MELIDE - “Il Governo dovrà chiarire al proprio interno le responsabilità della polizia cantonale”. Parola di Manuele Bertoli. Il presidente del Consiglio di Stato, intervenuto ieri sera durante lo speciale di Matrioska dedicato allo sgombero e alla demolizione del centro sociale autogestito di Lugano, ha fornito notizie e spunti importanti (per rivedere la puntata clicca qui).
In premessa Bertoli, commentando l’abbandono del Gran Consiglio da parte del gruppo della Lega, a seguito della marcia intimidatoria di lunedì sera sotto casa di Marco Borradori, ha espresso la sua solidarietà: “Io sono contrario a tutte le violenze, solidarizzo con chi le subisce, compreso il sindaco di Lugano. Mi permetto però di dire…davvero con tutti. Faccio un piccolo esempio. Sono solidale anche con le tante persone che per 25 anni sono state bullizzate da una pubblicazione domenicale, compreso il sottoscritto”.
Il presidente ha poi affrontato il punto cruciale della vicenda, ovvero il ruolo della polizia cantonale. Sia il sindaco Marco Borradori che la municipale Karin Valenzano Rossi, presente in studio ieri sera, hanno ribadito di aver appreso della possibilità della demolizione dell’ex Macello soltanto nella tarda serata di sabato. Mai prima di allora gli era stato prospettato tale scenario. Borradori e Valenzano Rossi hanno quindi sottolineato di aver dovuto prendere una decisione su due piedi, sotto il pressing delle forze dell’ordine che prefiguravano un grave pericolo per le persone, qualora i molinari avessero tentato di rioccupare lo stabile, nella notte o nei giorni successivi.
A questo si aggiunge una rivelazione fatta da Giuseppe Sergi durante la trasmissione. Il coordinatore dell’MPS ha affermato di aver appreso da “fonte degna” che dieci operai di Implenia, la ditta che ha operato la demolizione, erano stati allertati già sabato mattina. Prima insomma che tutto accadesse.
“Il Governo - ha detto Bertoli - dovrà chiarire una serie di aspetti. Quelli che sono più inerenti a quello che avrebbe predisposto la polizia cantonale”.
“Un conto è lo sgombero - ha aggiunto - e un conto è la demolizione, di cui non si è mai parlato neppure in Consiglio di Stato. In che misura questa cosa era preparata o preventivata? Ribadisco che nessuno ci ha mai informato di questa possibilità. Ma anche se la stessa fosse stata prevista, non si scappa dal principio numero uno che rimane quello che non è la polizia che decide da sola. Altrimenti sì, saremmo in uno stato di polizia. La polizia esegue degli ordini, come è avvenuto. Ma faremo certamente una verifica in Governo”.
Manuele Bertoli ha quindi commentato la decisione del co-presidente del suo partito Fabrizio Sirica di partecipare alla manifestazione convocata sabato dai molinari: “Sirica ha il diritto di andarci, è una scelta sua. Come lo è per tutti gli altri cittadini del Cantone. Io non ci andrò perché ho un ruolo che non sarebbe compreso in questa faccenda. La posizione del Governo su tutto quello che ha preceduto quello che sta succedendo in questi giorni, è stata quella di segnalare garbatamente alla Città di Lugano che, con lo sgombero, si metteva in moto un meccanismo che non era difficile da prevedere. Era ovvio che ci sarebbe stata una reazione. Lugano ha poi deciso di fare questa scelta. Il Governo non giudica, prendiamo però atto che sembrano esserci delle conseguenze piuttosto importanti che, lo ribadisco, non erano difficilissime da prevedere”.
Infine, sollecitato da Karin Valenzano Rossi sulla difficoltà di dover scegliere in pochi minuti tra l’incolumità delle persone e la tutela di uno stabile - come era stato prospettato dalla polizia - il presidente del Governo ha risposto: “Io sono abituato a prendere decisioni cercando di capire quali sono le possibili conseguenze, sia che le sostenga, sia che mi convincano meno, sia che siano dovute. Di fronte alla prospettiva di una demolizione in piena notte, la mia personale risposta sarebbe stata “no”. Perché non era difficile prevedere che la reazione sarebbe stata molto forte. Mi permetta di dirle che lei è in carica da un mese e posso capire che si è fatta un po’ prendere dalla cosa. Capisco un po’ meno, pur nel rispetto di tutte le opinioni, Marco Borradori che siede in un Esecutivo dal 1995, quindi da 26 anni. Qualche mina lì che ti guarda e ti dice di non metterci il piede, che piaccia o non piaccia, l’avrà sicuramente trovata anche lui…”.