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05.07.2013 - 14:480
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Claudio Taiana: "Vi racconto perché le ragazze si spogliano davanti al mio obiettivo"

Imprenditore per professione. Fotografo di 'nude art' per passione, con alle spalle due servizi per Playboy. "Le mie foto non offendono nessuno e non sono sessista. GUARDA LA GALLERY

MANNO – L’erotismo ha percorso l’arte dall’Antica Grecia ai giorni nostri. Si è espresso attraverso la scultura, la pittura, la poesia, la fotografia… Nelle epoche più buie della storia umana la nudità ha suscitato scandalo – ne sa qualcosa Michelangelo - e a volte lo suscita ancora. Svelare il corpo, femminile o maschile, per molti è ancora un tabù. Non per Claudio Tajana che sul nudo ha costruito il suo lungo percorso fotografico. L’azienda di famiglia, di cui è cotitolare a Manno, è il suo lavoro. La fotografia è la sua passione. Ama la bellezza femminile e ama ritrarla. Due suoi servizi sono stati pubblicati dall’edizione tedesca di Playboy e centinaia di modelle si sono spogliate davanti ai suoi obiettivi.

“La fotografia è una passione che ho da anni, fin dai tempi della pellicola – racconta -. Col tempo mi sono concentrato sulla ‘nude art’, anche perché lo stell life è noioso. Passi giornate in uno studio a fotografare oggetti alla ricerca dello scatto perfetto, dell’illuminazione ideale. Per ritratte paesaggi devi avere il tempo di viaggiare e di girare il mondo, e io non l’ho. Così mi sono orientato su foto di modelle, glamour e nude art. Un campo che ti dà anche maggiore visibilità. Ritengo che questo tipo di fotografie non offenda nessuno”.

Come recluta le sue modelle?

“Sono ragazze che in genere arrivano dall’Italia e dai paesi dell’Est, nel mio caso soprattutto dall’area cecoslovacca. Sono loro che mi contattano: ricevo quattro o cinque richieste a settimana. Le mie foto sono pubblicate su diversi siti web, come modelshoot.net, modelmayhem.com, onemodelplace.com, eccetera, e quindi le ragazze mi scrivono”.

E poi che succede?

“Nella maggior parte dei casi sono ragazze che vogliono dei ‘book’ fotografici da vendere a portali specializzati o riviste. Di norma nessuno paga nessuno: io faccio le foto e le consegno alla ragazza ed entrambi abbiamo i diritti sulle immagini e le possiamo vendere liberamente. In altri casi, se si tratta di foto commissionate o se si tratta di modelle con profili particolari, le ragazze vengono pagate in base alle loro tariffe”.

Ma queste ragazze, o alcune di loro, sono anche escort?

“Guardi, se facessero le escort guadagnerebbero molto ma molto di più che a vendere le loro foto. No, sono ragazze che posano per nudi artistici, quasi esclusivamente soft. In ogni caso tra me e loro c’è un rapporto puramente professionale”.

Dove scatta le foto?

“Uso spesso location particolari, come fabbriche abbandonate, edifici diroccati, insomma contesti che creino una contrapposizione tra il degrado dell'ambiente e la bellezza femminile. Altre foto le faccio nel mio studio - ma mi annoia un po’ -, in stanze d’albergo, o se posso al mare, alle Eolie, alle Canarie…”.

Anche alcune pubblicità delle sua azienda sono un po’ osè…

“Vero, a volte uso alcune modelle per pubblicizzare i nostri prodotti, o per altre ditte che me lo chiedono. Non sempre le mie foto vengono gradite da tutti e qualche volta sono stato accusato di sessismo. Ma non sono sessista. Massimo rispetto per le ragazze con cui lavoro”.

Poi che fa delle migliaia di scatti?

“Le foto le vendo a portali o riviste. Oppure le utilizzo per dei calendari o per dei libri”.

Insomma una vera e propria passione…

“Dedico tutto il mio tempo libero alla fotografia, anche allo studio delle innovazioni sui sistemi digitali. Poi c’è l’attività di archiviazione e  di postproduzione”.

In che senso?

“Non è che tutto finisce con gli scatti. La foto digitale va comunque sviluppata ed elaborata. Io lavoro sul formato grezzo e non con le impostazioni automatiche della macchina, e quindi le foto vanno riparametrate al computer in fase di postproduzione. Un lavoro lungo e appassionante, paragonabile a quello che si faceva anni fa con la stampa in camera oscura”.

emmebi

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