POLITICA E POTERE
Gabriele Pinoja: "Piena fiducia in Valentina Item. E se fossi in lei sarei 'nera' con mio marito"
Il presidente dell'UDC difende a spada tratta la neo procuratrice pubblica: “Ecco perché le credo. E i Bignasca che adesso fanno gli indignati dovrebbero guardare un po’ in casa loro"

LUGANO – “Io continuo ad avere fiducia in Valentina Item e credo a quanto mi ha detto. Capisco interrogatovi e perplessità. Ma ho parlato due volte con lei e sono convinto che non mi abbia mentito. Se fossi al posto suo sarei nero con mio marito”. Il presidente dell’UDC, Gabriele Pinoja, difende a spada tratta la neo procuratrice pubblica, eletta in quota al suo partito (a differenza del consigliere nazionale Pierre Rusconi che ieri aveva definito il caso della colf "un inciampo non da poco"). 

“È chiaro che alla Lega e al Mattino fa comodo strumentalizzare questa vicenda perché l’elezione di Valentina Item ha sbarrato la strada alla candidata leghista Sabrina Aldi. Appena sono stato informato della vicenda della colf ho chiamato la signora Item e lei mi ha assicurato di non essere stata a conoscenza dei fatti che hanno portato alla condanna penale di suo marito Ettore. Passa un giorno e vengo anche informato del fatto che che lei si era anche raccomandata col marito che l’assunzione della colf fosse regolare... In più, ci sono i riscontri e le risultanze dell’inchiesta penale condotta dal procuratore generale John Noseda. Fine della storia…”.
 
Ettore Item “avrebbe dovuto essere più accorto e più UDC – aggiunge Pinoja -. Tra i principi del nostro partito non rientra infatti l’assunzione di persone in nero. Non sarebbe stato così difficile regolarizzare la colf come frontaliera, visto che pur essendo filippina aveva il permesso di soggiorno in Italia. La procedura non è semplice, certo, ma nemmeno impossibile”.

Poi il presidente dell’UDC torna sulla Lega: “I Bignasca che adesso fanno gli indignati dovrebbero guardare un po’ in casa loro, visto che sono esperti di procedimenti penali. Ma ormai è così: strumentalizzano la vicenda soltanto perché volevano far eleggere la loro candidata. Potremmo anche chiederci perché l’hanno sostenuta così fortemente...”.

Pinoja conclude: “Trovo giusto che si parli del caso Item, perché siamo di fronte a una importante carica istituzionale e la gente deve sapere. Io ci ho riflettuto molto e resto convinto della sua buona fede. Credo in lei e in ciò che mi ha garantito. Che non sapesse dell’accordo illegale che il marito aveva preso con la colf è una cosa che reputo plausibile e che succede in molte famiglie, dove l’uomo si occupa degli aspetti burocratici. Se però un giorno dovesse emergere che non era così non avrà mai più la mia fiducia”.

I dubbi del Corriere del Ticino

Intanto, oggi il Corriere del Ticino avanza nuovi dubbi, partendo dall’articolo 117 della legge sugli stranieri: “Chiunque, in qualità di datore di lavoro, impiega intenzionalmente stranieri non autorizzati a esercitare un’attività lucrativa in Svizzera o fa capo in Svizzera a servizi transfrontalieri prestati da una persona che non dispone del relativo permesso, è punito con una pena detentiva fino a un anno o con una pena pecuniaria (…)”.

Ebbene, nel caso in questione, scrive il giornale, “determinante per chiarire la responsabilità è proprio il concetto di datore di lavoro (inteso in senso esteso: colui che beneficia della prestazione). Quando si parla di una collaboratrice domestica pagata in nero, in linea generale, hanno beneficiato delle prestazioni entrambi i coniugi e l’eventuale pagamento delle stesse rientra nel bilancio-budget famigliare. Da qui l’interrogativo su come sia stato possibile che una persona con una formazione giuridica, con un brevetto di avvocato e attiva a Palazzo di giustizia (prima dell’elezione, Valentina Item era vicecancelliera del Tribunale d’appello) non fosse al corrente di quanto avvenisse tra le mura di casa”.

emmebi

 

 

 

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