POLITICA E POTERE
Un imam nell'esercito svizzero? C'è chi dice sì. Giancarlo Dillena: "L'idea non è sbagliata. Lasciare i militari musulmani in mano di non so chi sarebbe peggio"
L'ex direttore del Corriere del Ticino, e capo della comunicazione della Società degli ufficiali ticinesi, va controcorrente: "L’importante è naturalmente che il tutto sia tenuto sotto controllo e che gli Imam in uniforme siano formati adeguatamente”
CRONACA

Imam nell'esercito, Stefano Piazza: "Un'idea disastrosa e inaccettabile. Non sappiamo nemmeno quanti sono e cosa predicano e vogliamo inserirli nei ranghi militari? Siamo alla politica della fermezza nel cedimento!"

11 APRILE 2017
CRONACA

Imam nell'esercito, Stefano Piazza: "Un'idea disastrosa e inaccettabile. Non sappiamo nemmeno quanti sono e cosa predicano e vogliamo inserirli nei ranghi militari? Siamo alla politica della fermezza nel cedimento!"

11 APRILE 2017
LUGANO - L’ipotesi che l’esercito svizzero possa inserire nel suo organigramma una figura spirituale di fede islamica, è uno dei temi che più ha acceso il dibattito negli scorsi giorni. I vertici delle nostre forze armate, come sappiamo, stanno valutando attentamente l’idea di introdurre nei ranghi un imam per i nostri militari musulmani che faccia il paio con i cappellani militari.

Le reazioni dei critici sono state molto severe. Su Liberatv abbiamo riportato tutto lo scetticismo di uno studioso dei fenomeni islamici come Stefano Piazza (leggi articolo correlato), ma anche di politici di area di centro destra come Lorenzo Quadri.

Oggi invece vi proponiamo un’opinione di segno opposto: quella di Giancarlo Dillena. Un parere particolarmente significativo poiché espresso non tanto dall’ex direttore del Corriere del Ticino, quanto dal capo della comunicazione della Società degli ufficiali ticinesi. Da una voce insomma da sempre legata a doppio filo con il mondo dell’esercito.

“L'idea non è sbagliata”, ha scritto ieri Dillena in un breve scritto sul Forum del Mattino della Domenica. “Dall'esperienza di altre forze armate (USA e Gran Bretagna, ad esempio) - ha aggiunto - questa soluzione permette tra l'altro di tenere un contatto diretto con i musulmani in servizio. Separarli e magari lasciarli nelle mani di non si sa bene chi (vedi Imam esterni improvvisati e fanatizzati) sarebbe peggio”.

“L’importante - ha concluso Dillena - è naturalmente che il tutto sia tenuto sotto controllo e che gli Imam in uniforme siano formati adeguatamente”.
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