"Perché ritenere inaccettabile ascoltare le ragioni di un esponente di questa estrema destra che mi sento di definire 2.0?"

di Franco Zantonelli *
Qualche notte fa ho avuto un incubo. Ho sognato che Francesco Sottobosco usciva dalle pagine de La Regione e dagli schermi della Rsi e mi accompagnava all’hotel Coronado a Mendrisio, ad ascoltare la conferenza del generale Vannacci. “No! Vannacci no!”, gli ho risposto, facendo il verso al Partito Socialista. “Tu vai -mi ha detto con un tono bonario -poi mi dici chi c’era e io gli farò il contropelo su Facebook”.
Insomma, il personaggio mi è parso talmente convincente che mi sono iscritto alla serata del 28 gennaio, nonostante le riserve di mia moglie che ha tentato di spaventarmi con un perentorio “ti distruggeranno la macchina”. Ma io confido nello scudo protettivo dei reparti anti-sommossa della Polizia Cantonale.
Eh sì, perché quella che dovrebbe essere l’occasione di ascoltare le tesi di un personaggio controverso, perché specchio di un’Europa che non piace a molti, anche se sta affermandosi, in questo Cantone in cui sembra che solo chi sta a sinistra abbia una coscienza democratica, crea le premesse per una serata ad alta tensione.
Va beh! Io ci andrò comunque e al mio mentore notturno Sottobosco racconterò quel che mi pare. Magari gli dirò, anche se non sarà vero, che ad applaudire il generale c’era, in prima fila, un Consigliere di Stato leghista inviso all’Udc. Poi Vannacci, che mi sembra uno che va per le spicce, non gradirà la mia soffiata a Sottobosco, confondendolo con l’Underwood interpretato per anni da Kewin Spacey, notoriamente gay.
È vero che questo aitante paracadutista, che ha combattuto in Irak e in Afghanistan, e che quando scende alla stazione Centrale di Milano dice di sentirsi come se fosse “di pattuglia”, in mezzo a tutte le facce nere che incontra, sembra uscito da un mondo che pensavamo di esserci lasciati alle spalle. Perché, e questo sicuramente lo dirò a Sottobosco prima che inizi a scrivere il suo post, Vannacci ha avuto dei precursori altrettanto politicamente scorretti che gli hanno spianato la strada. Pensiamo solo al Giuliano Bignasca che inveiva contro “i troppi neri in nazionale”, o all’Umberto Bossi che proclamava “niente casa ai Bingo Bongo”. Fatto sta che dopo questi due sovranisti all’aroma di Cassoeula, eccoci a dover fare i conti con Giorgia Meloni, Viktor Orbán, Alice Weidel, il duo Le Pen-Bardella e Donald Trump.
Perché, dunque, ritenere inaccettabile ascoltare le ragioni di un esponente di questa estrema destra che mi sento di definire 2.0? Inoltre, prima che il fantasma di Sottobosco ritorni da dove è venuto, gli ricorderò che Roberto Vannacci sarà pure fascista, ma che nel 2019 ha buttato al vento la sua carriera militare, per denunciare i morti da uranio impoverito in Irak e Afghanistan. Il Manifesto- guarda un pò chi mi tocca citare - scrive che quella denuncia altro non è stata se non uno scontro di potere tra militari di destra. Tuttavia, e questo sarà il mio definitivo congedo da Francesco Sottobosco, Il Manifesto sta in piedi grazie al soldi pubblici. Qualcosa che, purtroppo, sta capitando anche da noi. E poi ti chiedi perché hanno successo i Vannacci e perché ci si debba indignare per il suo arrivo a Mendrisio.
* giornalista