ULTIME NOTIZIE News
Cronaca
03.06.2021 - 14:090
Aggiornamento: 04.06.2021 - 14:56

Demolizione ex Macello: alta tensione tra Municipio e polizia

La cronologia politica e quella operativa non sembrano coincidere. Ecco tutte le nuove indiscrezioni all'indomani della riunione fiume dell'Esecutivo luganese

di Andrea Leoni

LUGANO - La matassa è intricata, i nodi da chiarire abbondano e la tensione è alle stelle. La demolizione dell’ex Macello avvenuta nella notte tra sabato e domenica, sta provocando una frizione istituzionale senza precedenti tra l’autorità politica e le forze di polizia, tra il potere politico e quello operativo, tra chi decide e chi fa.

All’indomani della riunione fiume del Municipio di Lugano le bocche restano cucite, ma Liberatv è in grado di fornire alcune indiscrezioni importanti raccolte da fonti qualificate. La prima, la più dirompente, è che dopo le ultime rivelazioni sull’intervento di sabato notte, si registra un forte fastidio, ed usiamo un eufuismo, da parte dell’Esecutivo della Città verso l’operato della polizia cantonale e comunale. Ma andiamo con ordine.

Innanzitutto si apprende che il Governo della Città conferma in tutto e per tutto la cronologia e la versione dei fatti politica della vicenda, quella cioè presentata all’opinione pubblica da parte delle autorità negli ultimi giorni. Ricapitolando. Intorno alle ore 21.00 circa la polizia ha chiesto il via libera al Municipio per procedere con lo sgombero. Tutti e sette i municipali sono stati consultati e si è dato l’ok all’intervento con una maggioranza di 5 a 2 (contrari Roberto Badaracco e Cristina Zanini Barzaghi). Altro dettaglio, questa consultazione non era necessaria in quanto le regole d’ingaggio concordate nei giorni precedenti tra le autorità e le forze dell’ordine, prevedevano già l’avallo politico all’opzione sgombero qualora si fossero verificati episodi paragonabili all’occupazione dell’ex Vanoni. Andiamo avanti. Intorno alle 22.00 circa vi è stata la seconda consultazione: la polizia ha chiesto di poter procedere alla demolizione delle parti deboli o pericolanti dell’edificio, come ad esempio il tetto, adducendo come motivazione il rischio di una concreta messa in pericolo per l’incolumità delle persone. In questo secondo caso sono stati consultati 4 e non 5 municipali come si è creduto finora (Lorenzo Quadri non è stato sentito, oltre agli esponenti già contrari allo sgombero). Alla politica è stato chiesto di decidere in pochi minuti. Mai - e poi mai - ribadiscono con convinzione le nostre fonti, prima delle 22.00 di sabato sera l’opzione di una demolizione era stata neppure accennata al Municipio. 

La cronologia politica, con tutta evidenza, entra in rotta di collisione con quella operativa, dopo le rivelazioni emerse ieri, diffuse dal sindacato UNIA e da altre fonti. In particolare quella che una delle tre aziende coinvolte nella demolizione, quella che si sarebbe occupata della messa in sicurezza dei detriti (quindi ad abbattimento avvenuto), avrebbe ricevuto dal Comando della Polizia comunale una richiesta d’intervento alle ore 17.50 di sabato, prima cioè che l’ex Vanoni venisse occupato da un gruppo di autogestiti. Il Comando della Polcom ieri sera ha smentito “categoricamente” questa circostanza. Ma stamane la Regione scrive di aver avuto accesso “a documenti riservati che confermerebbero l’esistenza di un preavviso telefonico dato alle 17.50 di sabato 29 maggio a una delle ditte intervenute nel “cantiere” in riva al Cassarate. La chiamata, secondo quanto scritto dalla medesima impresa, sarebbe stata effettuata dal vice comandante della Comunale”. C’è un-email. La perentoria smentita della polizia comunale - pare non apprezzatissima all’interno del Municipio - fa sorgere il dubbio che forse sia stata erroneamente indicata dall’azienda la Polcom, quando magari l’ordine è partito dalla Cantonale che, lo ricordiamo, aveva il coordinamento delle operazioni. Si vedrà.

Un altro indizio che manda all’aria le tempistiche è stato rivelato da Giuseppe Sergi durante l’ultima puntata di Matrioska su TeleTicino. Secondo quanto dichiarato dal coordinatore del Movimento per il socialismo, già sabato mattina dieci operai della ditta Implenia, una delle due aziende che si è occupata della demolizione vera e propria, sarebbero stati pre allertati già sabato mattina. Di più: dalle verifiche effettuate ieri dal Municipio emergerebbe che già nelle scorse settimane le forze dell’ordine avrebbero contattato alcuni tecnici comunali, chiedendo documentazione circa la struttura dell’ex Macello. Un atto per assumere più informazioni possibili in caso d’intervento, oppure l’opzione di demolire era già in canna?

Questo intreccio caotico fa emergere interrogativi inquietanti. Il primo dei quali concerne il fatto che il Municipio sarebbe stato tenuto completamente all’oscuro dell'ipotesi demolizione fino alle ore 22.00 circa, mentre la polizia lo avrebbe pianificato nelle ore, se non nei giorni, precedenti. Due: se fosse confermato l’ordine alle ditte alle 17.50, significherebbe che la macchina per lo sgombero e l’abbattimento dell’ex Macello si era messa in moto prima dell’occupazione dell’ex Vanoni, indicato dal Municipio come casus belli per dare il via all’operazione. Su questo punto è importante evidenziare come il sindaco Marco Borradori, dalle 18.00 in poi di sabato, aveva rilasciato una serie d’interviste esprimendo soddisfazione per il fatto che la manifestazione si fosse svolta senza particolari problemi e rilanciando per questo l’ipotesi di una nuova sede per il centro autogestito (che nei giorni successivi abbiamo appreso essere quella dell’ex depuratore di Cadro). Ora tutto si può pensare meno che un sindaco rilasci tali dichiarazioni alla stampa, mentre la procedura di sgombero, o addirittura di demolizione, è già stata avviata. A meno che non lo sia a sua insaputa. Da non sottovalutare, infine, un ultimo quesito, quello legato alla possibile presenza di amianto. Fortunatamente, dalle prime verifiche, pare che non sia stata riscontrata una presenza significativa di Eternit, ma questo importante aspetto per la salute pubblica è stato verificato da qualcuno prima dell’intervento, oppure è stato fatto correre un rischio enorme agli operai impiegati nella demolizione e ai cittadini che vivono in prossimità del cantiere?

Di qui il cortocircuito: serio, grave, incandescente. Detto fuori dai denti: c’è chi in Municipio si sente preso in giro (e non parliamo della parte contraria all'intervento...). Ieri a Palazzo Civico si sono presentati i vertici della polizia cantonale, ma da quanto si apprende gli ufficiali si sarebbero trincerati nel silenzio, a causa dell’inchiesta penale in corso coordinata dal Procuratore Generale Andrea Pagani. Stesso comportamento avrebbero assunto anche i vertici della Polcom.

Anche a Palazzo delle Orsoline si è svolto ieri un incontro tra il Consiglio di Stato e la polizia cantonale. Ma i contenuti sono coperti dal più stretto riserbo, come ha spiegato ieri il presidente Manuele Bertoli. Quello che sappiamo però, sulla base di quanto dichiarato da Bertoli nei giorni precedenti, è che neppure al Governo era mai stata prospettata l'ipotesi di una demolizione dell'ex Macello. 

Silenzio stampa, infine, anche per il Municipio, sempre per ragioni d’inchiesta penale. L’Esecutivo ha affidato la sua difesa all’avvocato Elio Brunetti.

E sabato si torna in piazza….

Resta connesso con Liberatv.ch: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
Potrebbe interessarti anche
Tags
demolizione ex
demolizione ex macello
tensione
demolizione
intervento
stata
ex macello
macello
sabato
stato
News e approfondimenti Ticino
© 2024 , All rights reserved