E il motivo è facilmente intuibile: con i 60'000 frontalieri che ogni giorno attraversano il confine per venire a lavorare nel nostro Cantone, un'applicazione della clausola di salvaguardia su base cantonale e non nazionale, come propone il modello ticinese, colpirebbe soprattutto i cittadini italiani rispetto a quelli degli altri lavoratori europei confinanti con la Svizzera