OLTRE L'ECONOMIA
Andrea Gehri: "È ora di riformare". E cita Montanelli: “Lo Stato dà un posto. L’impresa dà un lavoro”
Blocco delle assunzioni, sanità, sussidi, leggi inutili... Sette riforme per un Ticino più efficiente
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OLTRE L'ECONOMIA

La Camera di commercio: "Riforme coraggiose e dialogo costruttivo tra istituzioni ed economia"

17 OTTOBRE 2025
OLTRE L'ECONOMIA

La Camera di commercio: "Riforme coraggiose e dialogo costruttivo tra istituzioni ed economia"

17 OTTOBRE 2025

di Andrea Gehri (discorso presidenziale all'assemblea della Camera di commercio)

Benvenuti alla nostra Assemblea generale ordinaria, ormai evento non solo economico di riferimento in Ticino, ma anche tribuna privilegiata per dibattere, approfondire, proporre e riflettere.

Dopo le turbolenze vissute, in particolare a seguito delle recenti votazioni cantonali e nell’imminenza di altre importanti sfide, come la sconsiderata e pericolosissima iniziativa dei Giovani socialisti che vuole mettere in ginocchio le aziende e il sistema economico di successo del nostro Paese, ritengo importante sottolineare il nostro ruolo di forza propositiva e sempre aperta al dialogo.

È con senso di responsabilità e profonda consapevolezza che ci ritroviamo oggi, in un momento storico segnato da forti turbolenze a livello internazionale che inevitabilmente si riflettono anche sul piano nazionale e cantonale. Le tensioni geopolitiche, le instabilità economiche globali e le trasformazioni accelerate dei mercati pongono sfide inedite e complesse al nostro tessuto imprenditoriale e istituzionale.

In questo contesto incerto, il ruolo della Camera di Commercio, dell’Industria, dell’Artigianato e dei Servizi del Canton Ticino (Cc-Ti) si fa ancora più centrale: come punto di riferimento, promotore di dialogo e catalizzatore di soluzioni concrete. La nostra missione è sostenere le imprese nel navigare questo scenario mutevole, valorizzando le competenze locali, rafforzando le reti di collaborazione e favorendo una visione strategica capace di guardare oltre le difficoltà del presente.

Oggi, più che mai, serve un impegno e una visione condivisa per preservare la competitività del nostro territorio, tutelare il lavoro, rispettare gli imprenditori e promuovere un’economia resiliente, sostenibile e aperta al mondo.

Non ci riuniamo per denunciare o recriminare, ma per proporre e lanciare messaggi concreti, come è nel nostro DNA di imprenditori. Non vogliamo alimentare la sfiducia, ma restituire fiducia: quella che nasce quando lo Stato dimostra di saper cambiare, fare autocritica, riformarsi e ascoltare le esigenze della propria piazza.

Viviamo in un momento in cui le finanze pubbliche sono sotto pressione, la burocrazia cresce più velocemente dell’economia reale e l’iper-regolamentazione soffoca iniziative e idee. Troppi imprenditori percepiscono l’amministrazione pubblica come un ostacolo e non come un alleato al quale rivolgersi per risolvere problemi o ottenere sostegno allo sviluppo.

Eppure, in qualsiasi azienda privata i clienti – e noi tutti lo siamo per l’amministrazione – rappresentano il valore più importante e prezioso. Perché questa sensibilità non viene fatta propria anche dal settore pubblico?

Negli ultimi anni, il personale dell’amministrazione cantonale è aumentato di oltre 800 unità, raggiungendo più di 9’200 dipendenti, ovvero uno ogni 38,5 abitanti, senza contare Confederazione e Comuni. Una cifra che risulta sovradimensionata rispetto alla media nazionale. Ci si potrebbe aspettare che più personale significhi maggiore efficienza e prossimità, ma purtroppo non è così.

Lo Stato deve analizzare le ragioni di questa percezione e porvi rimedio. La fiducia del cittadino verso le istituzioni non è una banalità, ma un indicatore da misurare costantemente.

In ogni azienda, il numero dei dipendenti deve essere sostenibile rispetto ai servizi erogati. Lo Stato non risponde a logiche di mercato, ma non può ignorarle del tutto. Il Ticino ha le risorse per invertire la rotta, se avrà il coraggio delle riforme vere e saprà prendere decisioni forti e condivise.

Negli ultimi anni lo Stato si è ampliato in modo costante, senza chiedersi se potesse permetterselo. Ogni nuova esigenza ha generato uffici e procedure, spesso senza rivedere ciò che esisteva. Il risultato è un’amministrazione che costa sempre di più, che fatica a rinnovarsi e che si allontana dai cittadini.

Non si tratta di mettere in discussione il valore del servizio pubblico né l’impegno di chi lo garantisce, ma di chiedere che lo Stato si concentri su ciò che è davvero essenziale e smetta di invadere il campo delle iniziative private.

Anche cittadini ed economia devono fare la loro parte. L’economia è pronta ad assumersi responsabilità e a contribuire con idee e competenze, ma non può accettare rinunce incondizionate senza garanzie chiare.


Sette riforme per un Ticino più efficiente


Blocco alle assunzioni e avvicendamenti responsabili
Contenere la crescita del personale pubblico con una regola chiara: nei prossimi cinque anni si sostituirà al massimo il 50% dei pensionamenti. Ogni uscita deve diventare un’occasione per riorganizzare i processi e ridurre i doppioni.
Riforma del settore sanitario cantonale
La spesa sanitaria cresce troppo rapidamente. Serve una governance semplificata, più medicina di base, collaborazione pubblico-privato e una moratoria sulle nuove autorizzazioni, promuovendo a livello federale la revisione della LAMal.
Revisione del sistema dei sussidi
Un sistema frammentato e costoso deve essere riformato in profondità, eliminando doppioni, introducendo verifiche di efficacia e controlli più rigorosi. I sussidi devono essere un aiuto temporaneo e incentivare il reinserimento al lavoro.
Eliminare le leggi inutili
Ogni nuova legge deve comportare l’abrogazione di almeno una norma esistente. Va introdotto un sistema di verifica dell’efficacia legislativa, per evitare l’inflazione normativa e restituire libertà d’azione ai cittadini e alle imprese.
Deregolamentare e aprirsi ai cittadini
Ridurre la complessità delle norme, semplificare procedure, digitalizzare i servizi e introdurre il principio “once only”. L’amministrazione deve diventare un partner efficiente, empatico e trasparente.
Favorire la mobilità interna nell’amministrazione
La flessibilità e il trasferimento delle competenze tra dipartimenti migliorano l’efficienza e la motivazione del personale. Va incentivata la mobilità interna con percorsi di formazione, bandi regolari e premi per chi si mette in gioco.
Rivedere i compiti dello Stato
Lo Stato deve concentrarsi sui compiti essenziali – istruzione, sanità, sicurezza, servizi sociali, infrastrutture e ambiente – e lasciare spazio all’iniziativa privata e alla società civile. Uno Stato più leggero non è più debole, ma più giusto.

Conclusione
Riformare non significa demolire, ma ricostruire su basi più solide. Il Consiglio di Stato ha oggi l’opportunità di dimostrare che la buona amministrazione è una scelta politica di coraggio e coerenza verso chi lavora e produce.

Il Ticino non ha bisogno di più Stato, ma di uno Stato migliore, più snello e più vicino ai cittadini. Non servono nuove leggi, ma nuova volontà; non servono più risorse, ma più coraggio organizzativo.

È tempo di riformare per servire meglio. E questo tempo è adesso.

Noi, rappresentanti dell’economia, faremo la nostra parte, ma non permetteremo che vengano messe in discussione le condizioni essenziali per la crescita e lo sviluppo delle imprese. Non accetteremo aumenti incondizionati di imposte e tasse senza una verifica seria dei compiti dello Stato e misure di risparmio efficaci.

Viviamo in un contesto globale complesso, segnato da crisi sociali, economiche, politiche e ambientali. Eppure, siamo fortunati a vivere in un Paese ancora solido, che molti ci invidiano. Ma non possiamo dare per scontato il benessere costruito.

Il Ticino, oggi, è un paziente che ha bisogno di cure immediate. Politica, economia e parti sociali devono agire insieme, con responsabilità e decisione. La tanto invocata “simmetria dei sacrifici” deve partire dall’eliminazione degli sprechi e delle inefficienze.

Concludo ringraziando tutte le collaboratrici e i collaboratori della Camera di Commercio per la dedizione quotidiana, il direttore Luca Albertoni e lo staff di direzione per l’impegno costante, l’Ufficio presidenziale e la vicepresidente Cristina Maderni per il supporto prezioso.

Grazie di cuore a tutti voi. Termino con un aforisma di Indro Montanelli:

“Lo Stato dà un posto. L’impresa privata dà un lavoro”.

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