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25.05.2014 - 08:160
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Ristorni dei frontalieri, Quadri torna alla carica: “Da bloccare esattamente come prima”

Il Consigliere nazionale leghista, dalle pagine del domenicale del movimento, torna sulla visita di Stato del presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano, criticando Bertoli e l’eccessivo dispiegamento di sicurezza

BERNA/LUGANO – “E’ evidente che la visita in Svizzera del presidente della Repubblica italiana non significa affatto che la vertenza con la Penisola sia vicina ad una conclusione, mal-grado il kompagno Bertoli tenti di attaccarsi al carro. I ristorni sono da bloccare esattamente come prima.” Si apre con questa considerazione critica il commento di Lorenzo Quadri, Consigliere nazionale leghista, alla recente visita di Stato del presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano. Quadri torna pertanto a ribadire la volontà di bloccare i ristorni. 

Quadri riprende poi le dichiarazioni rilasciate da Napolitano il primo giorno a Berna, a margine dell’incontro con il Consiglio federale, e che hanno suscitato molto scalpore: “La prima giornata – scrive il deputato – quella bernese, è stata caratterizzata dalla “sconcertante” sortita di Napolitano, che si è dichiarato “sconcertato” dal voto del 9 febbraio.”

“Il presidente della Repubblica italiana – continua Quadri – può dire quello che gli pare e piace, ma tanto i risultati del voto sull’iniziativa “contro l’immigrazione di massa” non cambiano. Se il presidente italiano vuole continuare a reggere la coda all’UE non vedendo, o fingendo di non vedere, quanto una simile artificiosa costruzione sia antidemocratica e fallimentare, il problema è suo. E’ tuttavia “sconcertante” che un capo di Stato estero in visita in Svizzera si per-metta di sindacare sulle decisioni democratiche del popolo sovrano. Se Napolitano è venuto in Svizzera per disquisire su ciò che è stato deciso da mesi e quindi non è più in discussione, e su cui in ogni caso non ha voce in capitolo, poteva anche risparmiarsi la trasferta.”

“Oltretutto – rincara il Consigliere nazionale – si dà il caso che la vicina Penisola si ritrovi attualmente con il terzo premier non eletto, e quindi privo di legittimazione democratica.

Il secondo giorno e la “Blindatura” spropositata voluta da Burkhalter

Lorenzo Quadri, pur rilevando un miglior clima nell’epilogo luganese della visita del presidente italiano, critica apertamente anche il dispositivo di sicurezza messo in campo in Ticino: “L’infelice uscita non è stata reiterata il giorno dopo a Lugano: forse qualcuno nel frattempo ha fatto notare all’ospite che non era il caso di pronunciarla in un Cantone dove il 70% della popolazione ha detto sì ai con¬tingenti. Sicché l’intervento luganese è rimasto sulle considerazioni di circostanza. La visita sul Ceresio verrà dunque ricordata, se lo verrà, per lo sproporzionato spiegamento di forze di sicurezza (tanto il conto lo paga Pantalone). A quanto pare, l’imponente dispositivo – neanche fosse arrivato Putin od Obama – sarebbe stato voluto da Burkhalter. Se ne deve dedurre che il Didier temeva contestazioni a seguito della “sconcertante” esternazione di Napolitano sui contingenti del giorno precedente? Il ministro PLR avrebbe magari potuto ricordare che in orario lavorativo la maggior parte della gente, per l’appunto, lavora, e dunque non ha tempo di andare a contestare un anziano signore, sulla soglia dei novant’anni, che oltretutto nemmeno decide la linea politica italiana.” 

Le parole di Bertoli

Infine nell’articolo firmato da Quadri sul domenicale leghista c’è spazio anche per la stoccata al presidente del Consiglio di Stato, il socialista Manuele Bertoli, e per rilanciare il blocco dei ristorni: “Sicché la trasferta ticinese di Napolitano è stata pura cerimonia, e la sortita di Bertoli secondo cui si sarebbe vicini ad un accordo con la vicina Penisola e quindi – ma guarda un po’ – non bisogna bloccare i ristorni, è una semplice sparata. L’atteggiamento della Penisola nei confronti della Svizzera non lo decide Napolitano. La sua visita nel nostro Paese, programmata da mesi, non significa nulla dal punto di vista dell’avanzamento delle trattative tra i due Stati.”

“Passati i discorsi di circostanza – prosegue Quadri – ed i pranzi “blindati”, restano i fatti. Fatto è che la Convenzione con l’Italia del 1974 sui ristorni delle imposte alla fonte dei frontalieri non è più giustificata da nulla. Fatto è che l’Italia prima ha sottoscritto la Convenzione che riconosce il segreto bancario, incassando il relativo malloppo. Poi ha inserito la Svizzera su una black list illegale a causa del segreto bancario. Ma non per questo ha smesso di incassare. Di conseguenza i ristorni vanno bloccati e la Convenzione disdetta. Lo scandalo non è che questo accada; e in Italia lo sanno benissimo. Al contrario, sarebbe scandaloso se non accadesse. Significherebbe infatti che gli svizzerotti si sono fatti menare per il naso per l’ennesima volta” conclude il deputato leghista. 

red 

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