Il presidente UDC: "La verità è semplice: chi ci governa non ha più il coraggio di decidere. Parla di dialogo, di concertazione, di equilibrio, ma evita l’unico verbo che conta: tagliare"
di Piero Marchesi*
I numeri non mentono. Le casse del Cantone piangono. Le finanze pubbliche sono un campo di rovine, e la responsabilità è tutta politica. Non è la pioggia, non è la sorte: è l’incapacità di chi governa. Da anni avvertiamo del disastro che stava arrivando, annualmente con una conferenza stampa evidenziando le tendenze allarmanti. Da anni gridiamo al lupo, e nessuno ci ha dato ascolto.
Il Preventivo 2026 non è un piano di risanamento: è un esercizio di sopravvivenza. Il Consiglio di Stato non risana nulla, evidentemente tira a campare, almeno fino alle prossime elezioni del 2027. Sposta i costi sui Comuni, calpestando il Decreto Morisoli – votato dal popolo – che vieta esplicitamente nuovi riversamenti. È un atto di arroganza istituzionale, un colpo basso ai Comuni già stremati da anni di trasferimenti e di promesse mai mantenute. Chi governa non taglia, scarica. E quando serve coraggio, il governo alza le tasse. Dei 120 milioni di misure, due terzi vengono da aumenti di imposte e balzelli, solo un terzo da tagli alla spesa. È la solita ricetta dei pavidi: spremere chi lavora, punire chi produce, tassare chi risparmia. Nel frattempo, il costo del personale continua a gonfiarsi: più 800 dipendenti in poco più di cinque anni e quasi 9 milioni di franchi di ulteriore aumento solo nel 2026. E la risposta del governo? “Non sostituiremo il 10% dei partenti”. Ridicolo. Davvero si crede di salvare le finanze di un Cantone con una misura cosmetica?
C’è per fortuna chi ha il coraggio di proporre soluzioni vere. Sono pendenti due iniziative popolari che vanno nella direzione giusta: “Stop all’aumento dei dipendenti cantonali” e “Neutralizzare l’aumento dei valori di stima immobiliare”. Due strumenti concreti per ridare respiro ai cittadini e alle imprese. Uno studio dell’Idheap dimostra che l’amministrazione cantonale costa il 33% in più della media svizzera. È lì che bisogna agire prioritariamente, con fermezza e senza paura. E invece, il Consiglio di Stato fa l’opposto: aumenta i valori di stima per incassare di più e gonfia ulteriormente la pachidermica amministrazione. È un tradimento fiscale mascherato da gestione responsabile.
La verità è semplice: chi ci governa non ha più il coraggio di decidere. Parla di dialogo, di concertazione, di equilibrio, ma evita l’unico verbo che conta: tagliare. Ogni mese che passa senza decisioni è un passo in più verso il baratro. Se questo fosse il bilancio di un’azienda, i responsabili sarebbero già a casa. Ma nello Stato, invece, chi sbaglia resta, e a pagare sono sempre i cittadini. Ebbene no. Non accetteremo che ancora una volta siano i contribuenti e i Comuni a farsi carico dell’incapacità politica. Ci opporremo con ogni mezzo, dentro e fuori dal parlamento, a qualsiasi aumento di tasse, imposte o balzelli. La misura è colma. Il tempo delle chiacchiere è finito. Ora servono decisioni, tagli veri, coraggio vero. E se questo governo non ne è capace, la parola passerà al popolo.
*presidente UDC