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Politica e Potere
03.11.2014 - 14:020
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Vitta: "Non è un dramma partitico", Jelmini: "I nostri ci han dato la sveglia", Lurati: "PLR e PPD sconfessati", Savoia: "Abbiamo ascoltato la base"

Così quattro leader politici leggono lo studio presentato oggi sul voto in Ticino sull'immigrazione di massa

BELLINZONA - L’Osservatorio della vita politica regionale (Ovpr) dell’Università di Losanna ha presentato oggi uno studio che analizza il voto del 9 febbraio sull’iniziativa popolare ‘contro l’immigrazione di massa’. L’analisi si concentra sul voto espresso in Ticino, cantone svizzero in cui l’iniziativa ha avuto maggiore sostegno (leggi l’articolo correlato).

Vitta: “Non facciamone un dramma partitico”

Dallo studio emerge che oltre il 60% degli elettori liberali radicali ha detto sì all’iniziativa.
“Sarebbe stato preoccupante il contrario – commenta il capogruppo del PLR Christian Vitta -. Considerando che l’iniziativa contro l’immigrazione di massa ha ottenuto il favore del 70% dei votanti, è ovvio quel voto non è stato espresso soltanto da militanti o simpatizzanti di Lega e UDC. È un fenomeno a cui si assiste sempre più spesso nelle votazioni: le persone si esprimo sui temi e sempre meno – o non necessariamente - seguono le raccomandazioni dei partiti. Ci sono alcuni temi sui quali tra i partiti e il loro elettorato c’è più sintonia, altri in cui il voto della maggioranza non rispecchia la posizione ufficiale del partito. Come in questo caso”.

Comunque, aggiunge Vitta, durante la campagna diversi esponenti del PLR si erano pubblicamente esposti in favore dell’iniziativa, “quindi era chiaro che, al di là della posizione ufficiale, all’interno del nostro partito c’erano sensibilità e opinioni diverse”.

Inoltre il PLR ha preso atto della volontà della maggioranza e si è subito dato da fare per interpretarla e realizzarla, sia a livello cantonale che nazionale.

Tornando al voto, il dato di fondo per Vitta è chiaro: “Chi era contrario all’iniziativa, indipendentemente dal partito in cui milita, non è riuscito a far passare nella maggioranza dell’elettorato le motivazioni della propria posizione, ma non ne farei un dramma a livello di partito. Siamo nel 2014 e le persone ragionano con la propria testa, indipendentemente dal partito politico in cui si riconoscono”.

Jelmini: "I nostri ci hanno suonato la sveglia. E chi chiede di votare di nuovo mostra arroganza e nessun rispetto"

Quasi il 62% degli elettori PPD ha sostenuto l'iniziativa contro l'indicazione del partito: "Non sono sorpreso – commenta il presidente Giovanni Jelmini - perché comunque i cittadini vivono dei timori e delle preoccupazioni reali. La risposta dell'iniziativa non è automaticamente la risposta migliore a queste preoccupazioni e a questi timori, però visto che è passata è giusto che adesso le autorità cerchino di trovare al più presto una soluzione per implementarla". 

Lo studio, inevitabilmente, ripropone il tema delle indicazioni di voto che scaturiscono dai comitati cantonali dei partiti. Indicazioni spesso sonoramente smentite dall'esito delle urne. "Questo – riflette Jelmini - è certamente un tema. Forse quello su cui dovremmo insistere nelle nostre assemblee è proporre dei contraddittori per favorire  un esito delle votazioni più vicine al pensiero del nostro elettorato. Come presidente faccio il possibile per incoraggiare le persone ad esprimere liberamente il loro pensiero, che non necessariamente è quello della dirigenza del partito. Per me è importante che i partiti come il mio anticipino all'interno quello che sarà il dibattito all'esterno. Questo sia per un discorso di cultura politica che per raccogliere maggiori argomenti". 

I vostri elettori, chiediamo al presidente PPD, vi hanno in qualche modo suonato la sveglia chiedendovi di essere ancora più sensibili sulle problematiche sollevate dall'iniziativa? "Questo è sicuro. Il messaggio del popolo è chiarissimo per tutto il mondo politico: bisogna trovare delle soluzioni per contenere gli effetti negativi della Libera circolazione, che se da un lato porta dei vantaggi, dall'altro crea anche dei grossi danni. L'iniziativa ha sollevato dei problemi reali, per cui le autorità devono, tenendo conto dei rapporti internazionali e dei bisogni economici della Svizzera, trovare una concreta e rapida implementazione della volontà popolare. A questo proposito mi permetto di aggiungere che l'iniziativa Ecopop, sui cui voteremo il 30 novembre, è decisamente troppo estrema e rischia di essere controproducente anche per trovare una soluzione al voto del 9 febbraio". 

Nessuna sorpresa, per il presidente PPD, sul fatto che lo studio evidenzi come la maggioranza dei ticinesi che hanno votato sì siano lavoratori dipendenti (impiegati, operai, etc). "Intanto – argomento - sono i più numerosi. Inoltre sono le persone più toccate dagli effetti negativi della Libera circolazione e quelle con meno tutele. Dobbiamo farci carico delle loro necessità e trovare delle soluzioni. Le preoccupazioni di questi cittadini, alla fine, si riassumono in un problema: quello del lavoro e del lavoro retribuito in modo dignitoso ed equo". 

Dalla ricerca emerge anche che la stragrande maggioranza dei ticinesi non è affatto ostile verso i frontalieri o gli immigrati: "Questo è un dato rassicurante sul quale non avevo dubbi. Io credo che nella gente ci sia la consapevolezza che le cause di questo fenomeno vadano ricercate in due fattori: da una parte nelle regole attuali del mercato che esasperano una concorrenza al ribasso ma dall'altra nei ticinesi stessi. Ovvero nei cittadini di questo Paese, che sostituiscono i residenti con i frontalieri, che chiamano i lavoratori distaccati, il tutto per una mera speculazione. Va ritrovato un senso di responsabilità individuale che molti hanno smarrito. E lo Stato qualche sforzo maggiore deve assolutamente farlo. E per Stato intendo il Cantone, gli enti parapubblici e i comuni: non esiste che questi enti si affidino a personale o a ditte non del territorio". 

Jelmini, invece, dice di non avvertire il pericolo che molti ticinesi che hanno votato l'iniziativa percepiscono: quello di un indebolimento della democrazia diretta. "Io – afferma il presidente PPD - dico che la democrazia diretta, sul fronte interno, non è assolutamente in pericolo. Basti pensare che ogni tre mesi andiamo a votare su molte questioni. Certo, il timore può essere percepito rispetto all'unione Europea ma anche agli Stati Uniti. Qui però deve esserci la consapevolezza che il nostro Paese non può evitare di dialogare con l'UE. Anche perché un isolamento totale rischierebbe di avere delle conseguenze molto più disastrose della Libera circolazione". 

Eppure, gli facciamo notare, anche sul fronte interno, sia a livello svizzero che ticinese, c'è chi apertamente chiede di votare di nuovo sul 9 febbraio: "Questa è arroganza e mancanza di rispetto", replica lapidario Jelmini. 

Lurati: “PLR e PPD sconfessati dal loro elettorato. Noi no”

Si è espresso in favore dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa anche il 22% dell’elettorato socialista.

“A parte i due movimenti smaccatamente populisti e antistranieri, vale a dire Lega e UDC – commenta il presidente del PS, Saverio Lurati - siamo il partito che ha dimostrato di essere più in sintonia con il proprio elettorato. Il che, sia chiaro, non sminuisce affatto i problemi creati dalla Libera circolazione, i suoi effetti negativi sul mondo del lavoro. Ma io ribadisco che questi problemi vanno affrontati ragionando con la testa e non con la pancia. Le soluzioni si possono e si devono trovare”.

Fa invece specie, aggiunge, il voto dei partiti di centro, che sono stati chiaramente sconfessati dal  loro elettorato.
“PLR e PPD si dicono paladini dell’economia ma non sono riusciti a far passare nel loro elettorato un messaggio importante: che i problemi del lavoro non si risolvono introducendo contingenti fasulli, perché così facendo si perdono posti e si danneggia l’economia.  Questi due partiti, che si sono sempre opposti alle misure di accompagnamento proposte nell’ambito della Libera circolazione, dovrebbero fare qualche ripensamento al loro interno. Dopo il 9 febbraio le cose non sono cambiate di una virgola, anzi stanno peggiorando. Intanto, le misure di accompagnamento trovano ancora ostacoli nei partiti di centro, perché c’è chi dalla Libera circolazione vuole trarre tutti i vantaggi possibili senza farne beneficiare lavoratrici e lavoratori”. 

Savoia: "Chi ha dato degli xenofobi e dei razzisti al 70% dei ticinesi è un idiota"

Il 63% degli elettori Verdi, secondo lo studio, ha sostenuto l'iniziativa. Un dato che riempie di soddisfazione Sergio Savoia. "Evidentemente – dice il coordinatore dei Verdi – sono molto contento. Sapevo già che all'interno della nostra base l'iniziativa non faceva l'unanimità ma scoprire che una così larga maggioranza dei nostri elettori ha condiviso le indicazioni del partito mi fa un enorme piacere sia come coordinatore che come militante. Perché questo significa che le istanze del nostro Movimento - direzione, comitato cantonale, gruppo parlamentare - hanno saputo intercettare il sentimento della nostra base. Faccio notare che il 63% è un risultato molto vicino all'esito generale della votazione. A fronte di questo risultato mi tolgo anche un sassolino dalla scarpa nei confronti di chi diceva che quella del 9 febbraio era la battaglia di Savoia e non dei Verdi: credo che a questo punto qualcuno dovrà rivedere qualche dichiarazione e verificare chi al nostro interno non ha seguito nel partito….". 
 
Savoia, qualche sassolino, se lo toglie anche nei confronti della dirigenza del PS: secondo lo studio, infatti, il 22% degli elettori socialisti hanno votato sì: "Ed è una dato gigantesco – dice il leader dei Verdi - se pensiamo che votare questa iniziativa a sinistra significava esporsi alle accuse di xenofobia e razzismo, oltre ad essere bollati di inferiorità morale. Credo che questo studio inviti ancora una volta la sinistra a fare una riflessione sulle politiche migratorie e di rapporti con l'UE. Noi l'abbiamo già fatta nel corso degli ultimi anni. I dirigenti socialisti mi davano del bugiardo quando dicevo che una parte dei loro elettori avevano votato sì. Anche in questo caso il tempo è stato galantuomo e ha dimostrato che i vertici del PS usano parole d'ordine che per un quarto del loro elettorato non significano nulla".  

Lo studio sottolinea come non esista un’ostilità di principio da parte della grande maggioranza dei cittadini ticinesi nei confronti di frontalieri e migranti. "La ricerca certifica che chi ha dato al 70% dei ticinesi degli xenofobi e dei razzisti – commenta Savoia – è solo un idiota. Ma in che paese pensano di vivere? Ci parlano con la gente? I cittadini hanno sostenuto l'iniziativa perché hanno timore per le loro condizioni e per il futuro loro e dei loro figli, mica perché odiano i frontalieri". 

"La divisione socio economica che emerge tra chi ha votato sì e chi ha votato no – aggiunge Savoia – è estremamente interessante. C'è un Ticino che si sente perdente ed è il Ticino che dobbiamo difendere. Per me fare politica significa battermi e proteggere in ogni modo i cittadini che sono più esposti ai venti freddi della crisi e agli effetti devastanti della Libera circolazione. Se non ci occupiamo di queste persone mi chiedo come si faccia a definirsi progressisti. Queste persone sono state bollate come xenofobe, invece, sono le persone più deboli, quelle prive di tutele. C'è in Ticino una politica che ha deciso di occuparsi solo della gente che siede nei salotti buoni. Noi dei Verdi invece ci battiamo e stiamo dalla parte di chi soffre e si stente sconfitto. Dalla parte dei più deboli, insomma". 

Un ultimo dato che Savoia tiene a commentare è quello sugli ampi consensi raccolti dall'iniziativa tra chi ritiene necessario rafforzare la democrazia diretta (74,5%). "Più ci si avvicina all'UE – dice il coordinatore dei Verdi - e meno i diritti popolari sono forti. Questi cittadini come me hanno voluto sottolineare una volta di più l'importanza sacrale dei diritti popolari, che vengono prima di qualsiasi trattati internazionali. Chi pensa oggi di cincischiare sull'applicazione si sta consegnando a un suicidio politico oltre a fare un danno al Paese. Aggiungerei che chi, come Manuele Bertoli, sostiene che la democrazia diretta va corretta o bisogna rivotare sul 9 febbraio, è lui che si deve correggere, perché sta facendo il furbo volendo vincere a tavolino la partita persa sul campo".

AELLE/emmebi

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