Il Consigliere di Stato (oggi attaccato da Caratti): "Il caso di Arcisate? Difficilmente ci si contagia sul posto di lavoro, piuttosto durante la pausa pranzo o nei momenti non organizzati"
BELLINZONA - Norman Gobbi, ai microfoni di RadioFiume, è tornato sulla frase captata dai microfoni di TeleTicino, "chiedete agli italiani, c---o me ne frega" (è stato attaccato, oggi, duramente da Matteo Caratti, che ha definito la sua uscita "una carnevalata", insistendo su quanto invece sia serio il tema dei ricongiungimenti familiari e delle persone divise ora da una frontiera).
"I fuori onda capitano. In ogni caso si è capito Roma per toma, ma va bene così", ha affermato Gobbi, aggiungendo che "mi sento regolarmente con l'assessore per i rapporti con la Svizzera della Regione Lombardia Massimo Sertori e ci aggiorniamo sull'evoluzione della situazione e sulle difficoltà che riscontriamo".
Ieri c'erano state polemiche anche sul numero di quarantene nel Comune di Aricsate, che, avendo tanti frontalieri, aveva puntato il dito sulla Svizzera. "È una dinamica che avevamo già avuto in primavera, quando noi avevamo cominciato a riaprire mentre la Lombardia era ancora chiusa. Ma non credo che sia nell'interesse delle aziende ticinesi avere problemi al proprio interno. Infatti difficilmente ci si contagia mentre si lavora, ma piuttosto durante la pausa pranzo o nei momenti non organizzati. Anche perché normalmente i frontalieri non vanno al ristorante, ma si portano la schiscetta. Lo stesso discorso comunque vale per i residenti, ad esempio, durante la pausa caffè", ha commentato.