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Cronaca
21.09.2023 - 14:190

La storia di Lorenzo, infermiere frontaliere. "Scappato in Svizzera per garantire un futuro alla mia famiglia"

La testimonianza del 36enne: "È stato un po' come tradire il mio Paese. In Italia guadagnavo 1'700 euro, qui fino a 5mila"

CHIASSO –Lorenzo Iannotta ha 36 anni e di mestiere fa l’infermiere. È uno dei 4mila operatori sanitari che ha deciso di lasciare la Lombardia e “rifugiarsi” in Svizzera, perché offre uno stipendio maggiore e maggiori garanzie. Come ha spiegato al Corriere della Sera, fino a pochi mesi fa lavorava al pronto soccorso degli ospedali pubblici del Varesotto, a circa 8 km da casa. Ora di chilometri ne percorre 85, ma per una buona ragione: in Italia guadagnava 1700 euro, oggi il suo stipendio varia tra i 4 e i 5mila. “Era da poco nata la mia terza figlia quando ho visto un bando per un posto in Svizzera e ne ho parlato con mia moglie, anche lei infermiera in Italia. Ho deciso di partecipare. Hanno valutato i miei titoli, ho sostenuto un colloquio e alla fine sono stato scelto”.

La vita da frontaliere è faticosa, naturalmente: “Per otto ore di lavoro, ne trascorro 11 o 12 fuori casa. Colpa del traffico e delle strade verso il confine, tutte provinciali. E poi il viaggio è costoso, il prezzo della benzina è aumentato”. Ma, indubbiamente, offre molti vantaggi, oltre allo stipendio: “La qualità del lavoro e il tenore di vita sono tra questi. Poi, da frontaliere, pago le tasse in Svizzera e il sistema tiene conto del mio nucleo familiare”.

Eppure, non manca una punta di rammarico. Andandosene, Lorenzo si è sentito un traditore: “Nei confronti del sistema che mi ha formato e del mio Paese, dove sto cercando di dare un futuro alla mia famiglia. Credo che anche altri lo abbiano pensato, ma nessuno me lo ha rivelato. Qualcuno, invece, mi ha detto che ho fatto bene, perché in Italia non si può più lavorare nel sistema sanitario”. Lorenzo crede che il sistema sanitario svizzero, pur con qualche problema, funzioni bene: “È un buon modello, che va sviluppato”, afferma.

Per questo non sa se tornerà in Italia: “Servirebbero incentivi per frenare i trasferimenti oltreconfine. E non solo per i frontalieri: ci sono colleghi che arrivano anche da Milano. L’ordine degli infermieri sta ponendo all’attenzione pubblica il problema. Va preso di petto”.

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