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Cronaca
19.09.2022 - 15:360
Aggiornamento: 20.09.2022 - 08:51

Giovanni Jelmini in lode di Re Roger: "La bellezza è una forma di genio"

"Cosa dire di più sul miglior tennista di tutti i tempi? Proverò a raccontare quello che ho potuto ammirare di persona..."

di Giovanni Jelmini

Parlare di Roger Federer, dopo tutto quello che è stato scritto sul miglior tennista di tutti i tempi, sul genio della racchetta, sulle sue imprese sportive e su quello che ha rappresentato e rappresenta per il nostro Paese, è un’impresa piuttosto ardua. Cosa dire infatti di più? Proverò a raccontare quello che ho potuto ammirare di persona.

Ho avuto la fortuna di vedere Federer giocare dal vivo in diverse occasioni. Al Masters a Londra, al Torneo ATP di Basilea e al Palexpo di Ginevra nella semifinale di Coppa Davis contro l’Italia. In quest’ultima manifestazione, dove l’atmosfera di pubblico ricorda più quella di un derby che di una classica partita di tennis, ricordo che per la prima giornata, venerdì 12 settembre 2014, avevo trovato due posti con un amico proprio in mezzo alla tifoseria italiana. Federer esordiva contro Bonelli e avrebbe dato il primo punto alla Svizzera. Di fianco a noi una giovane coppia di romani, piuttosto riservata e moderata che, stranamente, sembrava esultasse più per il giocatore svizzero che per quello italiano. Ci confidarono che erano partiti da Roma, non tanto per sostenere la squadra del cuore, quanto piuttosto per poter ammirare il Re dal vivo.

Federer è stato il tennista più amato e questo l’ho potuto costatare di persona ogni volta che assistito a un suo match. All’O2 Arena di Londra, dove sono stato per tre volte con alcuni miei amici e dove Federer ha vinto sei volte la finale ATP, il pubblico accoglieva l’entrata in campo dei migliori tennisti della stagione con lunghi applausi e acclamazioni. Quando Federer faceva la sua comparsa, non erano solo applausi, ma una vera e propria ovazione, un tripudio, un boato, quasi come se lo stadio dovesse esplodere. Medesima storia per ogni colpo da maestro dell’artista della racchetta, cui seguiva spesso una standing ovation.

Federer, come hanno ricordato molti giornalisti sportivi, non era solo un grande campione del tennis; il suo gioco, la sua eleganza, il suo stile, come pure il suo comportamento dentro e fuori dal campo, affascinava, catturava l’attenzione e l’ammirazione di tutto il pubblico, il suo e anche quello dei suoi avversari.

Con alcuni amici abbiamo creato un gruppo su WhatsApp, denominato “Re Roger”, dove scambiavamo le nostre sensazioni sulle sue partite, le nostre opinioni, talvolta impietose, sui suoi avversari e dove fissavamo luoghi e orari per assistere alle finali dei tornei e le modalità dei festeggiamenti in caso di vittoria. Grazie a “Re Roger” abbiamo vissuto momenti memorabili, appassionanti, indimenticabili; momenti che porteremo sempre con noi.

Federer è sempre stato alla ricerca del colpo perfetto, quei colpi “impossibili” che ti stupivano, ti deliziavano e che rimarranno nella storia del tennis. Federer resterà un esempio indelebile per tutti noi e per le future generazioni. Alle mie figlie mi piace ricordare anche le sue iniziative filantropiche, come pure l’importanza di questi gesti che caratterizzano i grandi personaggi dei nostri giorni. Le mie figlie, che hanno anche avuto la fortuna d’incontrarlo a Lenzerheide e di cui conservano gelosamente una fotografia scattata insieme, lo ricordano come una persona positiva, sorridente, uno “sciallo”, per usare i loro termini.

Voglio concludere con una bella citazione di Oscar Wilde che, a mio parere, riassume bene l’essenza delle gesta di questo grande campione: “la Bellezza è una forma del Genio, anzi, è più alta del Genio perché non necessita di spiegazioni. Essa è uno dei grandi fatti del mondo, come la luce solare, la primavera, il riflesso nell’acqua scura di quella conchiglia d’argento che chiamiamo luna”. 

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