SECONDO ME: “L’omogenitorialità sulla via di una legislazione monca. In Svizzera vige purtroppo ancora una concezione estremamente tradizionalista del nucleo familiare. Una linea di pensiero che non è ormai più adeguata alla realtà sociale”
di Zeno Casella*
Osservando i risultati di questa legislatura pare di scorgere alcune timide ma significative aperture da parte della politica federale in materia di diritti civili per le coppie omosessuali: prima su tutte spicca l'introduzione della possibilità di adozione dei figliastri da parte delle famiglie omoparentali, approvata dalle Camere ed ora nelle mani del Consiglio federale, incaricato di formulare un messaggio sulla questione. Anche da alcuni sondaggi recentemente realizzati da Vimentis (che si è occupata di verificare la sensibilità in materia da parte dei candidati alle prossime elezioni federali) e da Marketagent.com (che ha mostrato come il 58% degli svizzeri sarebbe favorevole alle adozioni da parte di coppie gay) emergono dei dati piuttosto incoraggianti.
Tuttavia non ci è concesso nutrire eccessive illusioni: tali indagini rispecchiano infatti solo fino a un certo punto la realtà effettiva (specie se condotte in periodi di campagna elettorale) e se l'esito delle votazioni dovesse rispecchiare quello delle ultime proiezioni elettorali, la destra di matrice cristiano-conservatrice uscirebbe fortemente rafforzata dalle urne, compromettendo i successi raggiunti finora e vanificando qualunque nuova proposta di carattere progressista in tale ambito.
Occorre inoltre riportare l'attenzione sulla reale portata della mozione riguardante la possibilità per le coppie omosessuali di adottare i figli di uno dei partner: benché la sua accettazione rappresenti indubbiamente un'importante vittoria, tale decisione non può a mio avviso venir considerata come un successo soddisfacente sulla questione delle adozioni. Al di là del fatto che essa non è ancora vincolante (si attende ancora la votazione finale sulla base del messaggio del Consiglio federale), possiamo infatti facilmente notare come la modifica di legge approvata dalle Camere sia molto differente rispetto alla mozione originaria, frutto della petizione denominata “Opportunità uguali per tutte le famiglie” (lanciata da varie associazioni LGBT svizzere).
Questa prevedeva la completa parità di trattamento tra coppie eterosessuali e omosessuali in materia d'adozione, grazie ad un diritto d'adozione fondato sul benessere del fanciullo e non sull'orientamento sessuale degli aspiranti genitori adottivi: ciò avrebbe permesso di porre fine ad una grave situazione di discriminazione omofoba e di regolarizzare una situazione già oggi largamente diffusa (come ha del resto ricordato nel suo rapporto anche la Commissione degli affari giuridici del Consiglio degli Stati). Tuttavia il Consiglio nazionale ha ridotto in maniera molto marcata i benefici connessi a una simile modifica di legge, limitando l'adozione ai figli frutto di una precedente unione di uno dei due partner: in questo modo alla maggioranza delle coppie omosessuali viene di fatto preclusa ogni possibilità di creare una famiglia! Pensiamo a tutte quelle persone che hanno sempre avuto un orientamento omosessuale, che non hanno mai stabilito un'unione coniugale con una persona dell'altro sesso (come può essere il caso per una persona resasi cosciente della propria omosessualità solo ad una certa età) o che semplicemente non hanno mai biologicamente avuto la possibilità di avere dei figli (a causa di problemi di sterilità): esse non vengono minimamente considerate nella riforma legislativa in questione.
Benché gli ambienti scientifici abbiano ormai assodato l'assenza di ripercussioni nello sviluppo dei figli dovute all'orientamento sessuale dei genitori (come attestano numerosi autorevoli studi, tra i quali quelli condotti dall'Università di Melbourne e dall'American Academy of Pediatrics) e le esperienze maturate in vari paesi europei e stati americani si siano dimostrate più che positive, in Svizzera vige purtroppo ancora una concezione estremamente tradizionalista (e francamente piuttosto retrograda) del nucleo familiare. Tale linea di pensiero non è ormai più adeguata alla realtà sociale attuale e si impone un cambiamento di mentalità: da parte mia e del mio Partito mi auguro quindi che si riesca finalmente a non considerare più la famiglia sotto l'aspetto dell'orientamento sessuale dei genitori, bensì che si inizi a porre piuttosto l'accento sull'affetto e sulle attenzioni che questi possono destinare al bambino.
*candidato al Consiglio nazionale per il Partito Comunista (lista 12)