Belle Arti di Brera, ho sempre pensato che avrei fatto la maestra di arti plastiche alle elementari, ma poi ho cambiato rotta. Ho deciso di voler lavorare con il pubblico nei musei. Ahhhh i musei, quanto sono belli? Tutti ben curati, bianchi, e tremendamente pieni di emozioni. Ecco questo è il mio sogno, che spero possa entrare nel cassetto ma che allo stesso tempo esca presto. Sarebbe un sogno lavorare in un posto con tante emozioni e che mi permetta di trasmetterle”.

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