Il presidente dell'UDC: “Dopo due anni, ci troviamo con un messaggio di 94 pagine che parla di sportelli, portali e flussi documentali, ma ignora la più grande rivoluzione tecnologica del nostro tempo”
BELLINZONA – Senza giri di parole ed elencando una lunga serie di esempi, ieri sera al Comitato cantonale del suo partito, il presidente dell’UDC Piero Marchesi si è detto soddisfatto per la decisione del Gran Consiglio di dichiarare ricevibile l’iniziativa popolare “Stop all’aumento dei dipendenti cantonali”, promossa dal suo partito. Un’iniziativa che, sostiene l’UDC, punta a porre un freno all’espansione dell’apparato statale, ritenuto ormai insostenibile sia per i conti pubblici che per l’efficienza del servizio.
Secondo Marchesi, il Ticino continua a ignorare una tendenza già in atto in altri Cantoni. Ha citato il Vallese, dove si sta procedendo a una riduzione del 5% della spesa pubblica, e Basilea Campagna, che prevede di eliminare 350 posti senza ricorrere a licenziamenti. “Serve coraggio politico e visione — ha affermato — non lo status quo alimentato da chi difende lo statalismo e i propri privilegi”.
Tra i bersagli dell’intervento, anche il recente Messaggio governativo sulla digitalizzazione, in cui il Consiglio di Stato – secondo l’UDC – avrebbe sorvolato in modo generico e superficiale sul tema dell’intelligenza artificiale. “Una sola riga, del tutto anodina — ha attaccato Marchesi — per citare l’IA tra le tecnologie da ‘valutare attentamente’. Ma così si denuncia solo una totale mancanza di visione”.
Il presidente UDC ha definito “imbarazzante” l’assenza di una strategia concreta sull’intelligenza artificiale, a fronte della presenza di una Delegata alla trasformazione digitale, figura attiva dal 2022 e “lautamente retribuita”. E ha rincarato la dose: “Dopo due anni, ci troviamo con un messaggio di 94 pagine che parla di sportelli, portali e flussi documentali, ma ignora la più grande rivoluzione tecnologica del nostro tempo”.
L’IA come leva per razionalizzare l’amministrazione
Nel suo intervento, Marchesi ha anche illustrato alcuni ambiti in cui l’intelligenza artificiale, se introdotta in modo sistematico, permetterebbe di sostituire migliaia di ore di lavoro manuale, con vantaggi tangibili per i cittadini e risparmi per lo Stato. Fra gli esempi citati:
automatizzare le oltre 40’000 richieste annuali di sussidi per la cassa malati;
processare in tempo reale dichiarazioni fiscali standard;
semplificare le procedure edilizie meno complesse;
generare verbali e bozze amministrative;
verificare i bandi pubblici con strumenti semantici.
“La tecnologia c’è già, basta saperla usare”, ha detto Marchesi, ribadendo che l’iniziativa UDC non prevede licenziamenti, ma una riduzione graduale del 10% del personale nell’arco di cinque anni, non sostituendo i pensionamenti. “Una misura ragionevole — ha sostenuto — già adottata altrove e attuabile senza traumi, ma con grande beneficio per i conti pubblici”.
A sostegno della sua tesi, Marchesi ha ricordato che il costo dell’amministrazione cantonale ticinese è superiore del 30% alla media nazionale, come indicato da uno studio dell’Idheap. “Un livello che nessuna economia privata potrebbe più permettersi”.
“Consiglio di Stato in ritardo su tutto”
La conclusione dell’intervento ha avuto toni fortemente critici nei confronti dell’esecutivo cantonale: “Il Governo si riempie la bocca di trasformazione digitale, ma propone un piano da oltre 14 milioni che sembra scritto nel 2010. Intanto si moltiplicano le poltrone, i comitati, i progetti pilota, mentre i cittadini aspettano mesi per un documento”.
Secondo il presidente dell’UDC, solo la pressione popolare potrà scuotere l’immobilismo istituzionale. “Se nemmeno l’intelligenza artificiale riesce a stimolare un cambio di passo — ha detto — significa che è tempo di portare l’iniziativa al voto e rimettere l’interesse dei ticinesi al centro”.