Si tratta, in particolare, di 87 aziende del settore industria-artigianato e di 231 del comparto commercio- servizi. Un campione di aziende consolidato da un rilevamento che si svolge ormai da sette anni, per cui i risultati sono da considerarsi attendibili e, inoltre, sempre confermati da altre ricerche congiunturali condotte da istituti federali e cantonali.
Nel complesso il 74% circa delle imprese valuta con ragionato ottimismo l’andamento degli affari nello scorso anno (soddisfacente per il 47% delle aziende, buono per il 27%). Incoraggiante è il fatto che in tutti i settori si registrino analoghe percentuali di segno positivo, malgrado le non nuove e ben note difficoltà ad esempio del commercio al dettaglio, fenomeno del resto non legato solo al Ticino.
Nel complesso i risultati dell’inchiesta, che indica l’andamento generale dell’economia e non vuole sostituirsi ad analisi settoriali, trovano conferma nelle conclusioni di altre ricerche congiunturali, ossia una buona tenuta dell’economia ticinese, con performances a volte superiori alla media svizzera. La diversificazione del nostro sistema produttivo e gli sforzi di imprenditori e dipendenti hanno infatti permesso di fronteggiare con dinamicità e flessibilità le incertezze e gli imprevisti, originati dal succedersi di ben tre gravi crisi nell’arco di un decennio.
Per quel che riguarda le previsioni sull’andamento degli affari a breve termine, cioè per il primo semestre del 2018, il 45% delle aziende segnala aspettative soddisfacenti, mentre sono giudicate buone dal 28% delle aziende. Questo è leggermente inferiore ai valori rilevati negli altri cantoni che hanno partecipato all’inchiesta, ossia Ginevra, Neuchâtel e Vaud. Le previsioni a più lungo termine, oltre il primo semestre del 2018, registrano una tendenza abbastanza analoga.
Margine di autofinanziamento delle imprese
Non meno significativi sono i dati sul margine di autofinanziamento delle aziende, un indicatore fondamentale del loro stato di salute che da alcuni anni ha evidenziato un leggero calo, pur rimanendo sempre su livelli ragguardevoli. Rispetto al 2016, Il rilevamento del 2017 mette in luce un leggero miglioramento, con un 69% delle imprese che giudica positivamente il margine di autofinanziamento: soddisfacente per il 36%, buono per il 33%. Ciò è comunque ancora inferiore agli ottimi livelli toccati nel biennio 2013-2014, per cui, nell’ottica dello slancio competitivo del nostro tessuto economico, questo dato va monitorato con attenzione.
Investimenti
Negli ultimi 12 mesi il 50% delle aziende interpellate per l’inchiesta ha effettuato investimenti che hanno toccato quota 65% per le imprese del settore industria-artigianato e il 44% per il commercio e i servizi. La percentuale totale è leggermente al di sotto di quella del 2016 (52%), ma il quadro degli investimenti resta tutto sommato stabile molto positivo, con un aumento del 5% per le attività industriali-artigianali e una flessione del 3% per il commercio e i servizi, rispetto ai volumi del 2016. Per i prossimi 12 mesi le aziende che prevedono d’investire si attestano al 46% (49% nel 2016). Anche in questo caso si evidenzia un aumento nelle previsioni d’investimento per il settore industria-artigianato (58% contro il 54% del 2016) e una diminuzione per i commerci e i servizi che scendono dal 46% al 42%. Come negli anni scorsi risulta chiaramente che le aziende più grandi sono quelle con la maggiore capacità di investimento. Nel complesso gli investimenti aziendali si mantengono stabili, anzi la percentuale degli investimenti effettuati e di quelli previsti in Ticino è chiaramente al di sopra delle previsioni registrate a Ginevra, Neuchâtel e Vaud che oscillano tra il 36 e il 34%. Un segnale importante per la nostra economia e per l’occupazione, che denota altresì una chiara fiducia e un attaccamento degli imprenditori al nostro territorio e alle sue potenzialità.
Previsioni sull’occupazione
Favorevoli anche le previsioni sui livelli occupazionali nel corso di questo anno. Solo l’8% delle aziende prevede una riduzione del personale (mentre si era 9% nella stima del 2016 per il 2017). 3 aziende su 4 indicano una stabilità degli effettivi, mentre si registra una crescita al 17% delle imprese che ipotizzano un aumento del personale, rispetto al 12% che era stato preventivato nel 2016 per l’anno successivo. Globalmente anche l’occupazione si presenta quindi all’insegna della stabilità.
Per quel che riguarda la ripartizione del personale a seconda del tempo di lavoro, gli impiegati a tempo parziale e gli interinali (6% sull’effettivo totale) risultano essere nella media degli altri cantoni che hanno partecipato all’inchiesta.
Misure a favore della conciliabilità lavoro e vita privata
La maggior parte delle aziende interpellate (74%) riconosce a collaboratrici e collaboratori varie possibilità di gestire il tempo di lavoro secondo i loro bisogni e desideri. Per ovvie ragioni legate all’organizzazione del lavoro, le percentuali variano tra i vari settori. Fra le misure indicate vi sono la flessibilità negli orari (90%), il lavoro a tempo parziale (57%), il telelavoro (18%), contributi finanziari (3%) e varie forme di congedo (22% per le madri, 18% per i padri e 6% di congedo sabbatico).
Tra le cause che limitano le possibili misure per una gestione più flessibile del tempo di lavoro, vi sono soprattutto motivi legati alle procedure interne (65%) e alla struttura aziendale (57%).
Congedo paternità
Il 55% delle imprese che ha risposto all’inchiesta si dice disposto a entrare nel merito della discussione sull’introduzione di un congedo paternità flessibile di quattro settimane, benché questo necessiti di attente valutazioni soprattutto nell’ottica dei costi. Un risultato che dimostra indubbiamente una spiccata sensibilità delle imprese sul problema di conciliare impegni e affetti familiari con l’attività lavorativa, e una lodevole attenzione verso i bisogni e il benessere dei dipendenti. Con la consapevolezza che anche da essi dipendono l’andamento e il futuro dell’impresa.
Da rilevare che su questo tema è particolarmente rilevante la differenza fra le aziende a causa delle loro dimensioni. Il congedo paternità è infatti già una realtà in molte strutture di grandi dimensioni che dispongono di maggiore margine di manovra organizzativo e probabilmente anche finanziario rispetto a quelle più piccole. Il 48% delle aziende con più di 100 collaboratori prevedono il congedo paternità, contro il 23% delle aziende con un effettivo fra i 30 e i 100 collaboratori. La percentuale scende al 7% per le imprese con meno di 30 collaboratori. Soprattutto per le aziende di piccole dimensioni e in parte anche per quelle di media grandezza la questione resta di più difficile applicazione per evidenti motivi strutturali. È quindi auspicabile che la discussione politica sul tema tenga conto di queste possibilità profondamente diverse a dipendenza della struttura aziendale.
Tutti i dati dell’inchiesta si trovano nella documentazione completa scaricabile dal sito: www.cc-ti.ch/inchiestacongiunturale