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19.12.2022 - 10:340
Aggiornamento: 29.12.2022 - 11:35

“L’ortopedia alla Moncucco all’insegna dell’innovazione”: intervista con il dottor Alexander Metzdorf

“Trattiamo spesso pazienti con rischi anestesiologici elevati e credo che l’approccio multidisciplinare che la Clinica garantisce, oltre all’eccellenza delle sue infrastrutture, sia un elemento fondamentale”

di Marco Bazzi


Il dottor Alexander Metzdorf è ortopedico e si occupa di anca, ginocchio e patologie degenerative. È nato a Berlino e cresciuto in provincia di Varese, perché suo padre lavorava all’Euratom di Ispra. A Varese ha studiato, terminando poi medicina in Germania. Avendo effettuato degli stage in Ticino, all’Ospedale Civico e all’Italiano insieme a medici con i quali collabora ancora oggi, dopo aver ottenuto la specialità in ortopedia a Zurigo ha deciso di tornare nel nostro Cantone. Durante una fase della sua formazione, ha conosciuto a Castelrotto il dottor Giacomo Müller dal quale nel 2003 ha rilevato lo studio alla Clinica Luganese Moncucco, dove tuttora svolge la parte principale della sua attività.

“Ho sempre avuto un particolare interesse per gli interventi protesici degli arti inferiori, dunque anca e ginocchio, con le relative eventuali revisioni - spiega il medico - e ho avuto la fortuna che il dottor Müller gestiva molti pazienti della terza età ed era molto attivo nel settore geriatrico, per cui ho “ereditato” un pool di pazienti in linea con quello che desideravo creare a Lugano”. In ortopedia, afferma il dottor Metzdorf, “ci sono pochi casi che richiedono interventi urgenti, a differenza della traumatologia. L’ortopedia è piuttosto orientata a risolvere casi di degenerazione articolare, o tendinea, o muscolare, si tratta dunque spesso di interventi elettivi. Prima di intervenire chirurgicamente si tenta però quasi sempre un trattamento conservativo, che può essere di fisioterapia o medicamentoso, e solo se non funziona si opera”.

Alla Clinica Luganese Moncucco, aggiunge il medico, l’innovazione è costante: “E questa filosofia mi lega molto alla struttura. Io stesso mi impegno ad essere sempre più performante e aggiornato. Trattiamo spesso pazienti con rischi anestesiologici elevati e credo che l’approccio multidisciplinare che la Clinica garantisce, oltre all’eccellenza delle sue infrastrutture, sia un elemento fondamentale. Abbiamo un picchetto di traumatologia attivo 24 ore su 24. Abbiamo picchetti per sale operatorie e per anestesisti, quindi un intervento d’urgenza può essere effettuato in qualsiasi momento. Se, per esempio, al Pronto soccorso arriva un paziente anziano con una frattura al femore, viene chiamato il medico di picchetto del servizio orto-trauma, che valuta la frattura. Il paziente deve essere operato idealmente entro 24 ore, perché nell’anziano l’intervento tempestivo è un fattore prognostico positivo. Per quattro o cinque giorni rimarrà nel reparto di traumatologia, poi, se è stabile, verrà trasferito in geriatria, dove proseguirà la cura nell’ambito geriatrico e traumatologico”.

Molti pensano che i problemi all’anca si manifestino solo in età avanzata. È vero solo in parte, dice Metzdorf. “Ecco perché la prevenzione, ai primi segnali critici, è importante. Faccio un esempio: fino a qualche anno fa ad alcuni adolescenti che giocavano a calcio veniva spesso diagnosticata la pubalgia. Ma la pubalgia è semplicemente un segnale d’allarme di una variante anatomica dell’anca che può portare a un’artrosi precoce. Quindi, se si accerta questa variante dal profilo scheletrico nei giovani, li si può curare chirurgicamente evitando che a 40 o 50 anni abbiano bisogno di una protesi all’anca”.

Anche a livello del ginocchio si può prevenire l’artrosi salvando il menisco e non asportandolo: “I trapianti meniscali non sono ancora così sicuri, spiega l’ortopedico, perché sono realizzati con cartilagine bovina, e comportano un elevato rischio di rigetto, ma la tendenza della medicina è oggi quella di salvare il menisco prevendendo l’artrosi. Negli sport di contatto, torsioni e collisioni mettono sotto tensione i legamenti e il menisco che è ad essi connesso. Ma in età avanzata le lesioni possono verificarsi in assenza di traumi. A livello morfologico si tratta dello stesso fenomeno, ma in quest’ultimo caso è degenerativo e non traumatico”.

L’invecchiamento dell’anca e del menisco non sono uguali in tutti gli individui. In alcuni invecchiano più precocemente, a causa della degenerazione del collagene, in altri più lentamente. “Ma, prima o poi, tutti in età avanzata saremo confrontati con questi problemi. I numeri crescenti di interventi di protesi al ginocchio e all’anca è dovuto al fatto che la nostra popolazione è sempre più sana e al contempo sempre più anziana. Questi punti nevralgici del corpo devono reggere tutto il nostro peso, e l’aumento della speranza di vita fa sì che le articolazioni siano sollecitate per dieci o vent’anni in più rispetto a qualche decennio fa”.

A livello farmacologico ci sono alcuni rimedi, come integratori della cartilagine che funzionano, però, soltanto se il danno non è tropo avanzato, vale a dire se l’artosi non è conclamata. “Un ottimo elemento di prevenzione è l’attività sportiva - spiega il medico -. La massa muscolare è importante, perché stabilizza l’articolazione, un po’ come la ginocchiera che si compra in farmacia: grazie ai muscoli hai la tua ginocchiera naturale. Non credo, per contro, che l’alimentazione possa cambiare il destino delle articolazioni: non ho trovato nulla che lo confermi dal profilo scientifico”.

Sempre a livello di cura, effetti positivi per frenare la degenerazione delle articolazioni li ha, secondo Metzdorf, il sangue piastrinato, prelevato dal paziente e poi centrifugato, che viene iniettato nell’articolazione artrosico per stimolare la ricrescita e il potenziamento della cartilagine. E qui va precisato che il menisco è una parte cartilaginosa, vascolarizzata soltanto per il 20%, ma a differenza dell’unghia, non ricresce spontaneamente. “I primi articoli scientifici dicono che l’uso del sangue piastrinato dà buoni risultati, ma non abbiamo ancora una chiara evidenza scientifica, per cui questa cura, come quella a base di acido ialuronico, non viene rimborsata dalle casse malati”.

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