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09.10.2019 - 10:340
Aggiornamento: 11.10.2019 - 10:35

Casse pensioni, l'allarme di Credit Suisse: "Le rendite diminuiranno sensibilmente per le generazioni future"

Credit Suisse pubblica uno studio sulla previdenza professionale in Svizzera. "Le rendite del primo e del secondo pilastro rispetto all'ultimo reddito passeranno dal 57% stimato per il 2010 al 46% nel 2025"

SVIZZERA – Gli odierni beneficiari di rendite hanno colto i vantaggi degli elevati rendimenti dei decenni passati e di aliquote di conversione che oggi, dal punto di vista attuariale, sono considerate chiaramente troppo elevate. Il corrente basso livello dei tassi rallenta invece la costituzione di patrimonio della popolazione attiva, i cui averi di vecchiaia vengono remunerati da anni a interessi inferiori di quelli dei beneficiari di rendita, dato che solo così possono essere mantenute le eccessive promesse nei riguardi di questi ultimi. Infine, le aliquote di conversione subiscono un calo generalizzato.

La situazione delle rendite peggiorerà sensibilmente in futuro

Gli economisti di Credit Suisse, tenendo conto di fattori spesso trascurati quali l'evoluzione dei salari, dei tassi di interesse e dell’inflazione, mostrano lo sviluppo delle rendite sull’arco di quattro generazioni di lavoratori. In assenza di misure correttive, la situazione delle rendite è destinata a peggiorare decisamente in futuro. Il tasso di sostituzione, ossia il rapporto fra le rendite del primo e secondo pilastro e l'ultimo reddito, diminuirà per le persone nel segmento di reddito medio dal 57% stimato per il 2010 al 46% nel 2025. Nel segmento di reddito basso, senza contromisure, il calo sarà tra 5 e 8 punti percentuali, poiché in questa fascia le rendite del secondo pilastro hanno meno peso rispetto all'AVS e l'aliquota minima di conversione ha un effetto di stabilizzazione. Per i redditi più elevati, invece, le rendite della previdenza professionale rappresentano una parte preponderante del reddito in età avanzata, e quindi la differenza nel tasso di sostituzione tra i pensionamenti del 2010 e quelli del 2025 è notevole, da 51% a 37%. Per chi raggiungerà l'età di pensionamento nel 2061, il tasso sostitutivo sarà ancora lievemente più basso.

Le rendite delle generazioni future saranno significativamente inferiori anche in termini di potere d'acquisto: ipotizzando un'inflazione molto contenuta di circa lo 0,5% anche in futuro, rispetto al 2010 per i redditi medi e alti la riduzione sarà fra il 15% e il 29%. Per le rendite della previdenza professionale, è lasciato alla discrezione della cassa pensione, a seconda delle possibilità finanziarie, di applicare un’indennità di rincaro – ma gli adeguamenti agli andamenti dei prezzi in passato sono stati alquanto rari. Per pensionati di oggi attualmente non vi sono grandi conseguenze, in quanto l’inflazione è bassa da anni. Con uno scenario svantaggioso le future generazioni sarebbero tuttavia minacciate non solo da una rendita già bassa nel confronto generazionale, ma anche da un’ulteriore riduzione del potere d’acquisto.

Aumento delle lacune previdenziali: che fare?

Per il mantenimento del livello delle prestazioni, il sistema della previdenza per la vecchiaia necessita di riforme urgenti, che ne assicurino la sostenibilità a lungo termine. Le attuali proposte riguardanti il secondo pilastro mirano da un lato alla riduzione dell'aliquota di conversione, che avrebbe già dovuto essere stata introdotta da tempo, dall'altro a un leggero aumento dei contributi di vecchiaia, con l'incremento delle aliquote di contribuzione o una riduzione della trattenuta di coordinamento. Nella loro analisi delle singole misure di compensazione, gli economisti di Credit Suisse mostrano che, per sostenere la previdenza professionale a lungo termine, sarà necessario intervenire anche sull'età di pensionamento. In questo modo, si ridurrebbe anche la ridistribuzione dalle generazioni giovani a quelle anziane, rafforzando il contratto intergenerazionale. L'età pensionabile è una leva molto importante, ma finora, anche per il secondo pilastro, non è stata toccata, mentre numerosi paesi europei alle prese con analoghe sfide demografiche l’hanno alzata o hanno introdotto un adeguamento automatico all'evoluzione dell'aspettativa di vita.

Fin d'ora, comunque, i futuri beneficiari di rendita possono agire per migliorare la loro situazione dopo il pensionamento. A seconda del datore di lavoro, è possibile versare volontariamente maggiori contributi di risparmio e lavorare oltre l'età pensionabile. Inoltre, assumerà sempre più importanza la previdenza privata, non solo per la copertura supplementare di esigenze individuali, ma anche a sostegno del tenore di vita abituale durante la vecchiaia. Un effetto considerevole, anche rispetto alle misure sopra indicate, si ottiene versando regolarmente l'importo massimo nel pilastro 3a. A seconda del profilo di rischio, è possibile aumentare il potenziale di rendimento del pilastro 3a e degli eventuali piani previdenziali 1e con l'utilizzo di soluzioni in titoli. Le differenze nei rendimenti sono importanti nella costituzione del patrimonio. In questo ambito, in ogni caso, anche le casse pensioni sono chiamate a sfruttare nel miglior modo possibile, attraverso la propria strategia d'investimento, le opportunità offerte dai mercati dei capitali.

Casse pensioni: rendimenti modesti, riduzione della capacità di rischio

Sebbene le casse pensioni, preso atto dell'andamento demografico, abbiano già da tempo iniziato a ridurre le aliquote di conversione con prestazioni integrate, si stima che a fine 2018 vi fosse ancora una ridistribuzione di circa CHF 5 miliardi dagli assicurati attivi ai pensionati (1. Inoltre, se l'aliquota di conversione minima non verrà presto abbassata dall'attuale 6,8%, nei prossimi anni si accentuerà anche il fenomeno della ridistribuzione dai beneficiari di rendite con previdenza sovraobbligatoria a quelli della previdenza professionale obbligatoria. Infatti, la generazione del baby boom farà sì che nel 2045 la quota di persone in età di pensione rispetto alla popolazione di età superiore a 24 anni sarà passata da circa il 25% al 38%.

Anche sui mercati dei capitali la situazione non è destinata a evolversi in meglio per le casse pensioni. Mentre prima del cambio di millennio nel patrimonio di previdenza convergevano, accanto a contributi dei dipendenti e dei datori di lavoro per il 54%, anche contributi di rendimento per il 46%, successivamente quest'ultima quota è diminuita, e fino a fine 2017 si attestava al 26%. In prospettiva la preoccupazione maggiore è tuttavia legata ai valori nominali: a fine agosto 2019 il rendimento alla scadenza dei titoli di Stato a 10 anni in CHF era inferiore a -1% p.a. A causa del persistente calo dei tassi d'interesse, fino a oggi i rendimenti delle obbligazioni sono ancora decisamente più elevati dei rendimenti alla scadenza. Il calo dei rendimenti dei valori nominali è tuttavia solo rinviato, e peserà in caso di stabilizzazione del contesto dei tassi.

Pertanto, da tempo nell'asset allocation di molti istituti di previdenza trovano sempre meno posto le obbligazioni, sostituite da azioni e investimenti immobiliari - un'evoluzione che tuttavia in futuro potrebbe essere frenata dalla minore capacità di rischio. Infatti, per le dinamiche legate alla generazione del baby boom, aumenterà la quota di capitale di previdenza dei pensionati rispetto a quello degli assicurati attivi: oggi è circa del 45%, nel 2045 stando alle proiezioni degli specialisti di casse pensioni di Credit Suisse sarà di ben il 57%. Dato che i valori patrimoniali degli assicurati giovani possono essere investiti più a lungo termine di quelli dei più anziani, tendenzialmente l'orizzonte d'investimento delle casse pensioni diventa più breve. L'«invecchiamento del capitale di previdenza» riduce anche i flussi di fondi: nell'arco dei prossimi 25 anni, gli economisti di Credit Suisse prevedono che il solo cambiamento demografico comporterà per il mercato svizzero delle casse pensioni una diminuzione di circa CHF 20 miliardi dei cash flow netti, che passeranno in territorio leggermente negativo. Come conseguenza, il fabbisogno di liquidità di diverse casse pensioni potrebbe aumentare, con un ulteriore influsso negativo sulla condotta d'investimento.

A fronte dell'evoluzione demografica, quindi, le casse pensioni saranno chiamate a dedicare sempre maggiore attenzione alla loro capacità di rischio in vista della futura ricerca di rendimenti. Le proiezioni mostrano tuttavia che gli effetti dell'evoluzione demografica sul mercato complessivo della previdenza professionale dovrebbero essere ancora gestibili. In media, anche in futuro la maggior parte delle casse pensioni dovrebbe disporre di sufficiente spazio di manovra per beneficiare in misura analoga a quella odierna di categorie d'investimento a maggior rendimento, come le azioni.

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