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01.02.2018 - 11:270
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Argo 1 e rapporto Bertoli, Alex Farinelli: "Il Governo non può tacere: dica subito cosa pensa e cosa vuole fare. Beltraminelli sapeva o no quanto accadeva al DSS? (e non so quale delle due ipotesi sia la peggiore..)"

Il capogruppo del PLR commenta i contenuti della perizia dell'ex magistrato sullo scandalo: "Una scelta sbagliata e intempestiva mandare in pensione Renato Scheurer prima della fine dell'inchiesta amministrativa"

BELLINZONA - Premesso che non ha letto il rapporto completo di Marco Bertoli ma, come tutti, Alex Farinelli ne ha appreso i contenuti dal Corriere del Ticino. Il capogruppo PLR in Gran Consiglio, tuttavia, sulla base di quanto è stato pubblicato stamane, ritiene che sia necessaria una presa di posizione urgente e chiara da parte del Consiglio di Stato.

 

“Il Governo - afferma Farinelli ai microfoni di Liberatv - non dica che deve aspettare le conclusioni della Commissione parlamentare di inchiesta per esprimersi. La CPI farà le sue valutazioni e, quando avrà concluso i suoi lavori, dovrà in particolare esprimersi sull’operato dell’Esecutivo stesso. Il Consiglio di Stato, invece, ha il dovere di agire subito. Sono la Costituzioni e le leggi ad imporglielo. Quindi o i ministri contestano il contenuto del rapporto realizzato dal loro perito, oppure devono dirci cosa pensano del documento e come intendono intervenire. Non farlo significherebbe abdicare al proprio compito”.

 

Suggerimenti? “No, spetta al Governo dire cosa vuole fare. Certo il DSS non ne esce bene e neanche il suo capo Dipartimento. Quello che mi auguro è che il Consiglio di Stato non continui a ribadire la dichiarazione standard espressa a più riprese nell’ultimo anno: non ci sono fatti nuovi. Mi aspetto a questo punto che ci sia piena consapevolezza rispetto alla gravità di quanto accaduto”.

 

Farinelli chiede chiarezza anche a Paolo Beltraminelli: “Ci dica una volta e per tutte se ha in mano il suo Dipartimento, e dunque sapeva cosa stava accadendo, oppure se non sapeva nulla e quindi non tiene più le redini del DSS. Francamente non so quale delle due sia l’ipotesi peggiore…”

 

Il capogruppo PLR sottolinea “la rilevanza politica” del rapporto. “In particolare per quello che è accaduto dopo l’esplosione dello scandalo. Da quanto leggo sono state fabbricate dai funzionari una serie di scuse per giustificare l’attribuzione di quel mandato. Questo punto è fondamentale e andrà ulteriormente approfondito. Non sembra corrispondere al vero, insomma, come più volte affermato dal Direttore del DSS, che i funzionari avevano lavorato bene e che si era trattato di semplici errori amministrativi. Quindi ora c’è bisogno che chi ha sbagliato si assuma le sue responsabilità”.

 

Ma i due protagonisti della vicenda, Claudio Blotti e Renato Scheurer, sono ormai fuori dall’amministrazione. Scheurer, in particolare, è stato mandato in pensione alla fine del mese di novembre. “Una scelta sbagliata, intempestiva”, afferma Farinelli. “Siccome l’inchiesta amministrativa era in corso, prima di eventualmente concludere il rapporto di lavoro con il funzionario, bisognava attendere le conclusioni del rapporto di Bertoli. Ora invece Scheurer è fuori dai giochi”.

 

Il deputato liberale radicale si toglie infine un sassolino dalla scarpa: “Il rapporto Bertoli sembra confermare che la Sottocommissione che coordinavo non era proprio fuori strada con le sue valutazioni. Il nostro lavoro era stato bollato frettolosamente come fazioso, non oggettivo, superficiale, e invece la perizia fatta da un professionista con provate capacità inquirenti, che ha potuto approfondire con il tempo necessario e gli strumenti adeguati la vicenda, arriva sostanzialmente alle stesse conclusioni di sei deputati di milizia…mettiamola così: che qualcuno non la raccontava proprio giusta l’avevamo capito anche noi”.

 

Perché Argo 1? La domanda di fondo non trova ancora una risposta. “E probabilmente - conclude Farinelli - non ci sarà mai fintanto che chi ha attribuito il mandato non deciderà di dire come sono andate le cose. Quel che invece si può affermare è che l’attribuzione di quel mandato non posava su nessuna urgenza oggettiva”.


AELLE

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