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21.09.2017 - 17:580
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Bosia Mirra: la sentenza tra una settimana. La procuratrice Lanzillo: "Va condannata: ha messo a rischio i migranti che ha fatto entrare". L'avvocato Delprete: "Proscioglimento. O multa simbolica di 1 franco"

Si è chiusa oggi la fase dibattimentale del processo che vede imputata la Gran Consigliera del PS. L'accusa ha chiesto la conferma dell'atto d'accusa: "Era la regista". La difesa: "Ha agito per motivi umanitari e onorevoli. E poi ha sofferto di burnout"

BELLINZONA - Si è chiuso nel tardo pomeriggio la fase dibattimentale del processo che vede come imputata Lisa Bosia Mirra. Nessuna sorpresa sulle posizioni di accusa e difesa: la procuratrice Margherita Lanzillo ha chiesto la conferma dell’atto d’accusa impugnato dalla deputata del PS (che prevede una pena pecuniaria di 8’800 franchi sospesa per due anni), mentre l’avvocato difensore Pascal Delprete il proscioglimento da tutte le imputazioni. O se proprio una pena deve esserci ,che sia simbolica: 1 franco.

 

Bosia Mirra, ricordiamo, è finita alla sbarra della pretura penale di Bellinzona per aver aiutato 24 migranti ad attraversare illegalmente il confine tra Italia e Svizzera. La procuratrice Lanzillo, pur riconoscendo all’imputata di non aver agito per lucro ma per scopi umanitari, ha descritto la Gran Consigliera come “la regista” che gestiva questa sorta di "corridoio" illegale insieme ad altre persone. Una regia basata su un organizzazione fatta di sopralluoghi, un linguaggio in codice fra i vari attori. Attori che avevano anche scaricato una app per “scudare” i propri telefonini dalle intercettazioni. La pubblica accusa ha altresì rimarcato come Bosia Mirra, con il suo agire, non ha fatto del bene ai migranti. Al contrario: “Gli ha fatto correre dei rischi”. Anche perché, queste persone, una volta attraversato il confine venivano “abbandonate al loro destino, al caso”.

 

Pascal Delprete, invece, nella sua difesa, oltre a sottolineare con forza le ragioni umanitarie e il comportamento onorevole della sua assistita, ha messo l’accento sue due punti. Il primo: Lisa Bosia Mirra è stata vittima di un burnout, causato dall’intensa attività nei campi profughi. Come recita una perizia psicologica di parte messa agli atti, la deputata si sentiva “impotente, smarrita e colpevole di essere una privilegiata”. E in questo status avrebbe deciso di infrangere la legge.


Il secondo punto su cui si è concentrata la difesa riguarda Schengen: “I migranti passavano da una frontiera interna a quest’area- ha detto Delprete in aula - che può essere attraversata liberamente secondo gli accordi, e soggiornavano in Svizzera meno di 24 ore, poiché erano in transito verso la Germania”. Di conseguenza non si può contestare a Bosia Mirra di aver favorito l’entrata e il soggiorno illegale.

 

La sentenza sarà pronunciata dal giudice Siro Quadri giovedì 28 settembre alle 10.

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