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Coronavirus
10.02.2021 - 18:240

La microeconomia ascoltata da Gobbi. "Il Consiglio di Stato è favorevole alle nostre idee, il problema è Berna"

Luca Moretti, che rappresenta circa 3'000 fra indipendenti e piccoli imprenditori: "C'è troppa lentezza nel ricevere le rendite IPG, c'è chi aspetta da settembre. Non possiamo pagare gli affitti con esse. Il Consiglio Federale ci prende in giro"

BELLINZONA – Luca Moretti ha conosciuto le difficoltà di chi si è visto costretto a chiedere aiuto e non lo ha ricevuto. Per questo si è messo a disposizione dei piccoli imprenditori e degli indipendenti, fondando il gruppo Facebook ‘Lavoratori Indipendenti e Piccole Imprese in Ticino’, andando a parlare in prima persona con Norman Gobbi. “Il Consiglio di Stato ci è vicino, ci sostiene. È dalla Confederazione che ci sentiamo presi in giro e abbandonati”.

Cosa fa lei, nella vita?

“Faccio tre lavori: ho una ditta di traslochi, mi occupo di vendite online, in particolare di mascherine e prodotti legati al Covid, in più faccio consulenza assicurativa e aziendale per piccoli imprenditori e indipendenti, la mia professione originale”.

Come mai si è messo a disposizione di altri piccoli imprenditori e indipendenti? Dipende dalla sua professione?

“Nel 2017-18 mi sono trovato, come piccolo imprenditore indipendente, in grande difficoltà perché un cliente non è stato contento del mio lavoro e non mi ha pagato. Da svizzero, patrizio, non avevo soldi per mangiare. Ho fatto denuncia, il Procuratore Pubblico ha detto che aveva altro da fare. In disoccupazione mi è stato detto di prima fallire e poi andare in assistenza. Ho capito che se non fai quadrare i tasselli del puzzle anche in Svizzera puoi morir di fame. Da lì ho deciso di diventare una sorta di Conte di Montecristo, in guerra. Quando mi sono risollevato dai problemi, è arrivato il Covid e purtroppo numerose mie previsioni si sono rivelate corrette. Sapevo cosa fare per aiutare gli indipendenti e ho fondato il gruppo”.

Diceva di essere stato ricevuto dal Consiglio di Stato, come è andata?

“Ho parlato giovedì scorso con De Rosa, in teleconferenza, e Gobbi, che mi ha ricevuto. Abbiamo parlato prima di tutto del tema affitti. Da Berna ritengono che con gli aiuti dovremmo riuscire a coprirli, ma in realtà la rendita IPG non può comprendere le spese perché è data dal salario tolte le spese. Non puoi campare e pagare affitti e altri oneri. Ho proposto che sarebbe sufficiente applicare la legge che dice che gli affitti dovrebbero essere regolati sui tassi ipotecari. Così forse le pigioni scenderebbe sufficientemente da non farci aver bisogno di ulteriori aiuti”.

Gobbi l’ha ascoltata ma ha preso posizione?

“Si è mostrato molto favorevole alla mia idea sugli affitti e mi ha dato ragione. Le problematiche derivano però dal Consiglio Federale. Questa settimana dovrà recarsi a Berna e porterà la voce dei miei 3'000 indipendenti, oltre ad altre, con un mio rapporto sugli affitti. Il Consiglio di Stato è favorevole alle nostre proposte e ci appoggia. È combattivo. Vitta, nel prmo lockdown, andò a Berna opponendosi a alcune decisioni. Anche i sindaci lo hanno fatto. La figura che non sopportiamo più è quella di Berset. Noi indipendenti non ci riconosciamo più in lui, nel Partito Socialista, sempre più lontano da noi. Attenzione, è l’opinione delle persone con cui parlo, che rappresentano la microeconomia”.

Avete parlato solo del problema degli affitti?

“Ho fatto notare la lentezza e il disordine nel ricevere le rendite IPG. C’è chi aspetta le mensilità da settembre o ottobre, chi come me attende quelle di novembre, dicembre e gennaio. I ritardi sono gravissimi e noi non possiamo fare nulla. Durante il primo lockdown non si erano verificati perché le procedure erano state semplificate, bastava l’iscrizione per ricevere la rendita. Ora invece si è complicato il tutto: mi domando addirittura se non sia stato fatto per dissuadere qualcuno a chiedere aiuti. Bisogna compilare ogni mese un formulario di sei pagine, di cui l’unico parametro che cambia è quello del fatturato. Si parla tanto di spreco di risorse, in questo caso bastava un sito Internet dove aggiornare la propria cifra d’affari per rendere tutto più semplice. Io vedo molta gente che non capisce come agire, mi sono messo a disposizione per dare una mano a compilare le carte. In un momento di emergenza i piccoli imprenditori hanno fame, non bisogna far perder loro tempo a far compilare dieci volte lo stesso formulario e poi avere comunque ritardi. Non so, io dalla Svizzera, che si professa uno fra gli stati più organizzati e potenti del mondo, pretendo di più. Come si muove per comprare aerei da guerra o per aiutare UBS o l’UE, cose che non contesto, lo potrebbe fare anche per aiutare i cittadini”.

Quali sono i sentimenti prevalenti nei piccoli imprenditori e negli indipendenti?

“Rabbia, paura, delusione, ansia. Si rendono conto che potrebbero avere di più ma la Confederazione non si muove. Rabbia perché non c’è sensibilità verso la microeconomia. Perché un negozio di fiori può rimanere aperto e uno di vestiti no? Perché chi vende reggiseni può farlo e chi ha mutande da uomo no? O facciamo sul serio un lockdown e ci pagano, chiudendo il discorso Covid, o apriamo. Queste mezze misure hanno provocato solo confusione e spese. Che si chiuda con maggior coerenza, se serve farlo. Gli indipendenti sono arrabbiati perché vedono un Consiglio Federale che non li ascolta e che è attento solo alle esigenze delle grandi aziende e dei grossi distributori. Ci complicano la vita per non farci andare in Italia per far incassare Migros e Coop, per esempio, o per proteggerci? Vien da chiederselo, visto che i frontalieri entrano in Svizzera. Nella grande distribuzione gli assembramenti vanno bene, non fanno paura? E ricordiamoci che le chiusure, pensiamo a bar e ristoranti, portano la gente a uno stato depressivo. Non abbiamo fatto Pasqua, Natale, Carnevale, ne hanno piene le scatole. Aggiungiamo la paura del virus, il dolore per i morti, la delusione per l’economia… no, non è un bel periodo, per nulla”.

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