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Cronaca
28.10.2021 - 16:300

Luciano Giudici racconta il processo Zylla: "Cervello e intuizione, così ne venimmo a capo in due settimane"

L'omicidio di Egon Zylla protagonista, a cinquant'anni di distanza, del volume firmato dall'ex procuratore pubblico ed edito da Dadò Editore

LOCARNO – Venerdì 29 ottobre (18:15), la sala conferenze della Biblioteca cantonale di Locarno sarà il teatro della presentazione del volume “il processo Zylla” (Dadò Editore) scritto dall’allora procuratore pubblico Luciano Giudici. Alla serata moderata dal direttore della Biblioteca cantonale Stefano Vassere prenderà parte anche il giornalista della RSI Francesco Lepori.

Era il 19 settembre del 1971, quando il corpo del ricco Egon Zylla fu trovato senza vita, avvolto in un sacco di juta, in un dirupo sopra Locarno. L’uomo fu ucciso da un sicario ingaggiato, tramite intermediario, da Wilhelm Geuer e Gisela Kemperdick. A cinquant’anni dall’efferato fatto di sangue, Giudici è tornato sul caso rendendo pubblici l’atto d’accusa e la requisitoria al dibattimento processuale.

“In molti – confida l’autore a Liberatv – mi hanno chiesto di ricordare un caso che ha segnato la cronaca nera di quel periodo. Il fatto che ricorra il cinquantesimo anniversario è stato quindi l’unico motivo che mi ha spinto a pubblicare questo volume”. Un volume, appunto, che conterrà “l’atto d’accusa e la mia requisitoria. Agli imputati fu straordinariamente concesso di avere il testo completo in italiano perché dissero di non capire. Il testo diciamo che era già pronto. Ho dovuto solo apportare qualche piccola modifica”.

Ma quanto è cambiato il modo di compiere le indagini negli ultimi cinquant’anni? “Sicuramente – risponde Giudici – ora c’è l’ausilio della tecnologia. Ai miei tempi si usava molto di più il cervello, le intuizioni. Fu però un caso impegnativo. Riuscimmo a risolverlo nel giro di due settimane. Direi che è cambiato molto il mondo della Magistratura. Il nostro era un po’ come il sistema attuale inglese”.

L’ex magistrato fu designato dal Consiglio di Stato, nel 2000, come procuratore pubblico straordinario del caso ‘Ticinogate’, sfociato nella condanna del presidente del Tribunale penale cantonale per corruzione. “Furono due processi diversi in età e con modalità diverse. Fare un processo come accusatore è diverso. Per contro, però, mi ha consumato di più rispetto al caso Zylla”.

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