BELLINZONA - “Stop all’aumento dei dipendenti cantonali”. Si intitola così l’iniziativa popolare presentata oggi da un comitato formato da esponenti di UDC, Lega, PLR, Centro e dai vertici delle Associazioni economiche. L’idea di fissare, come chiede l’iniziativa, “un tetto massimo del numero dei dipendenti dell’amministrazione cantonale variabile nel tempo in base alla popolazione residente” nacque nei mesi scorsi, poco prima della votazione su un’iniziativa simile lanciata nel Canton Soletta.
Il presidente dell’UDC e consigliere nazionale Piero Marchesi promise che qualcosa del genere sarebbe stato fatto anche in Ticino. Detto fatto.
Nel frattempo, l’idea ha trovato il sostegno della Lega e ha fatto breccia anche in esponenti centristi e liberali.
Obiettivo dell’iniziativa è fare in modo che il numero dei dipendenti cantonali (esclusi i docenti in senso stretto e il personale di cura dell’Organizzazione sociopsichiatrica) non superi l’1,3% della popolazione residente in Ticino.
“Con questo parametro – affermano gli iniziativisti - si prevede una riduzione del 10% del personale attuale (circa 580 unità). L’obiettivo di riduzione del personale dovrà essere raggiunto entro cinque anni dall’adozione dell’iniziativa e successivamente mantenuto. L’obiettivo può essere perseguito, per esempio, mediante la non sostituzione dei partenti totale o parziale e/o altre misure”.
Il comitato, nel quale Marchesi figura come rappresentante dei promotori, è presieduto da Gianmaria Frapolli, affiancato in qualità di vicepresidenti dai deputati Cristina Maderni e Gianluca Padlina, dal presidente della Camera di commercio Andrea Gehri, e dal direttore dell’Associazione industrie ticinesi Stefano Modenini. Membri del comitato stesso sono il direttore della Camera di commercio Luca Albertoni, il municipale di Lugano Marco Chiesa, il presidente del PLR cittadino Paolo Morel… E ancora, Alessio Allio, Diego Baratti, Alain Bühler, Andrea Censi, Sergio Morisoli, Asia Ponti, Lorenzo Quadri e Andrea Sanvido.
"L’obiettivo - affermano i promotori - è limitare lo sperpero di risorse pubbliche frenando la crescita del personale dell’Amministrazione cantonale, che conta più dipendenti rispetto alla media degli altri Cantoni. Squilibrio finanziario, crescita della spesa, debito pubblico eccessivo: l’ennesima conferma di questi aspetti è arrivata la scorsa settimana con la presentazione del Preventivo 2025 del Cantone. Negli ultimi dieci anni le manovre di correzione dei conti attraverso un aumento delle entrate non hanno portato a risultati incisivi: d’altronde, non ci si è mai concentrati davvero sulla spesa. La maggioranza dei politici da anni ritiene che i 500 compiti che lo Stato svolge attraverso circa 300 uffici amministrativi siano irrinunciabili, insostituibili e indispensabili. Anzi, da incrementare. Dunque attendere
una revisione dei compiti è improduttivo, perché si teme passeranno altri anni senza raggiungere l’obiettivo. Serve razionalità e pragmatismo e un’azione decisa nel mettere un freno a questa pericolosa deriva, la cui fattura è a carico del contribuente".
E ricordano che nello studio di Idheap “Analyse comparative de la structure des dépenses du Canton du Tessin” viene
rimarcato che il costo dell’amministrazione ticinese è del 33% superiore rispetto alla media degli altri Cantoni.
L’iniziativa chiede anche alla politica cantonale di impedire che, per aggirare il tetto massimo, si riversino compiti ai Comuni o a altri enti.