POLITICA E POTERE
Il Dipartimento di Gobbi precisa: "Al momento non rilasciamo permessi nell'ambito della sicurezza a cittadini italiani perchè non abbiamo le informazioni"
Dopo la polemica, arriva la presa di posizione: "L’autorità ticinese è impossibilitata a verificare il possesso di uno dei requisiti posti dalla legge, conformemente al diritto e alla giurisprudenza"

BELLINZONA - A margine della risposta fornita dal Governo sull’interpellanza inoltrata lo scorso 27 settembre, il Dipartimento delle istituzioni tiene a evidenziare come la prassi messa in atto dal Servizio armi, esplosivi e sicurezza privata della Polizia cantonale sia conforme al diritto e garantisca l’equità di trattamento.

Contrariamente a quanto sostenuto degli interpellanti, la decisione (temporanea) di non rilasciare autorizzazioni ai cittadini italiani, risiede nel fatto che l’autorità ticinese è impossibilitata a verificare il possesso di uno dei requisiti posti dalla legge, conformemente al diritto e alla giurisprudenza.

Ciò, oltre a perseguire gli scopi di legge, assicura la parità di trattamento: si vuole evitare che un cittadino italiano possa ricevere l’autorizzazione solo perché il Servizio armi, esplosivi e sicurezza privata non ha accesso alle informazioni necessarie, verifiche che, invece, avvengono sui cittadini svizzeri.

La Legge sulle attività private di investigazione e sorveglianza evidenzia come le persone che desiderano lavorare in questo contesto debbano dimostrare “buona condotta”. Per la verifica di tutti i requisiti necessari è fondamentale poter accedere alle banche dati di polizia, poiché le informazioni contenute nell’estratto del casellario giudiziale e/o nell’estratto dei carichi pendenti non sono sufficienti a dimostrare l’idoneità della persona.

Per gli istanti residenti in Svizzera (siano essi svizzeri o stranieri, residenti ininterrottamente da più di 5 anni) le informazioni sono già in possesso del Servizio, mentre per i cittadini italiani (siano essi residenti in Italia o residenti in Svizzera da meno di 5 anni) dall’inizio di quest’anno il Centro di cooperazione di Polizia e Doganale di Chiasso (CCPD) non fornisce più le informazioni.

Questo cambiamento è legato a un’interpretazione sui limiti dell’Accordo internazionale in vigore che mette in difficoltà la Dirigenza italiana del CCPD, impedendo loro di trasmettere le informazioni richieste dal Servizio.

A questo riguardo, si sottolinea che già da alcuni mesi il Dipartimento delle istituzioni e i funzionari del Servizio stanno cercando un dialogo con l’autorità italiana per cercare di risolvere la situazione nell’interesse, in primis, dei cittadini italiani.    

Resta connesso con Liberatv.ch: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
Correlati

POLITICA E POTERE

Agenzie di sicurezza: niente più rinnovi o nuove autorizzazioni per frontalieri e residenti in Ticino da meno di cinque anni

19 OTTOBRE 2020
POLITICA E POTERE

Agenzie di sicurezza: niente più rinnovi o nuove autorizzazioni per frontalieri e residenti in Ticino da meno di cinque anni

19 OTTOBRE 2020
In Vetrina

ABITARE

Bazzi e Valsecchi, l'unione di due marchi storici per il futuro dell'abitare

21 NOVEMBRE 2025
OLTRE L'ECONOMIA

"Non è per il futuro, è un freno al futuro": la Camera di Commercio boccia l'iniziativa della GISO

19 NOVEMBRE 2025
PANE E VINO

Torna a Lugano Vini in Villa, il festival che celebra il vino ticinese e le sue nuove storie

19 NOVEMBRE 2025
LETTURE

Un anno di libri nel nuovo catalogo Fontana Edizioni: 800 titoli, 50mila copie

18 NOVEMBRE 2025
LETTURE

"A strèpp e bucún" di Carlo Donadini: "Il dialetto come memoria viva"

18 NOVEMBRE 2025
MEDICI IN PRIMA LINEA

Bufera medica, Denti furibondo con Garzoni: "Basta misinformazione!"

14 NOVEMBRE 2025
LiberaTV+

POLITICA E POTERE

Caso Hospita, ecco i nuovi elementi

11 NOVEMBRE 2025
IL FEDERALISTA

Maurizio Agustoni e la domanda da 400 milioni

17 NOVEMBRE 2025
ANALISI

CPI Hospita-Lega: no ai deputati, ecco chi

13 NOVEMBRE 2025