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22.02.2024 - 12:290

Sergio Morisoli: “ll socialismo non è scomparso, è solo mutato geneticamente. E resta pericoloso”

Il capogruppo UDC: "Le conseguenze? Finanze statali sfasciate, debito pubblico in esplosione, mercato del lavoro martoriato, economia in crisi, costi sociali incontrollabili…"

di Sergio Morisoli *

Fermiamo il declino: stop alle politiche di sinistra. Non è uno slogan elettorale, bensì la prima misura necessaria e concreta per iniziare l’inversione di tendenza. Perché? Perché nulla accade per caso, e la situazione attuale ha un’origine, una causa verificabile; non bisogna andare lontano, vale anche qui da noi.

Il socialismo non è scomparso e non è meno pericoloso di quello del secolo scorso (la Presunzione fatale ben descritta dal Nobel F.A. Hayek). È solo mutato geneticamente e si è diffuso negli altri partiti.

Come?

Per cominciare, i socialisti hanno abbandonato la lotta di classe, avendo capito a) che l’hanno persa, e b) che l’economia capitalista è utile e serve a riempire le casse dello Stato e pure per finanziare i loro piani.

Hanno cambiato obiettivo: ora vogliono abbattere i valori e le regole del gioco che hanno prodotto benessere individuale e prosperità per tutti in Svizzera. Cioè i capisaldi della nostra vecchia, sana, buona, noiosa politica borghese che tutti ci invidiano.

Il socialismo trasversale e diffuso in tutti i partiti ora si chiama statalismo e centralismo. Questo concetto è più sdoganabile ed esportabile, va oltre i confini del classico Partito socialista.

Questi due fenomeni, statalismo e centralismo, sono i due veri nemici del benessere, della libertà, della responsabilità individuale, dell’economia e del sistema istituzionale svizzero e ticinese.

Lo statalismo pianifica la vita dei cittadini e delle imprese in ogni ambito dalla culla alla bara, e il centralismo burocratico la dirige. Purtroppo questa tentazione di perseguire dall’alto il “perfettismo” sociale ed economico, è molto attrattiva per troppi non socialisti, per questa ragione le politiche di sinistra crescono e trovano terreno fertile trasversalmente nel Governo e in Parlamento.

Non è facile accorgersi della efficace mutazione genetica del socialismo e della sua efficienza nel diffondersi ben oltre al classico terreno dell’economia.

Per capire il mutamento in atto, eccovi qualche esempio di cosa il socialismo geneticamente modificato sta producendo:

- diritti illimitati senza doveri e deresponsabilizzazione individuale;

- ingerenza e ostacoli all’economia;

- iper regolamentazione, eccesso di controlli, permessi e certificazioni a go-go;

- prestazioni sociali “à la carte” e a pioggia;

- moltiplicazione di imposte, tasse e balzelli;

- consumismo pubblico;

- clientelismo partitico;

- immigrazione libera e incontrollata;

- assorbimento automatico del diritto UE in moltissimi campi;

- centralismo decisionale e dirigismo burocratico dall’alto;

- spendere malamente i soldi degli altri o quelli che non ci sono;

- libertinaggio dei comportamenti;

- relativismo etico e perdita di senso civico;

- caos culturale e identitario;

- integralismo ecologico;

Lo statalismo e il centralismo che promuovono queste politiche hanno superato di gran lunga per attrattiva la lotta di classe tra “padroni e operai”. Il socialismo in queste forme nuove sta prendendo il sopravvento culturale, nel modo di ragionare in molti campi della politica, nel modo di fare le Leggi e nel rapporto cittadino - Stato.

Le conseguenze si vedono chiaramente perfino alle nostre latitudini:

Lavoro: precario

Famiglie tradizionali: penalizzate

Aziende serie: demonizzate

Contribuenti: strizzati

Ceto medio: dimenticato

Proprietà privata: punita

Bilaterali: subiti

Stato: costoso e deficitario

L’eredità del socialismo geneticamente modificato appare ormai chiara, è lì da vedere: le finanze statali sfasciate, il debito pubblico in esplosione, il mercato del lavoro martoriato, l’economia in crisi, i costi sociali incontrollabili, l’emigrazione giovanile galoppante, il malessere sociale generalizzato, i buoni contribuenti che se ne vanno e le ditte a valore aggiunto che non vengono.

Ci sono tempi in cui in politica si ha il previlegio di poter costruire, sognare, crescere; altre volte invece prima di poter costruire positivamente occorre fermare le storture. Noi ci troviamo in questa seconda realtà.

Dobbiamo bloccare il declino impedendo al consociativismo di sinistra di continuare a spingerci dentro. Ci è chiesto di fare il contrario di quello che da anni fanno loro. E ci sono solo poche cose adatte e subito efficaci per ottenere questo risultato:

1) Controllare il potere della burocrazia e di chi governa

2) Spingere il Parlamento a fare il legislatore e il Governo l’esecutivo

3) Far rispettare le regole del gioco e le decisioni democratiche

4) Dare voce ai cittadini in Parlamento e con la democrazia diretta, non nelle piazze

5) Impedire le decisioni che vanno a scapito del ceto medio, delle famiglie e delle aziende

6) Imporre la parsimonia allo Stato e bloccare il “tassa e spendi” dei soldi dei cittadini

7) Lasciare più soldi nelle tasche dei cittadini

8) Togliere i bastoni dalle ruote di chi vuol fare, intraprendere, produrre e creare lavoro

9) Decentralizzare il potere dando fiducia alla società civile in tutte le sue forme

10) Comprimere le attività dello Stato: da estensivo a intensivo

 
* Capogruppo UDC in Granconsiglio

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