CORONAVIRUS
Un anno di Covid in Ticino. "Rivedere quel selfie in ospedale mi ha fatto tornare tutte le sensazioni e le paure"
M.M. durante la prima ondata è stata la più giovane intubata a Moncucco, a 29 anni. Trovarsi sul giornale ha fatto riaffiroare un trauma non ancora superato, quello dei "guariti a metà"

LUGANO - Il 25 febbraio 2019 per il Ticino resterà sempre la data dell'inizio della pandemia, ovvero quella della scoperta del primo caso di Coronavirus. In diversi media hanno dedicato degli articoli alla data, ieri. Noi non l'abbiamo fatto, consci che purtroppo non c'è nulla da ricordare perché nel Covid siamo ancora immersi.

I colleghi del "20 Minuti" lo hanno fatto usando anche delle foto. Una di esse ritrae M.M., la ragazza più giovane intubata a Moncucco durante la prima ondata. Ho raccontato, avendo anche il privilegio di essere amica di M., la sua storia, più volte. A quasi un anno di distanza, a volte ha ancora problemi di respirazione e nessuno sa come e se passeranno. Come lei, altri pazienti che hanno avuto il Coronavirus ne risentono ancora, avendo perso il gusto, per esempio.

Per M.M, vedersi sul giornale, di nuovo, ha scatenato una serie di reazioni emotive. Riprendo le sue accorate parole, una volta deciso di guardare la sua fotografia sul quotidiano:

""Che vuoi che succeda"? Mi sono detta. "Tanto é passato un anno, hai superato quanto accaduto".

Ero seriamente convinta che dopo aver tanto raccontato la mia storia, per iscritto e a voce ai diversi giornalisti che hanno voluto intervistarmi, o dopo aver tanto rimuginato su quanto accaduto e riguardato le foto scattate in ospedale e i messaggi con famiglia e amici di aver superato quel trauma.

E invece girando il giornale e guardando la mia foto con la maschera d'ossigeno che mi aiuta a respirare, é stato come prendere una sberla, e i ricordi, le sensazioni, le paure e i sentimenti sono tornati a galla come ad essere ancora lì, in quel letto di ospedale, mentre cerco di farmi un selfie con le mani che tremano e il cellulare che continua a cadere perché é troppo pesante da tenere in mano.

Quel selfie che una volta fatto, ed inviato assieme ad altri 2 venuti più mossi e sfocati a un giornalista di 20 Minuti dopo l'intervista rilasciata a fatica e con voce flebile é diventato popolare sui social assieme a me; la ragazza che a 29 anni era stata intubata a causa del Coronavirus. La più giovane in Ticino ad aver subito quella sorte.

Tanti non sanno cosa vuol dire subire un trauma. Tanti non sanno cosa prova una persona a leggere o sentire idiozie di ribellione sul Covid dopo averlo vissuto in modo grave.

Le malelingue pensano che io mi sia divertita a farmi pubblicità con le mie interviste e il mio Diario Di Vita scritto su Facebook.

Ma pubblicità per cosa poi? Avrei volentieri fatto a cambio con qualcuna di loro dopo averlo saputo. Loro non sanno cosa ho passato io. Cos'hanno passato tanti di noi sopravvissuti. Cosa continua a passare questa gente guarita a metà, con un trauma alle spalle".

 

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