L’ex presidente Aiti: “Il Ticino si trova davanti a un bivio storico e il tempo delle analisi, dei tentennamenti e liti partitiche è finito”
di Oliviero Pesenti *
Il Ticino si trova davanti a un bivio storico e il tempo delle analisi, dei tentennamenti e liti partitiche è finito. Il Cantone sta scivolando verso una crisi finanziaria senza precedenti che non è più solo una questione di numeri ma una minaccia diretta alla credibilità, alla solidità e all’autonomia del nostro Cantone. Le proiezioni ufficiali parlano chiaro: un deficit strutturale che potrebbe toccare i 700 milioni di franchi entro il 2028, un patrimonio netto sempre più negativo e un debito in crescita costante.
Questi sono segnali inequivocabili che il “sistema” non regge più. Il Consiglio di Stato, il Gran Consiglio e i partiti politici non possono più permettersi di temporeggiare, di cercare alibi o di nascondersi dietro decisioni popolari difficili da gestire. Anche perché, una parte importante della popolazione non crede più che lo Stato utilizzi in modo efficiente i propri soldi. Ogni spreco percepito, ogni privilegio politico ostentato alimenta l’idea che “i miei soldi vengono sprecati”, rendendo difficile accettare sacrifici collettivi. L’aumento costante e continuo dei costi della cassa malati, dei trasporti, dell’alloggio e dell’energia ha ridotto il loro potere di acquisto. Di conseguenza, quando si trova davanti a una scheda di voto, pensa prima alla propria sopravvivenza economica e solo dopo al bene comune. La solidarietà in condizioni di precarietà diventa un bene di lusso.
La responsabilità politica non si misura solo nel consenso del momento, ma nella capacità di proteggere il futuro. E oggi, quel futuro è seriamente compromesso. Per cui, occorre un impegno comune per evitare il fallimento di tutti. La situazione finanziaria ticinese è il risultato di scelte stratificate nel tempo: spese dello Stato crescenti e fuori controllo, aiuti sociali esplosi, sgravi non sempre oculati, decisioni federali penalizzanti e troppa paura dei decisori politici di dire di “no”.
Adesso non serve più un linguaggio prudente e politicamente corretto, serve una scossa politica e un piano di risanamento massiccio, rapido e condiviso, che superi la logica dei piccoli compromessi. Un piano che coinvolga tutti i partiti, il governo e il Parlamento, perché la gravità del momento non consente più giochi tattici o calcoli elettorali.
Non si tratta di tagliare per tagliare, né tassare per riempire i buchi, si tratta di ricostruire una macchina dello Stato sostenibile, capace di garantire i servizi pubblici, quelli necessari, e efficienti a favore delle cittadine e dei cittadini che la finanziano con sacrificio. Significa intervenire sui costi strutturali dell’amministrazione, razionalizzare enti e procedure, eliminare sprechi e doppioni e rendere ogni franco speso giustificabile.
Non è ammissibile che un Cantone con una popolazione uguale a un quartiere di Zurigo, possa permettersi di avere sul suo territorio 7 ospedali pubblici, 7 cliniche private, 18 centri medici e oltre 2500 medici riconosciuti... Questa situazione non è più difendibile né politicamente né da punta di vista economico. Così come, non è più accettabile trincerarsi dietro il malcontento della popolazione per non fare niente.
Bisogna agire, spiegando, con cifre concrete alla mano, la gravità della situazione e la necessità di intervenire. Occorre ricostruire un senso di corresponsabilità collettiva che oggi purtroppo è venuta meno. E, solo dopo aver dimostrato di aver fatto interventi drastici per diminuire i costi, si potrebbe discutere serenamente di nuove entrate fiscali che dovrebbero comunque servire per fare investimenti a favore del rilancio economico del nostro Cantone e non per coprire i costi di gestione dello Stato.
Serve pertanto un patto di responsabilità interpartitico, un governo del risanamento che, per una volta, metta da parte gli interessi di partito e agisca nell’interesse del territorio e delle generazioni future. Un gesto politico forte e un piano condiviso, votato a larga maggioranza, sarebbe un segnale di maturità democratica che il Ticino attende ormai da anni.
Ogni crisi è anche un’opportunità. Il Ticino ha l’occasione di riformare le sue istituzioni, di snellire la sua burocrazia, di digitalizzare i servizi, di rendere più efficiente la sua amministrazione, di restituire ai cittadini la fiducia nello Stato. Per farlo, serve coraggio, il coraggio di prendere delle decisioni difficili oggi, per evitare di distruggere il domani. Se il governo, Parlamento e partiti continueranno a tergiversare, la storia sarà per loro spietata, ma a pagare saranno i cittadini, i lavoratori e le imprese che creano la vera ricchezza in questo Cantone.
È il momento della verità, il Ticino può ancora salvarsi e invertire la rotta, ma solo se chi lo guida saprà comportarsi da classe dirigente responsabile, unita, visionaria, trasparente e coraggiosa.
Il Ticino ha bisogno urgente di statisti, non di gestori e contabili.
* Ingegnere, ex presidente di Aiti