Foto: l'ombra della croce sulla vetta del Tamaro
ULTIME NOTIZIE Opinioni
Analisi
20.08.2017 - 17:040

"Un anno fa, dopo la strage di Nizza, scrissi: 'Stringiamoci attorno alle nostre croci. E impediamo ai fanatici di altri mondi di piantare bandiere di guerra e di odio sulla nostra terra'. Fui accusato di oscurantismo. Oggi, lo riscrivo dopo la strage di

ANALISI - La reazione a queste bestie deve passare anche dalla volontà di riappropriarci – noi occidentali - dei valori sui quali si fonda la nostra cultura, il nostro modo di essere e di vivere. Trasmettendoli alle giovani generazioni, che vanno cresciute con la linfa della cultura e del sapere, della consapevolezza di appartenere a una civiltà nata da tante civiltà, e non abbandonate nella giungla dell’indifferenza, o nutrite col veleno della realtà virtuale…

di Marco Bazzi

Poco più di un anno fa, il giorno dopo la strage di Nizza, scrissi un articolo che mi valse una valanga di insulti, anche feroci, dal popolo dei social. Pochi apprezzarono, molti mi accusarono di oscurantismo e di aver detto cose che non avevo mai nemmeno pensato. Ma forse era stata colpa mia, che non mi ero fatto capire. Oggi, rileggendo quell’articolo, alcune frasi non le riscriverei, ma il senso di ciò che intendevo dire allora rimane intatto.

Certo, il titolo era forte: “Stringiamoci attorno alle nostre croci. Quelle che si incontrano sui sentieri che salgono verso il cielo. Piantiamole nei nostri giardini. Questi macellai non fanno parte del nostro mondo e vanno espulsi. E se occorre uccisi”.

Quel giorno eravamo stati confrontati con una tragica ‘prima’: un camion si era lanciato a tutta velocità sulla folla sulla Promenade des Anglais. Poi c’è stato l’attacco al mercatino di Natale di Berlino. Poi c’è stata la strage dell’altro giorno sulla Rambla di Barcellona… E in mezzo tanti altri attentati, tanti altri morti.

Forse non ce ne siamo resi conto, perché dimentichiamo, o rimuoviamo, ma il terrorismo di matrice islamica dal 2004 ad oggi ha spezzato oltre seicento, forse settecento, vite innocenti nella sola Europa. Non civili vittime di operazioni belliche, ma persone che stavano vivendo la loro vita quotidiana in luoghi dove non c’è alcuna guerra in corso.

Lo so perfettamente: le nazioni occidentali sono corresponsabili dei conflitti che hanno martoriato il Medioriente. E lo Stato Islamico e la jihad sono mostri nati anche a causa della sciagurata politica estera dei paesi europei, e dei commercianti d’armi occidentali. Però ragionando così arriviamo al giustificazionismo… E non ne usciamo più.

Ma torniamo a quel giorno di poco più di un anno fa: salendo sulle montagne sopra Campo Vallemaggia, avevo incontrato diverse grandi croci di legno, intagliate e piantate lungo i sentieri dalla gente che ha vissuto e vive parte dell’anno in quei luoghi. E da lì presi spunto per scrivere.

Tra coloro che mi hanno criticato, alcuni sostenevano che volessi annientare tutti gli islamici, e non solo i terroristi! Altri farneticavano che volessi obbligare tutti ad abbracciare la fede cattolica (o il cristianesimo) o ad andare a messa la domenica. O che volessi imporre il primato della Chiesa sullo stato laico. O che auspicassi una nuova crociata…
Nulla di più lontano dai miei pensieri e dalle mie idee, profondamente libertarie, tolleranti (ma fino a un certo limite) e anche, sostanzialmente, agnostiche. Ma mi è stato difficile spiegarlo replicando a chi mi ha insultato sui social. Così, provo a rifarlo oggi, dopo il massacro di Barcellona.

Alcuni, commentando il mio articolo, hanno addirittura rievocato le stragi compiute nei secoli scorsi in nome di Dio e della Croce... Ma queste sono cose che sappiamo e che non dimentichiamo. Fanno anche queste parte della nostra storia, che è fatta di epoche buie e luminose, di realizzazioni grandiose e di mostruosità.

Comunque, con quell’articolo, che aveva il pregio e il difetto di essere stato scritto di getto, sull’onda di una profonda rabbia interiore per la strage di Nizza del 14 luglio, volevo solo dire che la reazione sociale al terrorismo e al fondamentalismo islamico che lo fomenta non può passare solo da operazioni di polizia, preventive o repressive che siano. Non ci saranno mai abbastanza protezioni. Siamo e saremo sempre vulnerabili di fronte a un nemico invisibile e imprevedibile.

Volevo solo dire che la reazione a queste bestie deve passare anche, ma questa è una mia personale opinione, dalla volontà di riappropriarci – noi occidentali - dei valori sui quali si fonda la nostra cultura, il nostro modo di essere e di vivere. Trasmettendoli costantemente a chi ci sta intorno, soprattutto alle giovani generazioni, che vanno cresciute con la linfa della cultura e del sapere, della consapevolezza di appartenere a una civiltà nata da tante civiltà, e non abbandonate nella giungla dell’indifferenza, o nutrite col veleno della realtà virtuale, dell'opulenza, del tutto è dovuto, o con l’inutilità del nozionismo… Individui deboli e privi di valori produrranno una società debole e priva di valori.

E in questo complesso di valori non c’è solo il cristianesimo: ci sono tutta l’arte e la filosofia greca, c’è la ‘romanità’… Ci sono gli scritti di Platone, di Aristotele, o di Marco Aurelio o di Adriano… Ci sono i templi di Agrigento o di Selinunte, le sculture di Lisippo, di Fidia, di Callimaco… Ci sono le città fondate dagli antichi, le città in cui oggi viviamo. È un insieme di conoscenze e di opere immortali che, riprese e sviluppate nel corso dei secoli, hanno creato l’humus sul quale si reggono e affondano le radici il nostro mondo, il nostro pensiero, il nostro modo di esistere. La nostra civiltà, insomma.

Che senso ha, però, oggi, accusare i greci di aver fomentato guerre, o di aver sacrificato vite umane agli dei? Che senso ha ricordare che i romani massacravano chi si opponeva alle loro conquiste, che costruivano arene per uccidere schiavi o cristiani, che avevano un macabro gusto per il sangue versato? Non ha nessun senso. Questa è stata la storia. Questa è stata la nostra storia. E della nostra storia fanno parte anche i massacri in nome di Dio.

Così, in quell’articolo, indicavo nella croce - che per me è un simbolo cristiano, certo, ma ha un valore storico e culturale di identità anche per chi si ritiene laico o agnostico - un elemento di comunanza, di aggregazione, di condivisione, come una bandiera che raccoglie in sé i colori di tutte le bandiere.

Fateci caso: su ogni vetta delle nostre montagne c’è una croce. È lì per coloro che credono e che non credono. E tutti coloro che raggiungono la vetta la toccano, alcuni l’abbracciano. È un simbolo. Segno di una cultura secolare che ha prodotto ingiustizie e massacri, certo, ma che ha anche dato vita ai capolavori della nostra civiltà: architettura, pittura, musica, letteratura… Senza la croce, senza la fede e la cultura che l’hanno ispirata, non ci sarebbero stati Giotto, Michelangelo, Leonardo, Bach, Mozart, non ci sarebbe stato Bernini, ma nemmeno Gaudì, la cui Sagrada Familia era nel mirino degli jidhaisti di Barcellona, e solo per un caso non è stata colpita.

Ricordo che il mio tema di maturità fu il titolo di un’opera di Francisco Goya datata 1799: “El sueño de la razón produce monstruos”, “Il sonno della ragione genera mostri”. Fu lo stesso Goya a spiegare il significato di quell’incisione: “La fantasia priva della ragione genera impossibili mostri: unita alla ragione è madre delle arti e origine di meraviglie”. Dovremmo ricordarcene sempre.

Concludo riprendendo alcuni passaggi dell’articolo scritto dopo la strage di Nizza: “Qui ci sono in gioco le nostre vite, il nostro modo di vivere, giusto o sbagliato che sia, qui ci siamo in gioco noi, con la nostra storia, personale e collettiva, con la nostra cultura. È la vita di tutti noi ad essere sotto attacco. E forse oggi lo ha capito anche chi non riusciva a capirlo. L’errore più grave che possiamo commettere è cedere al senso di colpa, che apre la via alla giustificazione dell’odio e del terrore. Nessun senso di colpa di fronte a questi macellai (…). E impediamo ai fanatici di altri mondi di piantare bandiere di guerra e di odio sulla nostra terra. Non c’è più margine per la tolleranza. Nessun margine”.

Resta connesso con Liberatv.ch: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
Tags
articolo
strage
cultura
civiltà
nizza
storia
valori
croci
giorno
guerra
News e approfondimenti Ticino
© 2024 , All rights reserved