Il presidente dei medici ticinesi si esprime sui temi in votazione a fine mese. "La voglia di votare sì a entrambe le iniziative è grande, ma ..."
Dottor Denti, il 28 settembre voteremo su due iniziative che toccano i premi di cassa malati. Una, promossa dalla Lega, chiede la defiscalizzazione dei premi, vale a dire l’esenzione totale di quanto ogni mese versiamo alla nostra assicurazione malattia. L’altra, promossa dalla sinistra, chiede di stabilire un tetto massimo ai premi pari al 10% del reddito disponibile. Lei, come presidente dell’Ordine dei medici, ritiene che siano buone soluzioni per alleviare le famiglie ticinesi dalle stangate subite in questi anni e dall’ennesima che probabilmente è alle porte? E se dovesse scegliere tra l’una e l’altra, per quale opterebbe?
"La voglia di votare sì a entrambe le iniziative è grande, ma il buco finanziario generato da più sussidi e meno imposte nelle casse cantonali sarebbe un salasso per tutta l’economia cantonale. Se proprio dovessi scegliere tra le due iniziative, opterei per quella della Lega: è una misura concreta, immediata e puntuale a favore delle famiglie. Quella promossa dal PS rischia invece di destabilizzare un sistema che in Ticino è già fortemente sociale, visto che oggi un cittadino su tre beneficia di un sussidio. Non dimentichiamo che attualmente tutta la medicina ambulatoriale è finanziata unicamente dai premi di cassa malati, e questo rappresenta un limite strutturale. Il vero nodo non è quello dei sussidi, ma del finanziamento complessivo del sistema sanitario. Con l’introduzione di EFAS (Finanziamento uniforme delle prestazioni ambulatoriali e stazionarie) è già stata prevista una ridefinizione del finanziamento della LAMal, con una maggiore partecipazione dei Cantoni tramite la fiscalità, non soltanto nel settore dei ricoveri ospedalieri, ma in tutto l’ambito sanitario. In futuro la chiave di riparto potrà certamente essere corretta qualora si volesse aumentare la componente finanziata con le imposte, ma con EFAS abbiamo già compiuto un passo significativo nella giusta direzione".
I partiti di centro, dunque PLR e Centro, propongono di respingere le iniziative, come pure il Governo, e i sindaci dei principali comuni, sostenendo che dal profilo finanziario sono insostenibili e che una loro approvazione porterebbe a un aumento della pressione fiscale sul piano cantonale e comunale. E ribadiscono che il problema dei premi e dell’aumento dei costi della salute va affrontato a livello federale. Intanto, però, la cassa malati è diventata per molte famiglie la prima voce di spesa mensile. Non pensa che la preoccupazione per l’equità fiscale da parte della politica sia eccessiva, in quanto la maggior parte dei contribuenti paga ormai più in premi che in imposte?
"Penso di sì, perché la sanità non può diventare uno scaricabarile: tutti abbiamo una responsabilità nel garantire cure efficaci, di qualità ed economiche; e nel finanziarle. È giusto che ci si preoccupi delle finanze cantonali, ma questo non deve impedire una riflessione seria su un maggiore coinvolgimento dello Stato nel finanziamento della sanità. Bisogna trovare il giusto equilibrio tra la responsabilità individuale dei cittadini e il ruolo dello Stato sociale. Non dimentichiamo che le imposte sono pagate anche dalle società e dalle industrie, mentre i premi no: un maggiore coinvolgimento della fiscalità significherebbe quindi anche una più equa ripartizione degli oneri. La vera abilità politica sta nel capire qual è la chiave di riparto più adeguata. Ed è innegabile che, più i Cantoni partecipano al finanziamento, più sono stimolati a trovare soluzioni per rendere il sistema realmente più efficace".
Voi medici siete spesso additati come una delle cause rilevanti dell’aumento dei costi della salute. E ogni anno in autunno si apre il dibattito su quanto ha fatto e quanto non ha fatto il Cantone per contenere la crescita dei premi. Ma ci sono davvero margini per agire in modo incisivo a livello cantonale senza usare la leva fiscale? E alla fine ha senso mantenere un meccanismo dove un ticinese su tre riceve un sussidio per pagare i premi o bisogna sfatare il tabù e pagare in base al reddito, come di fatto chiede la sinistra?
"Ognuno deve fare la sua parte. Noi medici lo abbiamo fatto, collaborando alla pianificazione della medicina ambulatoriale e fornendo dati ed elementi per gestire correttamente l’offerta. Ora tocca al Cantone proporre una pianificazione ospedaliera seria, capace di concentrare i servizi laddove c’è una casistica sufficiente a garantire qualità ed efficienza. Bisogna sviluppare la collaborazione pubblico-privato, come sta avvenendo a Locarno tra la Clinica Santa Chiara e l’Ospedale La Carità. Lo stesso si potrebbe fare con il Civico/L’Italiano e il Sant’Anna. L’obiettivo dev’essere quello di creare uno-due poli di competenza cantonali solidi. Il vero nodo è l’offerta ospedaliera: troppi ospedali, troppa frammentazione, poca efficienza. La pianificazione approvata dal Gran Consiglio a fine 2024 è stata un’occasione sprecata: un compromesso al ribasso, un esercizio di equilibrismo politico per salvare tutti e non scontentare nessuno. Il risultato, però, è disastroso: ospedali piccoli, costosi e spesso sovrapposti, che tolgono risorse e competenze ai centri specialistici di Lugano e Bellinzona, tutto a vantaggio degli ospedali d’oltre alpe. Se il Ticino non sarà capace di pianificare, qualcun altro lo farà al suo posto. Gli assicuratori malattia spingono già per trasferire alla Confederazione le competenze pianificatorie, con modelli sovraregionali: sarebbe un ulteriore passo verso la marginalizzazione della sanità ticinese. Continuare con la politica del “non scontentare nessuno” significa peggiorare la qualità delle cure, non costruire un sistema sostenibile. Serve coraggio politico per ristrutturare davvero la sanità ticinese, puntando sulla competenza e sulla massa critica per garantire prestazioni di qualità. E permettetemi di aggiungere una considerazione: se il lavoro dei medici è di qualità, nessuno li addita come responsabili dell’aumento dei costi. Ma la qualità ha un prezzo. Il problema e la soluzione stanno nella pianificazione e nel finanziamento. Se vogliamo che questa qualità sia garantita a tutti, dobbiamo trovare la formula giusta per renderla accessibile, efficace e sostenibile".