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Maggio al LAC: Umberto Orsini protagonista de “Le memorie di Ivan Karamazov”. Die Möwe (Il gabbiano) di Checov apre le Giornate del Teatro Svizzero
Il celebre attore torna in scena a Lugano con un lavoro liberamente ispirato al romanzo di Fëdor Dostoevskij, per la regia di Luca Micheletti. Un’occasione per confrontarsi con uno dei personaggi più complessi e tormentati della letteratura

LUGANO - Umberto Orsini, grande protagonista della scena teatrale e non solo, torna al LAC lunedì 20 e martedì 21 maggio (ore 20:30) protagonista assoluto di Le memorie di Ivan Karamazov, lavoro liberamente ispirato a I fratelli Karamazov di Fëdor Dostoevskij per la regia di Luca Micheletti.

Dopo il celebre sceneggiato televisivo di Sandro Bolchi che ne rivelò il talento al grande pubblico nell’ormai lontano 1969 e La leggenda del grande inquisitore, questo “nuovo Karamazov” è per Orsini l’occasione di confrontarsi direttamente con uno dei personaggi più complessi e tormentati dell’intera letteratura: Ivan Karamazov, libero pensatore che teorizza l’amoralità del mondo e conduce, forse consapevolmente all’omicidio l’assassino di suo padre.

Colpevole e innocente, Ivan Karamazov ritorna a parlare, come un uomo ormai maturo che sente di non aver esaurito il proprio compito, che sente il suo personaggio romanzesco troppo limitato per esprimere la complessità del suo pensiero e chiarire le esatte dinamiche dei “delitti” e dei castighi”, si confessa e cerca di raccontare la sua storia. Compila le sue memorie e tenta di fare luce sui propri sentimenti e sulla propria filosofia, provando a svelarne le implicazioni criminali, in un vero e proprio thriller psicologico e morale il cui più alto vertice resta l’immaginario poema di Ivan che narra del confronto metaforico tra un Cristo tornato sulla terra e un vecchio inquisitore che crede che Egli si meriti il rogo. Nella ricchezza di un linguaggio penetrante quanto immediato e nell’avvicendarsi degli stati psicologici di un personaggio “amletico” e imprendibile, Umberto Orsini è il grande protagonista di un viaggio inedito nell’umana coscienza che non teme di affrontare tabù antichi e moderni (la morte del padre, l’esasperato vitalismo, l’incontro con il diavolo) facendo precipitare Ivan Karamazov nel suo personale “sottosuolo” dal quale compone delle memorie allucinate eppure lucidissime. Accompagnato da una musica in stringente e fervido dialogo emotivo con le parole che pronuncia, Orsini dà corpo e voce ad una confessione straziata e commovente.

In occasione delle Giornate del Teatro Svizzero, giovedì 23 maggio (ore 19) il LAC ospita Die Möwe (Il gabbiano) di Cechov, una produzione Schauspielhaus Zürich, per la regia del giovane e talentuoso Christopher Rüping, da anni regista residente nella sala zurighese, i cui lavori sono premiati e ospitati in numerosi festival di tutto il mondo. Rüping si confronta per la prima volta con il testo più famoso di Cechov mettendo in scena sette attori della sua stessa generazione, domandandosi: come guardiamo alle nostre vite quando gli anni turbolenti sono ormai alle nostre spalle, ma non siamo ancora diventati vecchi, ricchi o famosi? Cosa separa e cosa unisce le persone di mezza età? La famiglia si riunisce nella casa in riva al lago. Madre e figlio, entrambi appassionati d’arte, portano con sé i loro amanti. L’amore riluce come il caldo estivo, la nuova commedia del giovane Kostja non ha successo, sua madre Arkadina lo deride.

Nessuna come Maja Beckmann incarna e interpreta in modo così coinvolgente l’immagine moderna dell’eccentrica Arkadina, diva del teatro e madre del poeta, frutto della penna del celebre scrittore russo. Schiacciato senza pietà da lei e dai suoi coetanei è il personaggio di Kostja, e Benjamin Lillie sembra nato per calarsi in questo ruolo. Le attrici e gli attori sul palco, i personaggi che interpretano, il pubblico in sala: tutto rappresenta in qualche modo un’unità e anche una grande ferita cechoviana.

Più di chiunque altro in questo momento, Christopher Rüping, la sua équipe, le sue meravigliose attrici e attori riescono a sostenere il teatro nel grande incedere vacillante fino a fargli riprendere forza, per così dire per senso di sopravvivenza, e mostrare ciò di cui è ancora capace, nonostante tutto: dramma, grande emozione e poesia.

Lo spettacolo Die Möwe è in tedesco, con sopratitoli in italiano e francese.

Per informazioni e prevendita:Informazioni e prevendita: www.luganolac.ch

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