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07.04.2024 - 08:080
Aggiornamento: 09.04.2024 - 16:05

Emanuele Stauffer: "In Ticino la giustizia non solo non è uguale per tutti, ma è un terno al lotto"

Durissimo intervento dell'ex procuratore pubblico: "Il problema, mai risolto e che la politica non vuole risolvere, riguardante le modalità di scelta e di nomina dei magistrati"

di Emanuele Stauffer*

In un recente articolo (‘Manager truffatori quasi mai in prigione’), Paolo Bernasconi ricorda che la giustizia non è uguale per tutti giacché la qualità della difesa fa la differenza, o meglio: la può fare. Nulla di più vero; la legge del denaro condiziona la giustizia. Ma spesso ci mette del suo anche lo stesso amministratore della giustizia, poiché a provocare disparità è il magistrato inquirente medesimo. Torniamo così al problema, mai risolto e che la politica non vuole risolvere, riguardante le modalità di scelta e di nomina dei magistrati.

Un magistrato debole, impreparato, incompetente genererà, alternativamente, due conseguenze: affosserà da solo l’inchiesta senza che l’avvocato debba fare molto (cosa da noi assai frequente) o soccomberà dinanzi alle maggiori conoscenze e all’abilità del difensore.

Il sistema svizzero (ed europeo in generale) è di tipo inquisitorio e non accusatorio. Ciò significa che il magistrato inquirente deve procedere lui stesso all’acquisizione dei mezzi di prova pertinenti, sia a carico che a scarico. Deve garantire lui l’equilibrio necessario nello svolgimento dell’indagine, a tutela degli interessi della difesa e delle vittime. Questo sistema, in sé, dovrebbe essere garante di una giustizia equilibrata e, soprattutto, maggiormente insensibile alle influenze della difesa, quindi alle qualità di quest’ultima. Nel sistema americano, invece, il procuratore pubblico è accusatore. La difesa, dal canto suo, deve produrre le prove a scarico. Maggiori saranno le sue disponibilità e maggiore sarà la possibilità di contrastare la tesi dell’accusa. La disparità di trattamento fra imputato ricco e imputato meno abbiente è quindi una conseguenza naturale del sistema.

Nel sistema nostro, invece, l’imputato meno privilegiato dovrebbe poter contare sul magistrato inquirente, garante dell’equilibrio e del rispetto della parità di trattamento. Altrimenti detto, il sistema dovrebbe garantire che il magistrato tratti secondo le stesse modalità, la stessa attenzione, la stessa intensità, gli stessi parametri, un imputato ricco e ben difeso da un imputato privo di mezzi e affidato al caso. Purtroppo però questo sistema cade, quando si cumulano due fattori: il caso è complesso e il magistrato è incompetente. Ovvero, ciò che regolarmente capita in Ticino. Soprattutto nel settore finanziario, o più in generale in quei casi in cui le fattispecie sono per natura complicate e coinvolgono solitamente persone se non ricche, quantomeno in grado di farsi assistere da un buon difensore. In questi casi, l’incompetenza del magistrato provocherà da sola il risultato auspicato dalla difesa. D’altro canto, basta dare un’occhiata ai nomi che compaiono nelle cronache giudiziarie in Ticino per capirlo.

Come mai, oggi, per la stragrande maggioranza dei processi finanziari compaiono praticamente i nomi di un paio di procuratori pubblici e non di altri? Non dimentichiamo che a occuparsi di finanziario vi sono altri cinque o sei procuratori. Come mai questi altri soggetti non sono mai in aula? Qualcuno perché appena arrivato, certamente, ma altri (tanti) lavorano sul campo da anni se non da decenni. Se non si vedono non è perché non ricevono casi. Semplicemente perché sono meno competenti e non hanno le capacità necessarie per condurre e concludere inchieste complesse. È sempre stato così peraltro. Ieri come oggi.

Ricordo benissimo, qualche anno fa, una situazione in cui due casi praticamente identici hanno avuto un esito diametralmente opposto. Per il primo caso, apertosi l’ultimo giorno di un mese, era competente il procuratore A; per il secondo caso, apertosi o dichiaratosi il giorno dopo, ossia il primo giorno del mese successivo, complice il cambio di turno, era competente il procuratore B. Per il primo caso si andò in aula in tempi relativamente brevi e vi fu una condanna normale. Il secondo caso, per quanto ricordi, non venne mai chiuso. Rimase, come molti altri casi ignoti ai più ma non per questo meno importanti, fermo nei cassetti della Procura sebbene tra l’altro la persona avesse subito una detenzione preventiva e la colpevolezza fosse evidente. Me lo fece notare l’avvocato difensore di entrambe le persone implicate. Casi come questi sono purtroppo molto frequenti, solitamente noti ai soli diretti interessati poiché, è bene ricordarlo, solo una piccola parte dei procedimenti che vengono aperti ha un risvolto mediatico. Gli scandali che periodicamente scoppiano rappresentano solo la punta dell’iceberg.

Ecco, questo è ciò che capita regolarmente da noi. Il procedimento penale, il suo esito cioè, dipende da chi lo gestisce. La giustizia quindi non solo non è uguale per tutti, ma è un terno al lotto. Riprendendo quanto detto da Paolo Bernasconi: guadagnare tempo, in una strategia difensiva, non guasta mai. Il più delle volte però non è nemmeno necessario, tanto ci pensa il procuratore...

*avvocato e già procuratore pubblico - articolo pubblicato su La Regione

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