"La Chiesa, fedele al Vangelo, è chiamata ad accogliere ogni persona con misericordia e verità. Accoglienza che quindi non può prescindere dalla salvaguardia dell’antropologia cristiana"
Riceviamo e pubblichiamo dal Comitato promotore della petizione alla Diocesi di Lugano
Il comitato promotore ha consegnato oggi alla Curia vescovile le firme raccolte a seguito della petizione indirizzata a Monsignor Alain De Raemy, in merito alla veglia di preghiera per il “superamento dell’omobitransfobia”, inizialmente annunciata presso la Basilica del Sacro Cuore di Lugano.
L’iniziativa ha suscitato comprensibile turbamento in numerosi fedeli, non per lo spirito di preghiera, né per il rispetto dovuto a ogni persona, ma per le ambiguità dottrinali che essa comporta e per il rischio di una strumentalizzazione ideologica.
La Chiesa, fedele al Vangelo, è chiamata ad accogliere ogni persona con misericordia e verità. Accoglienza che quindi non può prescindere dalla salvaguardia dell’antropologia cristiana, che riconosce la persona umana come creatura di Dio, maschio e femmina, chiamata alla comunione nell’amore secondo il disegno divino.
In riferimento all’articolo pubblicato su laRegione il 15 maggio, si osserva come la narrazione di una resistenza al dialogo sia fuorviante. A tal proposito si ritiene doveroso contestare la dichiarazione rilasciata da esponenti dell’Azione Cattolica Ticinese, secondo cui non sarebbero stati direttamente interpellati. Tale affermazione non corrisponde al vero, in quanto contatti e interlocuzioni vi sono stati e a più riprese, sia per iscritto, che attraverso contatti personali.
La vera preoccupazione dei fedeli non è la preghiera, né tantomeno la dignità di ogni persona, bensì il rischio che — dietro un linguaggio inclusivo — si veicolino visioni antropologiche e morali inconciliabili con il Magistero della Chiesa. Il dialogo non consiste nel compromettere la verità, né nel confondere i ruoli, i significati e i luoghi propri delle diverse confessioni.
Non si può più ignorare come termini quali “discriminazione”, “omofobia” e “inclusione” vengano spesso impiegati all’interno di un linguaggio ideologico articolato, finalizzato non tanto al confronto, quanto a suscitare sentimenti e sensi di colpevolezza in chi esprime un pensiero diverso, semplicemente perché fedele all’insegnamento della Chiesa.
Abbiamo appreso che la veglia è stata ufficialmente spostata presso una chiesa evangelica riformata. Ci appelliamo tuttavia e con fiducia a S.E. Mons. De Raemy, affinché intervenga con prudenza pastorale, ma anche con chiarezza, prendendo posizione pubblicamente riguardo ad iniziative come questa, garantendo che ogni evento che coinvolga la Chiesa cattolica, anche in relazione ad altre confessioni cristiane, si svolga nel pieno rispetto del Magistero ecclesiale, a tutela della comunione, onde evitare smarrimento e confusione.