Il direttore di AITI: "È anche stato un fine conoscitore della storia e ai miei occhi un intellettuale raffinato. Sempre interessato alle sorti del mondo e molto meno alle tante miserie soprattutto politiche di questo nostro piccolo Cantone"
di Stefano Modenini *
Che peccato, Giovanni Casella Piazza se ne è andato troppo presto, dopo malattia. Mi assunse a Gazzetta Ticinese nel 1988, in quello che per poco tempo ancora era uno dei sette giornali quotidiani esistenti all’epoca. Dopo gli studi universitari e un’esperienza bancaria il mio interesse si era indirizzato al giornalismo e alla scrittura.
Gazzetta Ticinese fu l’occasione per imparare il mestiere accanto a pezzi da novanta del giornalismo ticinese, come Fabio Pontiggia, Flavio Maspoli, Bruno Costantini, Marco Pellegrinelli e altri. I mezzi del giornale erano scarsi ma l’entusiasmo di svolgere uno dei mestieri più interessanti, almeno all’epoca, era alle stelle.
Giovanni mi convocò dopo un mese di lavoro e mi disse: “da domani introduciamo la pagina di economia cantonale e se ne occuperà lei”. Grazie a questa decisione ebbi modo di conoscere meglio la struttura della nostra economia. Una volta alla settimana visitavo un’impresa industriale e la presentavo sul giornale intervistando il proprietario e i dirigenti. Insieme al collega Bruno Costantini pubblicavamo l’inserto “Rapporto Industria”, facendo conoscere le imprese di quel settore.
Giovanni Casella è stato un fine conoscitore della storia e ai miei occhi un intellettuale raffinato. Sempre interessato alle sorti del mondo e molto meno alle tante miserie soprattutto politiche di questo nostro piccolo Cantone. Ha pubblicato un romanzo storico-psicologico, “Certamen 1246”, ambientato nel medioevo dell’imperatore Federico secondo, ben scritto e avvincente, che vi invito a leggere.
Gazzetta Ticinese non solo era il più antico giornale del cantone Ticino, ma ha ospitato penne di spicco come Indro Montanelli e Giuseppe Prezzolini. Nel mio periodo in Gazzetta ho conosciuto anche reporter di guerra che poi abbiamo ritrovato sui più importanti network italiani e stranieri; ricordo ad esempio Fausto Biloslavo e Gian Micalessin.
I più giovani probabilmente non sanno che Giovanni Casella Piazza è stato il precursore della televisione privata alle nostre latitudini. Accanto alla carta stampata Giovanni aveva intuito già da tempo che il mezzo televisivo avrebbe avuto un grande futuro. La liberalizzazione almeno parziale delle frequenze avvenuta in Italia attraverso la famosa legge Mammì, portò alla creazione di Telecampione, che può essere definita la genitrice di Teleticino.
Ritiratosi negli anni nella sua valle di Blenio e avvicinatosi alla causa europea, aveva ancor più sviluppato il suo interesse per la cultura e l’arte. La ristrutturazione della ex fabbrica del cioccolato Cima Norma, per farla diventare luogo di ispirazione ed espressione artistica, è l’eredità che Giovanni lascia a tutti noi e al territorio.
Giovanni certamente ha ricevuto in vita molto meno di quello che ha donato. Diverse persone si sono approfittate di lui, anche finanziariamente, ma salvo rari casi Giovanni non portava rancore. Ha ragione probabilmente uno dei suoi amici più cari, Alfonso Tuor, quando nel congedarsi da Giovanni sabato scorso al cimitero di Lugano, ha detto che forse Giovanni era semplicemente nato nella regione sbagliata, troppo avvinghiata su se stessa.
Ciao Giovanni, un caro saluto ovunque tu sia.
* Direttore AITI