IL FEDERALISTA
Ouellet e Scola: "Ecco chi è Papa Leone. E cosa dobbiamo aspettarci"
I due cardinali tratteggiano il profilo del nuovo pontefice: "Negli ultimi giorni, durante le riunioni pre-conclave, si era percepito un movimento piuttosto forte verso il nome di Prevost..."

di Claudio Mésoniat*

C'è tanto da dire, da conoscere e da imparare sul nuovo capo della Chiesa cattolica, papa Leone XIV. Incominciamo oggi dalle impressioni a caldo di due cardinali che lo conosciamo personalmente e con i quali comprendiamo alcune dinamiche del Conclave che ha portato alla sua elezione. Con Marc Ouellet e Angelo Scola vediamo disegnarsi la fantasia dello Spirito Santo che, nel realismo del Dio incarnato, ha fatto leva su fattori geografici e culturali, istituzionali e persino economici, con l'obbiettivo di costruire una nuova unità cattolica. Seguono due brevi schede, sulla vita di Robert Francis Prevost e sull'Ordine degli Agostiniani al quale egli appartiene. Per altri aspetti, come ad esempio l'importanza della dottrina sociale della Chiesa -allusa dalla stessa scelta del nome-, o gli equilibri ecumenici nelle Americhe, ci sarà spazio nelle prossime edizioni.
 
Il Papa americano. Un colpo di genio dello Spirito –grande educatore che allarga menti e cuori degli educandi ma lascia intatta la loro libertà (copyright di Joseph Ratzinger) - e un intreccio di valutazioni e calcoli degli elettori, vuoi azzeccati vuoi falliti. Il risultato? Eccellente. Su questo concordano due porporati famosi, ai quali l'età non ha concesso di varcare le porte della Sistina: Marc Ouellet e Angelo Scola.

A fallire vistosamente –aggiungiamo noi– sono stati i vaticanisti. Ma fa parte del mestiere. Qualche nome bisognava pur farlo. E a quanto pare il “partito” dei prevostiani (non si scandalizzi nessuna anima bella: le maggioranze vanno costruite, anche nei conclavi) è stato capace di tenere coperte le proprie carte, lasciando che fosse il plotone dei curiali, non solo italiani, a far circolare il nome del loro prescelto, Pietro Parolin (che resterà comunque, fino a nuovo avviso, il “Ministro degli Esteri” anche di papa Leone XIV).

Tornando ai nostri interlocutori, il cardinale Ouellet ci dice di non essere stato del tutto sorpreso da questa elezione. "Negli ultimi giorni, durante le riunioni pre-conclave, ho visto un movimento piuttosto forte e ho avuto qualche indicazione sul nome di Prevost nonché sul fatto che poteva essere eletto rapidamente. Non è stata una completa sorpresa. E d'altra parte conosco bene la persona ".

C'è da credergli: due anni fa Marc Ouellet, per raggiunto limiti di età, ha trasmesso trasmesso nelle mani di Robert Francis Prevost i due delicati incarichi che deteneva nella Curia romana, quello di Prefetto del Dicastero per i vescovi e quello di Presidente della Pontificia commissione per l'America Latina.

“In precedenza era stato un mio collaboratore al Dicastero per i vescovi, dal 2022: ho visto come ragionava , i suoi criteri per la nomina dei vescovi, e quando ho terminato il mio mandato mi sono rallegrato che Papa Francesco, che aveva una grande stima per lui, l'avesse nominato mio successore”. Si può parlare di un'amicizia tra voi? “Sì certo, avevamo e abbiamo un rapporto di amicizia , forse non di un'intimità coltivata per lunghi anni, ma di una collaborazione molto cordiale e di una comunione di vedute”.

Eppure un fattore di incertezza sussisteva, riconosce Ouellet. "A pensarci bene, devo ammettere che il fatto di essere americano poteva far dubitare che avesse delle chances. Un Papa può venire -si pensava- da qualsiasi Paese... salvo che dagli Stati Uniti [ride]. A ben guardare è stata un'opera dello Spirito Santo che questo collegio cardinalizio sia riuscito ad accordarsi, e in meno di 24 ore, sulla figura di un vescovo statunitense . Ma ricordiamolo: Prevost , pur essendo stato a lungo missionario , conosce bene la Curia romana , diversamente da papa Francesco che la conosceva da lontano e conosce bene la Chiesa universale ”.

Su questo aspetto mette l'accento anche il cardinale Angelo Scola : "Conosco Prevost da anni per aver avuto alcuni colloqui con lui, ma non si tratta di una conoscenza approfondita. Mi ha sempre colpito per l'intelligenza e per la solidità culturale , non solo teologica, come del resto è caratteristica degli agostiniani. Il suo nome circolava, ma la sua elezione mi ha colto di sorpresa, anche perché la salute non mi ha permesso di partecipare alle Congregazioni che hanno preceduto il Conclave. Di una cosa sono certo: se Prevost ha una conoscenza straordinaria della Chiesa, in tutti i continenti , è soprattutto grazie al ruolo di Priore Generale che ha rivestito nell'Ordine degli Agostiniani per 12 anni. Ritengo che questo sia un fattore decisivo della sua elezione”.

Prevost, allora priore dell'Ordine di s. Agostino, con Papa Benedetto XVI presso la Tomba di Agostino a Pavia (2007)
Sull'appartenenza di papa Leone alla grande famiglia degli Agostiniani occorrerà approfondire la riflessione, ci pare, non solo per comprendere le sorgenti profonde della sua spiritualità ma anche per intuire il carattere con cui eserciterà l'autorità ultima nella Chiesa (aspetti del resto già percepibili dalle parole e dai toni della sua primissima apparizione pubblica sul balcone del Vaticano). La semplificazione è nostra, ma così come la formazione gesuitica di papa Francesco ha plasmato una personalità fortemente autonoma nelle iniziative e nelle decisioni, è immaginabile che in papa Leone la convivenza cenobitica alla base del carisma agostiniano ne possa determinare una più marcata sinodalità . Cosa ne pensa Marc Ouellet?

Torniamo, con Angelo Scola, sulle ragioni per le quali l'appartenenza di Robert Francis Prevost all'Ordine di Sant'Agostino e il ruolo che vi ha rivestito possono essere stati fattori determinanti della sua elevazione a Papa. "Mi riferisco, da una parte, alla conoscenza reciproca con i cardinali dei tanti Paesi del mondo nei quali le comunità agostiniane sono presenti (e fruttuose: non si dimentichi che negli ultimi decenni gli agostiniani non hanno avuto cedimenti a livello di vocazioni , come accaduto in quasi tutte le comunità religiose, gesuiti in testa). Dall'altra penso alla loro forza economica , che sovente si è espressa in sintonia con la loro fecondità missionaria , di cui Prevost stesso è stato un bellissimo esempio Mi spiego: molti religiosi e sacerdoti agostiniani dagli Stati Uniti hanno raggiunto terre lontane, soprattutto in America Latina, alcuni diventando vescovi e beneficiando di un forte sostegno, non solo ma anche economico da parte delle comunità statunitensi. Gli agostiniani sono una ricchezza per la Chiesa tutta e in tutti i sensi ”. Come mai –chiediamo- non se ne sente molto parlare? “È un sintomo eloquente –conclude Scola- del fatto che non vivono questa ricchezza come fonte di potere ”.
Prevost, giovane missionario in Perù negli anni Ottanta

Per concludere, cardinale Ouellet, potremmo dire che se “l’eurocentrismo” della Chiesa cattolica aveva subito con Papa Francesco un forte (e benefico) scossone, ora siamo, in qualche modo, tornati a una Chiesa più “occidentale” , guidata niente meno che da un Papa statunitense. Oppure Leone sarà una figura in grado di far superare le tensioni tra il Nord e il Sud del mondo? "Credo che Prevost sia una personalità –per così dire- “trasversale”, proprio in quanto americano. È fondamentale che sia un americano del Nord, ma vissuto per oltre vent'anni nel Sud del Continente. Più di vent'anni come missionario, dapprima, e poi come vescovo di Chiclayo, nel Perù. Lui conosce e capisce molto bene l'America Latina, così come l'America del Nord ed è quindi la personalità che può aiutare l'una a capire l'altra, reciprocamente. È davvero rivelatore che sia stato appoggiato - e penso con entusiasmo - dal Sud del mondo pur provenendo dal Nord . Questi –mi credo- sono i “giochi” dello Spirito Santo, che preparano delle personalità che permettono di operare l'unità; anche in forza del suo modo d'essere e di esprimersi umile, discreto, paziente . Non è un uomo che con il suo protagonismo abbia attirato l'attenzione su se stesso: anche per questo fino all'ultimissimo momento i mezzi di comunicazione non hanno parlato di lui".

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