SECONDO ME
L'8 marzo di Nicoletta Barazzoni: "Oggi mi travesto da uomo e faccio sciopero... Non per sminuire le lotte di inizio '900 in nome della rivendicazione femminile, ma perché..."
SECONDOME - "All'inizio del terzo millennio incontro ancora classificazioni, divisioni, etichettature, disparità di pensiero e di azione. Ma cosa assai grave faccio i conti con le generalizzazioni, che sono una scorciatoia comoda ma pericolosa"
foto: un dipinto di Magritte
di Nicoletta Barazzoni *

Oggi mi travesto da uomo (in senso figurato) e faccio sciopero perché la vera festa della donna la potrò ritenere tale e vivere nella sua pienezza e completezza quando avremo, ognuno di noi, uomini e donne, riconosciuto, non solo a parole ma nei fatti, nell'altro/a le differenze ma anche le uguaglianze come una ricchezza e non al contrario, come una realtà che ci allontana ancor più gli uni dalle altre e viceversa.

Legittimandoci spesso a esercitare dei rapporti di forza,  anche in maniera bidirezionale, siamo ancora condizionati da categorie di pensiero del genere: le donne sono fatte così, la pensano così, si comportano così e gli uomini altrettanto. Da queste contrapposizioni scaturisce uno schema rigido, con il quale spesso mettiamo in atto un meccanismo di difesa, che scatta spesso di fronte a chi non ci rappresenta e non è uguale a noi.

Ma è proprio nell'essere uguali o nel credersi tali che emerge invece la nostra unicità individuale, perché non ci sono impronte digitali che si assomigliano, e quindi questo determina la nostra irripetibilità.

Oggi non mi travesto da uomo e faccio sciopero per sminuire le lotte di inizio '900 in nome della rivendicazione femminile, anche perché, nei lunghi anni, ho scritto tanti articoli schierati a favore di questa data storica. Oggi mi travesto da uomo e faccio sciopero (simbolicamente) con me stessa e nei confronti di quegli uomini meravigliosi, speciali ed emancipati che ho conosciuto e conosco perché la mia responsabilità, quando penso a loro e sorrido, nel festeggiare questa ricorrenza, dipende da come mi rapporto a loro in particolare e agli uomini in generale, in quanto portatori di diversità ma anche di possibilità di confronto, nella ricerca di quel terreno comune sul quale vorrei costruire e poter vivere.

Ma all'inizio del terzo millennio incontro ancora classificazioni, divisioni, etichettature,  disparità di pensiero e di azione. Ma cosa assai grave faccio i conti con le generalizzazioni, che sono una scorciatoia comoda ma pericolosa che mette nella stessa fossa comune quel che invece andrebbe valorizzato e soprattutto identificato come la parte per il tutto, la metonimia direbbero i linguisti. Quella parte che distanziandosi permette al contempo la vicinanza tra le parti. Oggi vorrei che anche gli uomini scioperassero travestendosi da donna, come nel film Tootsie, anche se un travestimento non potrà mai raccontarci e farci capire cosa intimamente prova ognuno di noi, che vive nella sua pelle.

* giornalista

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