"La storia ci racconta di una terra dove da secoli vivevano in larga maggioranza popolazioni arabe e dove quella ebraica costituiva una minoranza"
di Marco Noi*
Per certe persone, la storia nel Medio Oriente sembra cominciare solo con il 7 ottobre 2023, quando Hamas ha perpetrato una strage nei territori ebraici uccidendo ca. 1400 persone e facendo parecchi osteggi. Questa strage sarebbe la giustificazione per ciò che poi Israele ha fatto e ancora sta facendo, una strage ben maggiore, per la quale, ora, non si ha più paura ad utilizzare il termine “genocidio”. Ebbene no, la storia non comincia con il tristissimo e dolorosissimo 7 ottobre 2023. La storia ci racconta di una terra dove da secoli vivevano in larga maggioranza popolazioni arabe e dove quella ebraica costituiva una minoranza.
La storia racconta che per sanare un problema in Europa – la persecuzione ebraica tra le due guerre mondiali –, sotto la protezione dell’Impero britannico, si è creato un problema nel lembo di terra scelto quale dimora per la diaspora ebraica. Arnold Toynbee, rinomato storico britannico, nel 1968 racconta così questa parte della storia: “Durante tutti questi trent’anni i britannici ammisero in Palestina, anno per anno, una quota di immigrati ebrei che variava a seconda della forza delle rispettive pressioni degli arabi e degli ebrei a ciascun momento. Questi immigrati non sarebbero potuti venire se non fossero stati protetti da un “filo spinato” britannico. Se la Palestina fosse rimasta sotto il governo Turco-Ottomano, o se fosse diventata uno stato arabo indipendente nel 1918, gli immigrati ebrei non sarebbero mai stati ammessi in Palestina in un numero sufficientemente ampio da renderli capaci di superare gli arabi palestinesi in questo paese del popolo arabo. Il motivo per cui lo Stato di Israele esiste oggi e per il quale oggi un milione e mezzo di arabi palestinesi sono profughi è che, per 30 anni l’immigrazione ebraica fu imposta agli arabi palestinesi dalla potenza militare britannica fintanto che gli immigrati furono sufficientemente numerosi e sufficientemente armati per provvedere a sé stessi con i loro carri armati e areoplani. La tragedia della Palestina non è soltanto una tragedia locale: è una tragedia per il mondo, perché è un’ingiustizia che minaccia la pace nel mondo”.
Queste parole risuonano con la stessa verità ancora ai nostri giorni, come un monito purtroppo inascoltato, poiché Israele sotto la protezione del “filo spinato” statunitense ha continuato a disattendere un numero di risoluzioni ONU (Assemblea generale, Consiglio di sicurezza, Consiglio diritti umani) che non si conta più. Così i territori originariamente assegnati al popolo palestinese arabo, oltre a non essere liberamente a disposizione dello stesso, si sono nel tempo “sciolti” come i ghiacciai delle nostre Alpi sotto le continue occupazioni dell’esercito israeliano e gli insediamenti dei coloni. Così, quei territori che un tempo erano occupati da popolazioni prevalentemente arabe, sono ora diventati quasi tutti israeliani e si sono estesi, guarda caso, fin dove desideravano gli estremisti sionisti (Irgun e Banda Stern) che negli anni ’30-40 del secolo scorso “assicuravano” con atti terroristici l’espansione della colonizzazione dei territori e i cui eredi sono ora ben rappresentati nel Governo di Israele e nella Knesset.
Chissà come avremmo agito noi se fossimo stati nei panni del popolo palestinese. Avremmo detto senza battere ciglio “prego accomodatevi, occupate pure i nostri territori, espropriateceli pure, cambiategli pure il nome, prendeteci l’acqua, assediateci pure togliendoci cibo, combustibile e aiuti umanitari e per giunta, fatelo anche con la forza e la violenza, uccideteci pure vecchi, donne e bambini che intanto noi ci rivolgeremo a voi sempre con il sorriso sulle labbra, senza reagire e difenderci?
No, la storia non comincia il 7 ottobre 2023 e se si osasse un minimo di onestà intellettuale – non si pretende di andare al leggere i vari rapporti ONU, non da ultimo il Rapporto Goldston sui crimini perpetrati da Israele nell’operazione “Piombo fuso” – e si provasse semplicemente a calarsi nei panni del popolo palestinese, forse il nostro Governo federale e il Parlamento, così come certe persone, assumerebbero ben altri toni e posizioni. Il monito dello storico Toynbee è purtroppo sempre attuale.
*co coordinatore Verdi