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27.01.2017 - 12:550
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

"La scuola che vogliamo" vs "La scuola che verrà", Pamini e Morisoli: "Ora sappiamo che tutto il Governo sta con Bertoli e con chi al DECS sta lavorando alla riforma"

SECONDOME - I due deputati promotori dell'iniziativa: "Spiace che il Governo, con la sua presa di posizione, si metta dalla parte di preservare e perpetuare il potere centrale dipartimentale"

di Paolo Pamini e Sergio Morisoli *

Lo scorso 29 settembre 2016 noi due deputati di AreaLiberale [Sergio Morisoli e Paolo Pamini], ma anche come proposta de La Destra in parlamento, abbiamo presentato l’Iniziativa parlamentare elaborata no. 464 dal titolo “La scuola che vogliamo: realista. Pluralità di istituti nell’unità educativa”.

Iter del dibattito sulla riforma scolastica

La legge prevede che ad esprimersi, oltre alla Commissione scolastica e quindi il Gran Consiglio entro 18 mesi, sia anche il Governo presentando un messaggio entro 9 mesi. Si tratta quindi di due binari che confluiscono in Commissione scolastica.
Mercoledì il Governo ha rispettato i termini di legge e ha espresso il suo parere sulla nostra proposta di riforma scolastica con un documento (il Messaggio no. 7274) completo e articolato di 27 pagine. Ora la Commissione scolastica ha a disposizione 2 documenti: la nostra IE464 e il M7274 del Governo in risposta alle nostre proposte; nei prossimi mesi dovrebbe giungere il Messaggio del Governo sulla Scuola che verrà. Il quadro per il dibattito e l’approfondimento sulla riforma scolastica almeno a livello di iter istituzionale sta rapidamente prendendo forma.

La novità da mercoledì: Il Governo condivide le posizioni del DECS e dell’On. Bertoli

Fino a ieri, quello che si intuiva, si speculava, si capiva e si sapeva del progetto della Scuola che verrà rientrava nella visione e nella volontà di riforma dell’On. Bertoli e dello staff del DECS che sta lavorando a tale cantiere.
Il documento presentato ieri dal Governo in risposta alla nostra iniziativa è molto importante e molto prezioso: con questo atto formale non è più solo il capo del DECS a pensarla in un certo modo ma è l’intero Governo che condivide le risposte e le posizioni di Bertoli e del DECS.

Questo salto di livello non è un dettaglio, sul lungo cammino della riforma scolastica che dovremo affrontare. In buona sostanza, ieri il Governo (e non più solo Bertoli) rispondendo alla nostra iniziativa dice sì a certe cose e chiude definitivamente la porta su altre proposte di riforma.  Messo di fronte ad alcuni passaggi obbligati, o se preferite alle 35 biforcazioni di strada (tanti sono gli articoli di legge scolastica che proponiamo di cambiare), il Governo ha scelto di andare da una parte e non dall’altra. Per questo d’ora innanzi è corretto parlare del Governo e non più solo del DECS nel merito del Messaggio 7274.

Se, come detto, fino a ieri si poteva rimanere nel quadro delle supposizioni su certe aperture rispetto a dei punti di riforma non tanto nel campo di Bertoli ma dell’intero Consiglio di Stato, da ieri non è più il caso. Con il Messaggio 7274 il Governo ci dice direttamente e indirettamente da che parte sta. Oggi sappiamo che sta totalmente dalla parte di Bertoli e, sostenendo i suoi rifiuti alle nostre proposte, comunica a noi iniziativisti ma anche a tutti quelli che si stanno occupando della riforma scolastica che il Governo ha già fatto delle scelte forti.

Non è ancora questa la sede per spiegare e analizzare i nostri 35 articoli di legge alla luce delle risposte del Governo, lo faremo compiutamente e nel dettaglio nei prossimi mesi. Oggi però ci preme far capire in generale e per grandi linee secondo i Capitoli della nostra proposta quali vie il Governo ha escluso con la scelta di non dar seguito alle nostre proposte.

Aspetti formali giuridici e aspetti finanziari

Nel documento del Governo ci sono anche alcuni punti condivisi, quelli che vanno in una direzione simile ad alcuni aspetti finora intuiti nella Scuola che verrà. Ci sono dei punti critici e pertinenti che accettiamo e che occorre togliere dal tavolo perché creano solo confusione, almeno in questa fase preliminare: quelli giuridici e quelli finanziari. Il nostro testo è tutt’altro che un documento perfetto dal punto di vista del formalismo e della tecnica giuridica, lo Stato dispone di decine e decine di giuristi e non vediamo il problema a che siano loro a correggere se del caso ciò che va corretto; inutile che il Governo ogni tre righe scriva che l’articolo non va formulato in quel modo o che occorre modificare un’altra legge. Alla fine della nostra proposta di legge diciamo chiaramente che occorrerà adeguare e cambiare tutte le basi legali dirette e indirette che hanno a che fare con il testo di legge da noi proposto. Siamo ben contenti e pronti ad accogliere qualsiasi correzione in senso giuridico-formale.

Sul costo indicativo del progetto da noi proposto per ora soprassediamo. Si potrebbero incaricare 5 contabili e avremmo 5 risultati diversi quanto al costo. Le indicazioni di costo minimo di CHF 14.3 mio e massimo di CHF 93.3 mio. per il Cantone non hanno alcuna rilevanza, fin tanto che non si sarà scelta una linea e decisi di comune accordo i parametri di calcolo. Per ora è come dire a qualcuno che chiede il prezzo di un’automobile che può andare da quello di una Fiat Panda a quello di una Rolls Royce.

Le grandi scelte che tutto il Governo ha fatto mercoledì 25 gennaio 2017 in materia di strategia di riforma scolastica

Veniamo al merito della risposta del Governo e più in particolare analizziamo, come detto senza per ora entrare nel dettaglio degli articoli di legge, sulla base dei nostri Capitoli strategici a cosa il Governo ha detto definitivamente di NO.

1. Una rete educativa integrata: scuole, enti sportivi, culturali, sociali e club.
Il Governo non entra nel merito della distinzione tra istruzione e educazione, e quindi nemmeno di un riparto decentralizzato e complementare (sussidiario) di tali offerte educative favorendo le iniziative dal basso. Ribadisce il primato e il monopolio della scuola statale sia nell’istruzione che nell’educazione dell’obbligo.

Non dà nessuna apertura che possa sgravare di compiti educativi la scuola quanto istituzione e fare tesoro delle risorse educative disseminate nel territorio. Al massimo le tollera (con fatica), ma non le eleva a elementi strategici integrati di educazione come la nostra Iniziativa propone. Del resto l’impressione che ne esce, è che il Governo abbia fatto sua l’idea di tenere il più lontano possibile chi non si occupa di scuola professionalmente: ossia genitori, datori di lavoro, volontari.

Eppure proprio su questi temi il giorno prima, martedì 24 gennaio 2017, il Parlamento ha votato a larga maggioranza due oggetti che andavano nella direzione opposta: coinvolgere i genitori e le organizzazioni economiche nei servizi di orientamento e promuovere chi si dedica a sport e cultura.

2. Pluralità di istituti: scuole pubbliche statali e scuole pubbliche private parificate
Sul concetto di servizio pubblico come inteso dal Governo non ci esprimiamo in questa sede perché merita un grosso approfondimento a parte. Diciamo solo che è ideologico, vecchio e inadeguato ai tempi e alla realtà.

Per ciò che riguarda invece il pregiudizio, la disistima del ruolo delle scuole private nel concorrere nello svolgere un servizio pubblico di alta qualità e complementare, dal documento traspare in abbondanza l’ideologia personale del capo del DECS (già espressa martedi scorso in Gran Consiglio nel dibattito sulla scuola per gli sportivi di élite).

Ora con la firma del presidente Beltraminelli tale ideologia è formalmente sposata anche dall’intero Governo. Il non voler valutare minimamente, né prendere in considerazione positiva l’apporto positivo delle scuole private in un’ottica moderna di sistemi integrati e non unitari e totalitari, è espresso in modo più che chiaro. Il Governo aderisce ad una visione ottocentesca e intransigente che è difficilmente comprensibile a chi osserva la realtà e soprattutto i bisogni reali di allievi, genitori, e docenti.

Il tema prende anche uno spazio spropositato nella risposta del Governo, segno questo che il focus si è concentrato soprattutto su questo punto anziché su altri della riforma da noi proposta.

3. Unità educativa: obiettivo comune, percorsi diversi e metodi differenziati.
Nel complesso degli articoli che toccano questo importante tema didattico ci sono dei punti in comune. Il Governo non si sbilancia né in bene né in male ma indica che la Scuola che verrà ha dei punti in comune con la nostra proposta.

Leggiamo invece una forte chiusura per quel che riguarda invece la distribuzione (anche parziale) di competenze e deleghe in questo ambito alla “scuola operativa” anziché al Dipartimento.

4. Nuove regole del gioco: delega, libertà, responsabilità e feedback attivo.
Questo è il tema centrale della nostra proposta di riforma. Se è vero che le sedi scolastiche sono ben gestite, che ci sono ottimi docenti e che le direzioni sono all’altezza del difficile compito, allora non si capisce la totale chiusura del Governo nel provare a concedere loro molte più libertà e responsabilità.

Il Governo esprime chiaramente che, pur con leggere concessioni di autonomia, le sedi sono degli enti esecutivi della volontà iscritte nelle leggi e di quelle del Dipartimento.

Riteniamo invece, noi proponenti dell‘iniziativa, che proprio su questo tema si giocherà la vera o la falsa riforma della scuola ticinese. Il rilancio della scuola potrà avvenire unicamente se il potere centralista del Dipartimento viene frazionato e distribuito sul territorio in modo equo e efficace, e se la logica di potere verticistico si sostituisce a una logica partecipativa anche nelle decisioni che contano e non solo per le questioni “banali di piccola cassa”.

Spiace che il Governo, con la sua presa di posizione, si metta dalla parte di preservare e perpetuare il potere centrale dipartimentale.

5. Nuove funzioni docenti e dirigenziali
Unitamente al punto precedente (nuove regole e di potere), questo è il livello fondamentale della nostra proposta di riforma: la fiducia, la valorizzazione, la libertà per chi è al fronte di un compito difficilissimo.

La risposta per la verità lascia alcune piccole aperture, ma nel complesso concepisce le risorse umane al fronte in un ruolo reattivo e esecutivo anziché proattivo e imprenditoriale. Soprattutto nel ruolo di dirigenti si ricade a deleghe marginali amministrative anziché a deleghe di sostanza.

6. Centralità docente-allievo
Il tema non è affrontato ma prevale un concetto alla rovescia: è il Dipartimento, ossia gli esperti, che sa cosa, come e quando occorre insegnare e non il contrario.

A nostro giudizio, è invece il docente il fulcro dell’azione scolastica che deve potersi avvalere, secondo necessità, dei supporti degli esperti.

Il Governo spazza via anche le proposte di cambiare nell’arco della carriera personale i compiti del docente, così come l’idea del percorso di abilitazione ammorbidito, oppure ancora di lasciar assumere ai docenti ruoli complementari importanti non strettamente didattici.
Conclusioni
Come detto all’inizio ringraziamo il Governo perché in modo trasparente ci ha comunicato in tempi corretti e in modo approfondito cosa non gradisce della nostra riforma. Ringraziamo il Governo soprattutto perché ha già fissato dei paletti importanti in relazione a quello che non vuole riformare.

Su questo secondo aspetto ora si apre certamente un grosso lavoro nella Commissione scolastica che però, come convenuto, resterà forzatamente parziale fintanto che non giungerà formalmente da parte del Governo il Messaggio sulla Scuola che verrà.
Cionondimeno, genitori, cittadini, docenti, allievi e imprenditori possono iniziare ad affrontare il tema scuola, che concerne tutti, con qualche elemento in più grazie alla chiarezza del Governo.

Per concludere, il Governo non ha detto solo no alla nostra Iniziativa, ma ha già detto no a diverse ipotesi di lavoro che fino a ieri potevano a livello di Governo essere valutate diversamente. Nei mesi a venire, la Commissione scolastica e il Parlamento hanno certamente materia prima per cercare eventualmente di scoprire se c’è una “terza via” che consideri il meglio della Scuola che vogliamo e della Scuola che verrà. Il Paese, i cittadini e la società civile hanno ora l’opportunità di diventare parete attiva del dibattito, è quello che noi iniziativisti pensiamo di fare mettendoci a disposizione in forme diverse per far conoscere la nostra proposta in dettaglio, la situazione generale e raccogliere preziosi input per lavorare al progetto definitivo di riforma scolastica che dovrà uscire dal Parlamento nei mesi (anni…) a venire. È indubbiamente il cantiere del secolo, concerne tutti, e l’architetto non può essere uno solo, men che meno solo l’architetto verticistico di Stato.

* iniziativisti e deputati di AreaLiberale (La Destra)
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