IMOLA – C'è un prima e c'è un dopo nella vita di Cesare Cremonini. C'è un prima e un dopo Imola nella vita e nella carriera dell'artista bolognese. C'è un prima fatto di successi, ballate e una ricerca ostentata della perfezione. C'è un dopo, perché la perfezione è una bambola da coccolare giorno dopo giorno per tenerla viva.
C'è un dopo perché la perfezione altro non è che lo spazio di un attimo non meglio precisato. Che può durare il tempo di un respiro, ma non se il respiro lo trattieni per due ore e mezza. E forse è stato questo il segreto di Cesare Cremonini, che sabato 2 luglio ha piazzato un graffio indelebile nel panorama della musica italiana riempiendo come nessuno aveva mai fatto prima l'autodromo di Imola.
Lì, proprio dove le domeniche di Cesare hanno smesso di avere lo stesso significato per la morte di Ayrton Senna, Cesare ha raggiunto la perfezione, il tassello mancante di una carriera spesa a far cantare giovani e meno giovani.
L'autodromo di Imola brulicava di persone, desiderose di riconsegnare al 'Ce' tutte le emozioni donate dal 1999 ad oggi. Desiderose di urlare che “nessuno vuole essere Robin”, ma in fondo lo siamo tutti quanti quando ci guardiamo allo specchio. Desiderose di ringraziare per aver vissuto 23 anni “con le ali sotto ai piedi”.
Cremonini è definitivamente diventato “qualcosa di grande”. Lì, sul circuito del Santerno. Un po' Santo e un po' Eterno. Forse, un giorno, riusciremo a dare una migliore definizione di perfezione. Ma da quel giorno, non sarà più domenica.