L'UDC invita il Governo "a soppesare con grande attenzione ciò che c'è in gioco e non concedere il cambio di Dipartimenti"
BELLINZONA – "Ci sono momenti in cui il rispetto delle istituzioni non è un dettaglio, è la sostanza stessa della politica. Il comunicato odierno del Consiglio di Stato conferma ciò che l’UDC Ticino aveva sospettato: il cambio di Dipartimento tra i Consiglieri di Stato Zali e Gobbi non era stato deciso. È stato annunciato in modo improvvido, senza rispetto né per le regole, né per il buon senso". La dura presa dell'UDC in merito al tentato arrocco in Governo inizia così.
E ancora: "Per questa ragione, con serietà istituzionale, l’UDC Ticino ha scelto di non prendere posizione ufficiale prima che il Governo si esprimesse formalmente. Ora che il quadro è chiaro, il giudizio è netto: le modalità con cui i due Consiglieri hanno agito sono ingiustificabili, due esempi su tutti: la presenza di Zali all’inaugurazione dell’anno giudiziario come Direttore DI in pectore, oppure Gobbi che ha già provveduto a congedarsi dai poliziotti con un email, hanno violato lo spirito stesso delle Istituzioni che rappresentano".
"Quanto al merito: la proposta di cambio di Dipartimento è inopportuna, inutile e dannosa. …altro che uscita dalla comfort zone e rinnovamento in favore dei ticinesi. A 16-18 mesi dalle elezioni, questa manovra, annunciata dalla stessa Lega, avrebbe come unico risultato il completo congelamento dell’attività di due interi Dipartimenti, proprio nel momento in cui invece bisognerebbe accelerare. E i cittadini lo hanno capito benissimo:
L’UDC Ticino invita il Consiglio di Stato "a soppesare con grande attenzione ciò che è in gioco e a non concedere il cambio di Dipartimenti. Dare seguito a questa proposta significherebbe non solo bloccare due Dipartimenti e di conseguenza peggiorare la già poco edificante progettualità del Governo, ma impoverire ulteriormente una legislatura già pesante di ritardi e progetti fermi. Ai due Consiglieri di Stato diciamo con chiarezza: è ora di lavorare, e di portare risultati. I ticinesi non chiedono giochi di potere, ma risposte concrete. È il lavoro che conta, non la poltrona sulla quale si siede".