POLITICA E POTERE
Il collasso
L'entità del risultato di domenica - un fragoroso “Vaffa day” - si spiega soltanto con la debolezza di istituzioni ammaccate, inaffidabili e prive di autorevolezza, al cui apice c’è il Consiglio di Stato
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 di Andrea Leoni

L’immagine del Consiglio di Stato mutilato, frastornato e sconfitto, è già divenuta la mesta fotografia di questa legislatura mai nata. Il Governo aveva prefigurato la catastrofe in caso di approvazione delle iniziative di Lega e PS. “E il popolo ha risposto: la catastrofe siete voi” (cit Gianni Righinetti) .

Non amiamo sparare sulla Croce Rossa - anche quando la Croce Rossa è l’incarnazione per eccellenza del potere - e non l’avremmo fatto se i tre ministri presentatisi ieri in conferenza stampa si fossero assunti, almeno parzialmente, la responsabilità della scoppola e avessero intrapreso, con intelligenza e umiltà, un minimo esercizio di autocritica. Invece nulla. Il risultato uscito dalle urne è stata tutta colpa di qualcun altro e a perdere è stato qualcun altro (chissà chi, poi…). Tutti tranne il Governo.

E allora di fronte a tanta sfacciata presunzione - che è la “virtù” dei deboli - è doveroso sottolineare ancora una volta come la credibilità di questo Esecutivo sia stata ulteriormente picconata dalla conferenza stampa di ieri. E che ormai ne resta poca o nulla, al di fuori della boccia d’avorio dove sembrano vivere i nostri governanti. 

Non siamo né sprovveduti né disonesti intellettualmente: l’elemento principale che ha mosso la maggioranza dei cittadini ad approvare le iniziative, è stato il borsellino e la protesta verso un sistema in decomposizione. Su questo il Governo ha ragione. Ma l’entità del risultato - un fragoroso “Vaffa day” - si spiega soltanto con la debolezza di istituzioni ammaccate, inaffidabili e prive di autorevolezza, al cui apice c’è il Consiglio di Stato.

Il direttore del DSS è stato ormai trasformato in un meme, per la sua indignazione annuale post annuncio dei premi. Siamo tra coloro che credono sinceramente alla buonafede, all’impegno e alla determinazione con cui il ministro De Rosa tenta di arginare, con le armi spuntate, l’esplosione dei costi e le storture del sistema. Ma non può un ministro a capo di un Dipartimento con centinaia di funzionari, rivolgersi a stampa e cittadini come un questuante in disarmo - e forse un pochino ferito nell’orgoglio - per chiedere, un po’ con tono di sfida e un po’ di supplica, proposte attuabili per frenare la spesa sanitaria.

Sarebbe ingiusto e fuorviante, tuttavia, gettare la croce della sconfitta e della figuraccia sulle spalle del solo Raffaele De Rosa. La perdita di credibilità, si badi bene, non concerne affatto solo il tema delle casse malati, anzi. Il rosario è lungo: preventivi fotocopia, assenza di coraggio, riforme accatastate nei cassetti, assunzioni a ufa, casi e scandali vari e avariati, accrocchi, dipartimentalismo sfrenato, progetti faraonici e da mitomani, posture onnipotenti, mercanteggi di ogni sorta, silenzi quando occorreva spiegare e diluvi di parole quando occorreva tacere. E alcune di queste colpe gravano anche sul Parlamento, eccome. 

Quello di domenica è stato un vero e proprio collasso di sistema che, come naturale conseguenza, potrebbe provocare una voragine finanziaria. E come ogni collasso a farlo deflagrare è stato sì il punto malato del corpo - i premi di cassa malati - ma a creare le condizioni per innescarlo è stato un stile di vita istituzionale malsano.

Ora, di fronte a un collasso, il minimo che ci si possa attendere è una presa di coscienza e un cambio di abitudini. Ammettere di aver perso, ammettere di aver sbagliato, rinunciare subito al ricattino da cattivi perdenti espresso ieri da Norman Gobbi e Christian Vitta: prima vanno trovati i soldi, poi saranno applicate le iniziative. Non è più tempo di trucchi, di manovre di palazzo, di tattiche di decantazione o di gruppi di lavoro. In dubio, pro populo. La volontà popolare uscita ieri dalle urne va applicata il prima possibile, altrimenti al prossimo giro lo schiaffo dei cittadini sarà ancora più severo e doloroso per chi pensa che cincischiare sia il modo per passare ‘a nuttata.

Il Governo ha la formidabile opportunità di rimediare alla pessima figura di domenica con la prossima conferenza stampa, in agenda mercoledì, sul preventivo. Non abbiano alcun timore i ministri, per una volta, di mostrarsi umili, ricettivi alla lezione subita e a servizio del giudizio popolare. I cittadini lo apprezzeranno.

 

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